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Autore Discussione: Finmeccanica, i segreti di Cola  (Letto 1853 volte)
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« inserito:: Dicembre 03, 2011, 05:49:36 pm »

Inchiesta

Finmeccanica, i segreti di Cola

di Lirio Abbate ed Emiliano Fittipaldi

I veri rapporti con Guarguaglini nel memoriale riservato del faccendiere che gestiva i grandi affari del gruppo.

Un dossier di 39 pagine che l'Espresso ha letto in esclusiva

(01 dicembre 2011)

Il mio rapporto lavorativo si svolgeva principalmente con il presidente Pierfrancesco Guarguaglini. Parlavamo di tutto, delle strategie e di qualsiasi tipo di problematica attinente al suo mandato. Io non ho mai deluso minimamente le sue aspettative, anzi. Il nostro è stato un confronto tra due persone che hanno lavorato insieme e che hanno prodotto quello che è stato poi il risultato Finmeccanica fino al 2010... Questa è stata la miscela, la grande forza che ha unito due persone sotto un unico "marchio", sotto un unico scopo e, qualsiasi cosa sia successa o possa succedere, questa è una soddisfazione affettiva e personale che non mi toglierà mai nessuno".

E' il 14 ottobre dell'anno scorso. L'allora superconsulente di Finmeccanica Lorenzo Cola ha finito di scrivere in carcere un lungo memoriale. Vuole raccontare ai magistrati romani che lo hanno arrestato tre mesi prima la sua versione dell'affaire Finmeccanica. Quel giorno l'avvocato Franco Coppi consegna al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo il dossier che "l'Espresso" ha letto in esclusiva. In tutto 39 pagine che, come la sceneggiatura di un film di spionaggio, descrivono l'incredibile epopea di un simpatizzante nazista collezionista di cimeli hitleriani diventato in pochi anni un pezzo grosso di uno dei colossi militari più importanti del mondo. Sappiamo già che la storia finisce male: Cola è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per la vicenda Digint (la società partecipata da Finmeccanica finita nel mirino del presunto riciclatore Gennaro Mokbel), e il suo amico "Piero", indagato per l'inchiesta sugli appalti Enav, mentre scriviamo sta trattando la sua uscita con il nuovo governo guidato da Mario Monti.

Il documento di Cola è diviso in capitoli. Vengono descritti i rapporti del "consulente globale" con Guarguaglini e sua moglie Marina Grossi, il ruolo del potente capo delle relazioni istituzionali Lorenzo Borgogni, i retroscena e i segreti dei business miliardari che Finmeccanica ha trattato nell'ultimo lustro: dall'operazione che portò all'acquisto dell'americana Drs Technologies all'affare per le commesse dell'aereo Alenia C27J, passando per l'accordo - di cui Cola si occupa "al 100 per cento" - con Gheddafi per far entrare i fondi sovrani libici nell'azionariato di Piazza Monte Grappa. Cola sa tutto, conosce tutti, e si presenta come il vero dominus della nostra azienda pubblica più strategica: uno al quale, come ha spiegato l'imprenditore Tommaso Di Lernia, "non si può dire di no, pena di non lavorare più".

L'amico Piero. Il racconto di Cola è molto diverso da quello del suo "presidente", che per mesi ha negato quasi di conoscerlo. I due si conoscono nel 2006, e si prendono subito. Guarguaglini, racconta Cola, "sapeva che di fronte a sé aveva una persona preparata e competente". Con lui "mi occupavo degli aspetti fondamentali del gruppo, quali la strategia e il mercato internazionale, e in più lo informavo dei compiti estremamente delicati a livello concorrenziale in ambito internazionale che, di volta in volta, mi affidava". Qualche esempio? "La costituzione e sviluppo del Gruppo in America, la Libia, il Kazakistan, il problema della centrale con l'Iran, eccetera. Elencarli tutti mi è difficile". Cola lavorava o attraverso Ernst & Young, o per mandato indiretto "come altra società", oppure attraverso una società fornitrice di Finmeccanica "che mi riconosceva un premio annuo sulle commesse che gli facevo ottenere da Finmeccanica. Modalità a me preferita per più motivi, da quello finanziario al low profile". Di Lernia, il proprietario della Print Sistem che sta raccontando ai pm il sistema delle sovrafatturazioni e le tangenti per ungere i politici, ne sa qualcosa: a Cola avrebbe infatti versato "il 5-7 per cento di ogni commessa che Selex ci girava".

Profilo basso, proprietario di una Smart, appassionato di Rolex (Mokbel racconta di averlo visto con un Paul Newman d'oro), Cola parla solo con Guarguaglini e con Borgogni, perché "il livello manageriale generale non era a mia opinione molto alto". Il suo parere era chiesto di continuo. "Mi sono occupato, ad esempio, della problematica contrattuale che ha coinvolto l'Ansaldo in ordine alla richiesta dell'Iran di poter costruire una centrale, che poteva essere un ottimo affare per l'Italia e per Finmeccanica... ma con l'Iran ci sono delle precise regole internazionali che possono, se gestite male, avere ripercussioni in negativo su tutto".

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