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Autore Discussione: La turnazione dei giudici deve essere preservata  (Letto 2130 volte)
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« inserito:: Dicembre 30, 2011, 10:48:56 pm »

30/12/2011

Il dibattito dopo l'editoriale di Vladimiro Zagrebelsky

La turnazione dei giudici deve essere preservata

Caro Direttore,
Le chiedo ospitalità per intervenire sul tema della turnazione negli incarichi direttivi dei magistrati, trattato da ultimo sul Suo giornale dal Prof. V. Zagrebelsky e, comunque, molto sentito a Torino. Premetto che noi avvocati delle Camere Penali siamo favorevoli alla «specializzazione», ed impegnati affinché essa sia introdotta formalmente nel nostro ordinamento, pertanto leggere che «la specializzazione anche in magistratura è indispensabile (e) l’idea del magistrato tuttofare è sempre meno credibile» ci trova totalmente concordi. Ma proprio per questo auspichiamo che l’argomento non sia strumentalizzato con il rischio di svalutarlo. Con le attuali regole al magistrato non viene inibito di continuare ad occuparsi della materia di cui è specialista, gli si chiede soltanto, dopo un periodo di tempo tutt’altro che breve, di andarlo a fare in un altro ufficio giudiziario. Il suo trasferimento, dunque, non mortifica bensì esalta la specializzazione, poiché diffonde le competenze anche in altre sedi e fa scuola. I magistrati, come ampiamente noto, godono dell’inamovibilità, quindi non possono essere trasferiti d’imperio, come ad esempio un Prefetto, ma cambiano sede soltanto se lo chiedono e se gradiscono la destinazione. E i posti di potere, col tempo, generano il rischio di personalizzazione. Il problema è ben presente al Prof. Zagrebelsky, il quale individua un possibile correttivo nell’intervento caso per caso del Csm. Orbene, l’Organo di governo della magistratura, per come è formato, non ha il potere (e la volontà) di avviare indagini autonome. Tanto meno, con lo strumento della «incompatibilità ambientale», che viene usato contro il magistrato che diventa «inviso» alla piazza, laddove chi nel tempo sia diventato una specie di «satrapo» locale è solitamente ben inserito nel tessuto sociale. Abbiamo avuto casi di piccoli o medi uffici giudiziari che hanno festeggiato i 30 anni di dirigenza, scoprendo a posteriori in alcuni di essi - e solo attraverso indagini penali - i guasti che ciò aveva comportato. In conclusione, la regola della turnazione ci appare allo stato sacrosanta. Magistrati di valore, come il Procuratore Aggiunto di Torino, potranno tranquillamente esercitare le proprie competenze in altra sede territoriale, costituendo nuovi e più vigorosi pool. Legiferare su di un caso concreto, peraltro, correrebbe il rischio di essere considerato un caso di legge ad personam, categoria mai troppo negletta quando invocata dai politici ma che certamente non si riabilita se i destinatari diventano i magistrati.

Valerio Spigarelli, presidente Unione Camere Penali Italiane

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L'esperienza dei magistrati non vada perduta

Caro direttore,
prendo spunto dalle riflessioni di Vladimiro Zagrebelsky per riaprire un dibattito all’interno della magistratura sul tema della professionalità e dell’efficienza del servizio giustizia. La questione dell’ultradecennalità (divieto per un magistrato di esercitare le stesse funzioni per un periodo superiore ai dieci anni) deve essere quindi rivista. Sono convinto che la posizione assunta in questi anni dall’Anm e dal Csm non sia stata lungimirante perché si è posta in contrasto con il raggiungimento di esigenze di specializzazione. Non si può infatti parlare di efficienza e di ragionevole durata del processo se non si investe in specializzazione e in professionalità. Non vi è dubbio che l’esperienza maturata dal magistrato in un determinato settore non possa andare dispersa perché garantisce una giustizia più veloce e di qualità. Infatti, chi ha maturato un’esperienza importante in un determinato settore riuscirà ad essere più organizzato e celere nel rispondere alla domanda di giustizia. Perché il sistema dovrebbe rinunciare a tutto questo? Perché dovrebbe disperdere questa professionalità? Magistratura Indipendente ha da sempre fatto propria questa posizione ritenendo che in termini di professionalità fosse prioritario puntare sulla specializzazione e superare quella cultura del sospetto generalizzata nei confronti dei magistrati che esercitano funzioni specifiche per un periodo ultradecennale. È necessaria una forte presa di posizione dell’Anm nei confronti delle norme sull’ultradecennalità per garantire così un migliore funzionamento del servizio giustizia nell’interesse dei cittadini. Occorre quindi chiedere al ministro della Giustizia di rivedere la norma della riforma Mastella-Castelli che ha introdotto questo divieto e stimolare il Csm a riaprire il dibattito all’interno dell’organo di autogoverno.

Cosimo Maria Ferri, Segretario generale di Magistratura Indipendente

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9598
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