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Autore Discussione: MICHEL BARNIER. Banche e Ue la lezione della crisi  (Letto 2168 volte)
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« inserito:: Luglio 20, 2011, 10:00:46 am »

20/7/2011

Banche e Ue la lezione della crisi

MICHEL BARNIER*

Le famiglie e le imprese stanno ancora scontando le dure conseguenze della crisi finanziaria. Non possiamo permettere che una simile crisi si ripeta e che le azioni di pochi esponenti del mondo finanziario mettano a repentaglio l'economia dell'intera società. Secondo le stime dell’Fmi tra il 2007 and 2010 le banche europee hanno perso quasi 1000 miliardi di euro. E sono stati i contribuenti europei a doversi assumere in pieno i costi per il salvataggio del sistema finanziario (2000 miliardi). Nessun banchiere dovrebbe avere carta bianca fino al punto di perdere somme ingenti a spese dei contribuenti.

Ecco perché oggi la Commissione europea presenta una serie di proposte volte a modificare i comportamenti delle 8000 banche che operano in Europa, evitando che ripetano gli errori del passato, quando si sono esposte a rischi eccessivi: ad esempio, investendo in prodotti dubbi e prestando troppo denaro senza accertarsi che tali somme potessero essere restituite, con il risultato di indebolire sia i debitori che se stesse.

Vogliamo che le banche si assumano maggiori responsabilità. La nostra proposta impone loro di detenere maggiori capitali, migliorandone al contempo la qualità. Come una famiglia che mette da parte dei soldi in previsione di future difficoltà, anche le banche devono dotarsi di sufficienti riserve di capitali, in modo da potere fare fronte a crisi impreviste e a congiunture sfavorevoli. Inoltre vogliamo che le autorità di vigilanza bancaria vigilino più attentamente sulle banche ed entrino in azione quando individuano dei rischi, ad esempio limitando l'erogazione di crediti in presenza di una bolla speculativa.

Non vogliamo certo impedire alle banche di continuare a prestare denaro. Al contrario, è fondamentale che le banche aiutino le famiglie a contrarre un mutuo o gli imprenditori ad assumere un credito. Ma lo devono fare in maniera responsabile.

Controlli ed equilibri finanziari imposti dall'esterno non bastano per fare cambiare mentalità alle banche. Bisogna che l'approccio cambi dall'interno. Dobbiamo fare in modo che le banche vengano meglio amministrate, e a tal fine imporremo ai consigli direttivi di rendere i dirigenti bancari responsabili per il proprio operato, o di garantire una migliore valutazione dei rischi, decidendo tutte le misure del caso.

Noi tutti siamo rimasti sconvolti nel constatare che alcune banche, protagoniste di pessime performance finanziarie, continuano a versare generose indennità ai propri dirigenti. Le proposte lanciate oggi contribuiranno a porre termine a tale pratica. Quando i livelli di capitale di una banca calano troppo marcatamente, si dovrebbero sospendere le indennità corrisposte ai banchieri e i versamenti in favore degli azionisti, in attesa che la banca rafforzi i propri meccanismi di sicurezza finanziaria.

Bisogna inoltre ridurre la dipendenza delle banche dalle tre principali agenzie di rating del credito, le quali rappresentano tutt'altro che un esempio di perfette virtù. Le grandi banche dovrebbero fare il proprio dovere, analizzando accuratamente il valore degli investimenti invece che affidarsi automaticamente e meccanicamente ai rating esterni.

Dobbiamo prendere atto del fatto che i tempi sono cambiati: molte banche non sono più nazionali, ma internazionali. Senza norme comuni a livello europeo, a chi dovrebbero rendere conto del proprio operato? Per essere veramente efficaci, normativa e vigilanza nel settore bancario devono essere organizzate congiuntamente a livello Ue. Inoltre servono sanzioni più aspre per le infrazioni alla normativa. Tutte le autorità nazionali di vigilanza dovrebbero avere facoltà di applicare sanzioni pecuniarie dissuasive e disporre di programmi per la denuncia delle irregolarità, volti a migliorare l'individuazione delle infrazioni.

Le norme che ci accingiamo ad attuare sono eque e renderanno il settore finanziario europeo più sicuro ed equilibrato. Saremo i primi al mondo ad attuarle [applicando così i cosiddetti accordi di Basilea III, firmati da tutti i membri del G20]. Ma non è sufficiente agire da soli: serve la cooperazione di tutti i nostri principali partner internazionali, puntando ad assicurare la stabilità finanziaria globale e a costituire un fondamento solido per una crescita economica sostenibile. Non bisogna fare l'errore di considerare le nuove norme bancarie un'iniziativa isolata: esse rientrano in una strategia di ampio respiro per reagire alla crisi finanziaria. L'Unione europea ha già attuato misure protettive dei risparmi personali in caso di fallimento di una banca, e oggi le banche sono soggette a controlli finanziari transfrontalieri. Attualmente stiamo compiendo progressi verso un'adeguata regolamentazione di tutti i soggetti e mercati finanziari. Non intendiamo eccedere nella regolamentazione, ma raggiungere una soglia di sicurezza sufficiente a garantire la fiducia nell'integrità del nostro sistema finanziario.

Solo quando il nuovo quadro normativo sarà in vigore potremo sostenere di avere tratto la giusta lezione dalla crisi, e di avere un settore finanziario che fa ciò che deve fare: non certo gravare sui contribuenti europei, bensì mettere a disposizione capitali per creare crescita ed occupazione.

*Membro della Commissione europea incaricato del Mercato interno e dei servizi
da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8998
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