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Autore Discussione: Coppola all'ultimo stadio ...  (Letto 4279 volte)
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« inserito:: Giugno 29, 2007, 04:21:37 pm »

Coppola all'ultimo stadio

di Primo Di Nicola

In cella sto morendo. Ma se esco mollo tutto e lascio l'Italia'. Incontro shock con l'immobiliarista in carcere  Danilo Coppola Papà, papà... Come in un film neorealista degli anni Cinquanta: la figlia maggiore di tre anni e mezzo, Silvia, che gli corre incontro a braccia spalancate chiamandolo; la moglie Silvia Necci, che spinge la carrozzina con il piccolo Paolo nato lo scorso 18 maggio, giusto una settimana prima dell'arresto; accanto, la madre Francesca Garofalo che, avvicinandosi, prova a rincuorarlo con un sorriso. Ma Danilo Coppola non ce la fa lo stesso a reggere all'emozione e scoppia a piangere. "Se esco dal carcere me ne vado all'estero", giura stringendo la sua bambina, "non voglio più avere niente a che fare con quello che succede qui".

Ecco la scena più sorprendente a cui il deputato dell'Italia dei Valori Silvana Mura ha assistito lunedì 25 giugno nel carcere romano di Rebibbia. In visita nel penitenziario per verificarne le condizioni dopo l'indulto (è tornato il sovraffollamento, in una struttura costruita per 900 persone i detenuti sono già 1.150) ed esplorare il mondo della pedofilia sul quale sta per lanciare una iniziativa parlamentare, esaurito il tour programmato nelle varie sezioni, l'onorevole dipietrista aveva chiesto di potere incontrare anche Coppola che, per le sue precarie condizioni di salute, più volte nelle scorse settimane ha protestato, chiedendo gli arresti domiciliari. Ricoverato nella sezione psichiatrica dell'infermeria del carcere (ha tentato il suicidio dopo l'arresto, soffre di anoressia oltre a essere claustrofobico), accusato di associazione per delinquere, appropriazione indebita e riciclaggio (ma è indagato pure per le scalate Antonveneta e Bnl), Coppola in quel momento si trovava nella cosidetta area verde, uno spazio aperto attrezzato riservato per le visite familiari ai detenuti con figli di età inferiore ai sei anni. E lì, sotto un gazebo, ai 40 gradi della torrida estate romana, la Mura lo aveva trovato sofferente: maglietta aderente e pantaloni della tuta, dimagrito da far paura ("Quando si gira puoi contargli le vertebre", racconta l'onorevole), un'ematoma sulla testa conseguenza di una caduta in cella (secondo la madre avrebbe una doppia frattura, alla fronte e al naso), Coppola aveva lo sguardo assente. Giusto il tempo per i saluti e le presentazioni ed ecco spuntare da una porta la famiglia dell'imprenditore: "Naturalmente, li ho lasciati soli", racconta la Mura, "su invito di Coppola sono tornata solo quando stavano per salutarsi".


E a quel punto, altre lacrime, con la piccola Silvia che, dopo avere già imboccato il varco d'uscita, torna sui suoi passi per gridare al padre: "Coppola libero!", lo stesso slogan urlato il venerdì precedente in una fiaccolata a favore dell'immobiliarista svoltasi sotto le mura del carcere. Già, l'agognata libertà, un chiodo fisso del detenuto che si dichiara allo stremo (si sposta solo su una sedia a rotelle, in cella è sempre controllato a vista da una guardia), un appello che la Mura si sentirà rivolgere più volte nel corso del colloquio. "Sto male, non riesco a mangiare, se mi lasciano ancora dentro muoio", ripete Coppola. Poi la protesta contro la giustizia: "Cosa vogliono da me? Ho fornito spiegazioni a ogni domanda, non mi sono mai avvalso della facoltà di non rispondere. Perché non mi fanno uscire? Mi stanno annientando". E ancora: "Ho subito 104 giorni di isolamento, non ho commesso alcun crimine che lo giustifichi. C'è un accanimento nei miei confronti, ma io dico: prendetemi tutto il patrimonio, sequestratemelo, ma non perseguitatemi. Preferirei tagliarmi le dita della mano piuttosto che rimanere altri 4 giorni in carcere".

Non è un mistero: Coppola ha sempre fatto risalire l'origine dei suoi guai al suo ingresso in Bnl. Alla Mura dice: "Gli attacchi sono cominciati due anni fa, i giornali sono arrivati a scrivere di miei presunti contatti con la mafia e la 'ndrangheta. Ma sono intercettato da cinque anni, hanno indagato, non hanno trovato alcun riscontro. In compenso, le banche mi hanno chiesto di rientrare dai fidi. In questo modo stanno cercando di rovinarmi". E alla parlamentare che lo invita ad avere fiducia nel lavoro dei magistrati dichiara: "Sono a posto con la coscienza. Quando è uscita la notizia che ero indagato, mi trovavo a Dubai. Potevo restare lì, da quel paese non è prevista nemmeno l'estradizione. Invece ho preso l'aereo e sono tornato per chiedere un incontro ai pm. Purtroppo, dopo dieci giorni mi hanno arrestato". La visita volge al termine, e al momento dei saluti Coppola ripete il suo appello: "Voglio solo gli arresti domiciliari, per curarmi meglio e stare con i miei bambini. Dei soldi, delle società e di tutto il resto che ho lasciato fuori non mi importa nulla. Vorrei essere un muratore pur di tornare a casa la sera".

(28 giugno 2007)
da espresso.repubblica.it
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