Cofferati: “Caro Bersani, serve più coraggio”"Nelle trattative prima si fa la battaglia vera, solo dopo si media. Nel partito c'è molta incertezza e differenti posizioni. Le parti sociali? Fanno bene a protestare, sarò con loro in piazza"
Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil, come parlamentare europeo non avrà l’imbarazzo di dover votare una manovra contro la quale il sindacato, compattato da Mario Monti dopo anni di divisioni su Berlusconi, sciopera. Condivide però l’imbarazzo del suo partito, il Pd, e indica al segretario Pier Luigi Bersani la strada di una trattativa più energica sulle modifiche irrinunciabili al decretone.
Antonio Di Pietro accusa Bersani di aver imboccato la strada dell’inciucio con Monti e con il Pdl. È vero?
Non c’è alcun inciucio, nessun accordo sottobanco. C’è un passaggio stretto stretto, questa è la semplice verità. Non è in discussione l’idea di far cadere questo governo, ma la battaglia in Parlamento sulle misure della manovra dev’essere battaglia vera.
Che cosa significa battaglia vera?
Che prima si discute e si combatte, si rende visibile il proprio dissenso da misure inique e negative per l’economia. Poi, solo alla fine, si prendono le proprie decisioni, accettando le mediazioni possibili.
Vuol dire che la posizione di Bersani, che ha subito detto che comunque avrebbe votato sì alla manovra, risulta debole?
Più che di una posizione debole sto parlando di una linea che ancora non c’è. C’è molta incertezza nel partito, e tra l’altro vengono a galla le differenze di orientamento tra le diverse componenti. Si tratta di costruire, appunto, un orientamento del Pd.
Lei quale linea propone?
La manovra, nella sua dimensione, è indispensabile. Non va bene nella sua composizione. L’unica categoria toccata nel reddito è quella dei pensionati con gli assegni più bassi. Nel quadro politico dato dobbiamo ottenere le modifiche alla manovra non solo perché contiene misure sbagliate, ma anche per renderla compatibile, se non esattamente aderente, con la ragione d’essere e con gli stessi valori del Partito democratico.
La sensazione è che abbiate pochi margini per convincere Monti visto che c’è la spinta opposta e contraria del Pdl, determinato a difendere altri interessi.
I margini per cambiare la manovra in Parlamento, se non ci sono, vanno costruiti. Cominciando a dire ad alta voce che questo decreto è pieno di cose sbagliate. Colpire i pensionati non è solo un errore in termini di equità, ma anche in termini di crescita economica. Deprimere la domanda interna di consumi è suicida, in un Paese che è esportatore forte solo in determinati settori. Monti sta tradendo le due parole d’ordine con cui si è presentato.
Quali sono?
Equità e crescita. Dell’equità ho detto, viene colpito solo il reddito dei pensionati, la parte più debole e indifesa della società. Sulla crescita poi, non solo questo decreto non l’aiuta, ma addirittura la allontana nel tempo.
Come?
L’aumento dell’Iva è depressivo per la crescita, l’aumento della benzina pure. Poi è inutile incentivare l’assunzione di giovani e donne se non si favorisce un contesto, con il sostegno dei consumi, in cui le aziende abbiano bisogno di allargare l’organico.
Non è che qualcuno tra voi nel Pd si era fatto delle illusioni sulla natura del governo tecnico? Forse non avevate calcolato tanta disponibilità ad ascoltare le richieste di Berlusconi?
Io non mi ero fatto illusioni. Può darsi che qualcuno immaginasse un approccio diverso. Comunque adesso siamo in gioco e dobbiamo giocare la battaglia fino in fondo, senza farsi intimorire dalle difficoltà. Se la gente ci vedrà combattere davvero, alla fine anche le inevitabili mediazioni avranno un loro valore.
Su quali punti va fatta questa battaglia?
Delle pensioni ho detto: l’indicizzazione va difesa tutta, non solo alzando la soglia da mille a 1. 400 euro. Si può invece tornare a intervenire sull’Irpef dei redditi medio-alti, in modo da colpire per quella via le pensioni più alte. I capitali scudati non possono essere tassati solo dell’ 1, 5 per cento, bisogna chiedere a questi esportatori di denaro almeno un altro 5 per cento, che raddoppi la tassa minima richiesta da Tremonti per la regolarizzazione.
Monti ha fatto sapere che non tratterà con la Svizzera, come ha fatto la Germania, per la tassazione dei capitali esportati.
Ho visto che ha rinunciato, aspetto di capire come viene argomentata questa scelta.
Il sindacato torna compatto e sciopera contro la manovra di Monti come non aveva fatto contro Berlusconi. Che cosa significa?
Fanno bene a scioperare, e io sarò in piazza alla manifestazione della Cgil. Non c’è solo il fatto che vengono colpiti gli interessi che il sindacato è chiamato a tutelare, c’è anche il metodo, il voler relegare le organizzazioni confederali a un ruolo marginale. Monti sta sbagliando nel rapporto con i sindacati.
Dov’è l’errore?
In anni ugualmente difficili come il ‘ 92 e il ‘ 93 il sindacato svolse un ruolo fondamentale, aiutando il Paese ad affrontare decisioni dolorose. Adesso abbiamo un governo che li convoca di domenica per comunicare decisioni già prese e non negoziabili. Non si può non reagire a questo.
Da Il Fatto Quotidiano dell’8 dicembre 2011
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/08/sergio-cofferati-caro-bersani-pi-coraggio/176005/