«Politici e tecnici insieme o cazzotti dal Paese»
di Barbara Fiammeri
29 marzo 2012
È stata una doccia fredda. Abc (Alfano, Bersani e Casini) non se l'aspettavano. Non all'indomani del plateale gesto di buona volontà, che li aveva visti riuniti attorno allo stesso tavolo, per ufficializzare una prima intesa su riforme costituzionali e legge elettorale. Un risultato che non sembra invece suscitare particolare interesse nel premier («non ho neppure letto i giornali»). Qualcuno si interroga sul movente, sul perché Mario Monti abbia sferrato «l'attacco» – così è stato per lo più interpretato – sottolineando lo scarso gradimento di cui godono i partiti, rispetto «all'alto consenso» che i sondaggi attribuiscono al suo governo.
Casini e Alfano tacciono. Il segretario del Pdl ha già abbastanza guai con i falchi del partito pronti a dare battaglia sul l'intesa del giorno prima. E il leader dell'Udc, da sempre pontiere e pompiere della strana coalizione, evita accuratamente di soffiare sul fuoco. Bersani invece è un fiume in piena.
Il segretario del Pd (ri)lancia a Monti l'avvertimento: «O politici e tecnici assieme riescono a convincere il Paese o sotto la pelle del Paese ce n'è abbastanza per prendere a cazzotti sia i politici sia i tecnici». Lo dice davanti alle telecamere, durante una pausa della visita in Portogallo, altro Paese sottoposto a cura draconiana per evitare il default. Sullo sfondo c'è sempre lo scontro sull'articolo 18 e la necessità di non dare adito a presunti cedimenti. E vale per entrambi i fronti.
Monti non intende rimanere ostaggio della melina dei partiti. Per questo l'altro giorno ha fatto sapere di «non voler tirare a campare» come ai tempi di Andreotti. Casini lascia ai suoi il compito di minimizzare: «Monti non ha fatto altro che fotografare la realtà», replicano. Ma non è la posizione di tutto il Terzo Polo. I finiani mostrano insofferenza. Italo Bocchino e Flavia Perina parlano di «caduta di stile» da parte del premier, invitandolo a «distinguere» tra politica e propaganda. E anche nel Pdl monta l'insofferenza. L'ala degli ex An ha chiesto e ottenuto l'anticipazione dell'Ufficio di presidenza del partito che si terrà la prossima settimana (probabilmente martedì). Ma anche tra gli ex azzurri c'è parecchio nervosismo. Guido Crosetto ironizza: «Il premier forse è vittima di una ipertrofia dell'ego: è diventato un Tre-Monti». Osvaldo Napoli suggerisce al Professore di essere «meno tranchant» perché se è vero che «a lui dobbiamo molto» anche Monti deve «qualcosa alle inadeguatezze e alle insufficienze della politica».
Qualcuno però sospetta che le ripetute prese di distanza di Monti dalla politica, dai «partiti» sfiduciati dall'opinione pubblica, stiano facendo cambiare pelle all'esecutivo dei professori. E che l'eventuale implosione di una o più forze politiche dopo le amministrative potrebbe favorire la nascita di qualcosa di nuovo. Qualcosa che potrebbe avere proprio nell'ex rettore della Bocconi il suo faro. Che il credito delle attuali forze politiche sia ai minimi non è infatti una notizia.
Silvio Berlusconi nei giorni scorsi ha commissionato un sondaggio da cui risulterebbe che attualmente meno del 5% degli italiani ha ancora fiducia nei partiti. Il Cavaliere non a caso preferisce evitare in questo momento di prendere posizione e presumibilmente continuerà a farlo anche durante la campagna elettorale per le amministrative. Berlusconi non è però diventato sordo. Le parole pronunciate da Monti («non è facile trovare un leader che si dimetta senza essere stato battuto in Parlamento») gli hanno fatto molto piacere. L'ex premier è convinto che al Professore non ci sono alternative. Deve decidere se questo vale anche per dopo il 2013. Se così fosse dovrebbe sparigliare. Si torna a parlare del puzzle delle liste civiche sul modello di Forza Lecco. Ma per ora sono mere ipotesi.
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Il Sole 24 ORE - Notizie (1 di 5 articoli)
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