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Autore Discussione: Grazia Longo. Fornero: "Ora le imprese investano"  (Letto 1948 volte)
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« inserito:: Agosto 20, 2012, 09:37:52 am »

Politica

19/08/2012 - INTERVISTA

Fornero: "Ora le imprese investano"

Il ministro: "Abbiamo risanato il Paese, loro lo facciano crescere"

Grazia Longo
Roma

Il governo ha risanato il Paese. Ora tocca alle imprese». Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, si gode un ultimo scampolo di vacanza - una gita alla fortezza di Bard in Val d’Aosta - in attesa del consiglio dei ministri di venerdì prossimo, ma non perde di vista temi a lei cari come sviluppo e occupazione. Tanto più che ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha sostenuto, tra l’altro, che i mercati sono ingiusti con l’Italia e la Spagna perché non prendono in considerazione «i loro seri sforzi di risanamento».

Ministro, lei ha affermato che per il nostro Paese sarà «un autunno caldo». Nonostante gli impegni assunti dal governo sul fronte del rigore. Non bastano i «compiti svolti a casa»?
«L’Italia ha sicuramente recuperato maggiore solidarietà finanziaria e immagine. Al punto in cui siamo, se dovessi sintetizzare direi che il nostro compito ora è quello di convincere le imprese a investire. Nonostante le difficoltà, micro e macroeconomiche, credo che il nostro Paese sia in grado di vincere la scommessa della ripresa. Lo stesso Juncker non è preoccupato nel complesso, ma ritiene che la fiducia nei confronti nostri e della Spagna non sia adeguata agli sforzi e ai risultati raggiunti, per una forma di eccessiva cautela da parte dei mercati».

Lei, quindi, è più ottimista rispetto ai mesi scorsi?
«Credo che sia l’Italia, sia la Spagna, possano raggiungere gli obiettivi che si prefiggono».

Tanto rigore paga? Oppure come ritiene una diffusa corrente di pensiero, e lo stesso presidente della Bce Mario Draghi, al rigore si deve aggiungere la crescita? Non c’è il rischio che di troppo rigore si muoia?
«Le restrizioni finanziarie rischiano di penalizzare la crescita, ma costituiscono un prerequisito necessario. Le crescite basate sul disavanzo di bilancio valgono solo a breve termine, mentre la strategia del rigore è una premessa di carattere normativo, indispensabile per un progetto più duraturo».

Che cosa fa il governo per favorire questo sviluppo?
«C’è molto da fare. Essenziale è la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla necessità di arginare la precarietà. L’occupazione giovanile è scarsa, e in grande maggioranza precaria. Di qui l’esigenza di superare questi ostacoli. Del resto non esiste una bacchetta magica, una ricetta ad hoc: occorre agire su diversi fronti, tanti tasselli, per avviarsi verso una soluzione. Importanti, ad esempio la modifica dell’articolo 18, nell’ottica di una maggiore flessibilità delle imprese, ma anche misure come la liberalizzazione, il pacchetto sviluppo, la semplificazione. Sono tutti tasselli che possono contribuire a migliorare la situazione macroeconomica, dalla quale dipendono l’aumento della domanda e una maggiore competitività dell’attività produttiva».

La riforma del lavoro è stata da poco approvata dal governo, ma allora perché il premier Mario Monti nell’intervista al settimanale Tempi ha sostenuto che «forse richiede l’aggiornamento di alcuni aspetti».
«La nostra è una riforma pragmatica: non esistono dogmi, ma va calata nel tessuto sociale per migliorare produttività dei lavoratori e la competitività delle imprese. A tal fine serve un monitoraggio, un faro acceso di natura scientifica sulla riforma, non basato su valutazioni soggettive, che indichi che cosa merita di essere rafforzato e che cosa invece debba essere limato o adeguato».

Da chi sarà svolto il monitoraggio?
«Da accademici, parti sociali e politici. I giudizi sulla riforma del lavoro devono essere espressi, sulla scorta del modello tedesco, attraverso valutazioni esperte e competenti. Il monitoraggio controllerà una riforma che cerca di risolvere molti e complessi problemi, non ha la certezza di soluzioni definitive».

Quando si vedranno i primi effetti della riforma del lavoro in termini di crescita occupazionale?
«Se questo governo completerà la legislatura, credo che già entro il suo termine potremo riscontrare progressi. Io sarei già contenta di alcuni importanti progressi sul fronte della qualità dell’occupazione, come nel caso dell’associazione in partecipazione - che spesso maschera rapporti di dipendenza - per la quale auspico il passaggio a contratti a tempo indeterminato. Occorre poi favorire l’apprendistato come premessa per relazioni di lavoro più produttive e più stabili. Il raggio d’azione è ampio ma dobbiamo tenere conto anche di condizioni internazionali le il persistente nervosismo dei mercati finanziari».

Si temeva un agosto infuocato sui mercati, ma alla fine anche le borse si sono riprese. Come sarà settembre?
«Mi auguro davvero che porti un miglioramento, senza strappi».

da - http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/465885/
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