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Giulia Bongiorno e le liste senza condannati "Ecco la mia legge per ripulire la politica"
La presidente della commissione Giustizia risponde alle domande dei lettori di Repubblica.it e spiega le ragioni e il contenuto della proposta di cui è firmataria per vietare l'accesso al Parlamento e alle altre istituzioni a chi ha subito una condanna ad almeno 3 anni
a cura di LAURA PERTICI
ROMA - Una legge per liberare il Parlamento dai condannati in via definitiva a una pena di almeno tre anni. Operazione pulizia che renderebbe gli stessi incandidabili per qualsiasi incarico di governo. E vieterebbe loro anche l'ingresso al Parlamento europeo, impedirebbe di sedere nelle assemblee e nelle giunte di Regioni, Province (quelle superstiti), Comuni. La proposta l'ha scritta in cinque articoli e l'ha depositata a Montecitorio la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno. Deputato Fli e avvocato dalle cause roboanti. Che su Repubblica Tv viene intervistata da Liana Milella con l'aiuto dei lettori del sito, i moltissimi che da mezzogiorno in poi affollano la casella di posta
videoforum@repubblica.it.
L'appuntamento è per le 17.30 e l'onorevole si presenta in redazione con 45 minuti di anticipo. Scarpe comode e tailleur grigio, legge i messaggi, gli incoraggiamenti e le critiche. "Perché solo ora?", è una domanda frequente. "Non l'aveva già detto Grillo?". "Finalmente. L'iniziativa è lodevole, ma sembra assurdo che non sia già così". Si accendono le telecamere e Bongiorno comincia a rispondere.
I lettori sottolineano come in Italia occorra troppo tempo per arrivare al terzo grado di giudizio e come spesso intervenga la prescrizione. C'è chi chiede l'esclusione da liste elettorali e cariche pubbliche già dopo la prima sentenza.
"Ciascun gruppo politico può organizzarsi con un proprio
codice etico e scegliere un filtro più severo per le candidature. Il presidente Fini per esempio ha posto il limite già con il rinvio a giudizio. Ma se si deve introdurre una legge che non sia in contrasto con l'articolo 27 della Costituzione - con il quale si sancisce la presunzione di innocenza - si deve necessariamente attendere una sentenza definitiva per escludere i condannati. Anche perché bisogna ricordare che spesso in secondo grado i verdetti vengono ribaltati. E sulla prescrizione: tecnicamente non si può equiparare ad una sentenza di condanna".
Pene non inferiori a tre anni, questo il tetto che lei immagina. Ma a quali reati pensa?
"In questa proposta di legge ho scelto di inserire ovviamente i reati gravi come la concussione e la corruzione e quelli di stampo mafioso. Ma c'è pure il falso in bilancio, che rientra nel genere di crimini dei colletti bianchi puniti - anche solo in astratto - con una pena di almeno tre anni".
Il signor Mauro Boni chiede perché abbia escluso i grandi evasori.
"Sono inseriti reati fiscali e tributari".
Quali cariche sarebbero precluse ad un condannato in via definitiva?
"Sono stata piuttosto severa. I condannati non potrebbero entrare né alla Camera né al Senato. Niente Parlamento europeo, nessun incarico di governo, no ad enti locali. La stessa sorte spetterebbe a chi è soggetto ad una misura di prevenzione".
Quanto durerebbe l'interdizione dalle cariche pubbliche?
"Il doppio della pena irrogata. Sei anni se si è condannati a tre, dieci se la sentenza definitiva è di cinque. E così via".
Il signor Enrico Pietrobon, e con lui molti altri, si domanda perché il Parlamento non abbia già prodotto una legge del genere. Come mai la sua proposta arriva solo in questa legislatura, ormai agli sgoccioli?
"Penso sia questo il momento ideale, la scelta di tempo non è casuale. Pd e Pdl sono forze di una stessa maggioranza che sostiene il governo, siamo in un periodo di tregua politica, forse il percorso della legge può essere più spedito rispetto a quanto non sarebbe accaduto nell'epoca di Berlusconi".
Grillo aveva fatto una proposta simile in passato. Anche Di Pietro.
"Onestamente non conosco la proposta di Grillo. E Di Pietro si è espresso a favore della mia, legata appunto ad una congiuntura positiva che spero possa portare ad un accordo tra le forze politiche. Fino a quando è stato al governo Berlusconi, la mia Commissione si è occupata solo di leggi pro-premier".
Il Pdl era un nemico così forte? E può esserlo ancora?
"Io facevo parte del Pdl, la scissione tra BerlUsconi e Fini c'è stata proprio sulla giustizia. Per anni il Parlamento è stato occupato dalla discussione di leggi che non servivano alla collettività, come quella sulle intercettazioni. Vedremo".
Il ddl anti-corruzione approvato faticosamente alla Camera e ora acquattato al Senato contiene un articolo sull'incandidabilità che rimanda ad una legge delega del governo. Questa sua proposta è uno sgambetto all'esecutivo? Pensa che il ministro Severino non si sia battuta abbastanza?
"Fli si è astenuta sulla norma che prevede la delega al governo, ci è sembrato inaccettabile dire ai cittadini 'servono leggi più severe per tutti ma che per i politici si vedrà'. Con la mia iniziativa non ho voluto fare uno sgambetto al governo ma dare una spinta. Anche se la materia è delicata".
Nessuno ha però risposto, in questi giorni. Lei ha anticipato la sua proposta a Repubblica sabato scorso. E da allora non si sono sentite voci, né dal governo, né dalle forze politiche. A parte Di Pietro.
"Mi permetto di interpretare questo segno come un silenzio dovuto al week end. Voglio pensare che nei prossimi giorni possano esprimersi i ministri Patroni Griffi e Severino. Perché sollecitino le forze politiche a trovare un compromesso".
Altro silenzio pesante, quello del Pd.
"Spero si arrivi ad un punto di mediazione molto presto. La mia non è una proposta folle, potrebbero approvare la legge tutti i parlamentari responsabili".
Ma c'è il tempo di approvare questa legge prima che finisca la legislatura?
"Abbiamo poco tempo a disposizione ma io ci credo e credo nell'urgenza di questo provvedimento. E' un'occasione per tutti noi parlamentari. Fli sarà un martello".
Esiste un nesso con la legge elettorale ed il nodo delle preferenze?
"Anche le liste bloccate potrebbero essere più pulite, una volta stabiliti i paletti delle candidature. Spero che i gruppi parlamentari presto se ne occupino e che poi ne chiedano la calendarizzazione in Aula".
(09 luglio 2012) © Riproduzione riservata
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