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Autore Discussione: Fabio Savelli. - Eurobond, la panacea contro la crisi  (Letto 2197 volte)
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« inserito:: Agosto 27, 2011, 04:12:29 pm »

La scheda

Eurobond, la panacea contro la crisi

Se il debito diventa comunitario

Li vuole Tremonti, li benedice Soros, ma che cosa sono?

   
MILANO - «Non saremmo a questo punto se avessimo istituito gli eurobond», ripete da almeno due anni e su questo punto sta giocando molto della sua credibilità (Tremonti, 13 agosto 2011, nella conferenza stampa di presentazione della manovra-bis). La soluzione per la crisi dell'euro? «Tre pilastri: riforma e ricapitalizzazione del sistema bancario, meccanismo di exit strategy e soprattutto un sistema di eurobond», consiglia Soros, il guru dei fondi speculativi, famoso per aver lucrato sulle difficoltà di lira e sterlina nel '92. Gli eurobond? «Per ora non se ne parla», ha detto Angela Merkel, smentendo i rumors che davano per certo un accordo con Sarkozy su un sistema di garanzia del debito pubblico non più lasciato sulle spalle dei singoli stati, ma condiviso dai 17 paesi dell'Eurozona. Ma cosa sono le obbligazioni comunitarie? Come funzionerebbero? Cosa comporterebbero per le tensioni sui debiti sovrani?

LA SCHEDA - Gli eurobond sono titoli pubblici congiunti a livello di Eurozona. Invece di essere garantiti da singoli stati membri, godrebbero della "copertura" comunitaria, dando così maggiori garanzie agli investitori istituzionali e spuntando condizioni di provvista che la gran parte dei paesi - ad esclusione della virtuosa Germania - sarebbero incapaci di spuntare da soli. Ma quale agenzia sovranazionale sarà responsabile della loro emissione? Presumibilmente le obbligazioni europee verrebbero emesse sotto il controllo dei ministri Ecofin appartenenti all'Eurozona, secondo un teorico consiglio di amministrazione centralizzato costituito da membri della Bce e della controparte europea del Fondo Monetario Internazionale. A chi gioverebbero? Soprattutto agli stati membri meno virtuosi, perché attualmente per ogni punto percentuale in più di costo sul debito (certificato dal valore dello spread tra i bond governativi dei Paesi Ue e il bund tedesco, preso come metro di riferimento) il controvalore in termini di spesa pubblica corrisponde a circa 19 miliardi di euro, obbligando i paesi emittenti a piani di rientro "lacrime e sangue" per essere credibili agli occhi dei mercati nel tentativo di garantirsi liquidità per sostenere le spese correnti.

I MODELLI - Sulla falsariga del paventato meccanismo di emissione degli eurobond già da ora agiscono due fondi di salvataggio comunitari, il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria 8Efsm) e il fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), i cui titoli collocati sul mercato hanno fatto registrare rendimenti piuttosto modesti rispetto ai bund tedeschi, in una forbice tra i 40 e i 70 punti base (i Bonos spagnoli e i Btp italiani, prima degli ultimi interventi della Bce, veleggiavano ampiamente sopra quota 300).

LE RESISTENZE TEDESCHE - Tutto semplicemente perfetto, ma a pagare sarebbero i tedeschi, che dovrebbero accollarsi la scarsa credibilità degli altri Paesi. Ecco perché alcuni esperti hanno osservato che l'istituzione degli eurobond comporterebbe una quota sproporzionata di potere fiscale per la Germania, che accetterebbe l'emissione di obbligazioni comunitarie soltanto avendo enormi margini di manovra in questo ambito o in alternativa armonizzando i sistemi di tutti i Paesi dell'eurozona, evitando così sperequazioni. In altri termini, abbandonando il principio della sovranità nazionale, come da anni chiedono insigni economisti come Roubini e Fitoussi. Il punto è tutto qui.

Fabio Savelli
18 agosto 2011 19:55© RIPRODUZIONE RISERVATA
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