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Autore Discussione: INTERVISTA CON ABDEL HAFIZ GHOGHA  (Letto 1942 volte)
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« inserito:: Marzo 24, 2011, 05:47:56 pm »

24/03/2011

"L'Italia non sta mediando con Gheddafi e noi non lo chiediamo"

Scritto da: Lorenzo Cremonesi alle 11:08 del 24/03/2011

INTERVISTA CON ABDEL HAFIZ GHOGHA


BENGASI_ “Non abbiamo ricevuto alcuna offerta di mediazione dall’Italia. E comunque non la accetteremmo mai. Non consideriamo Ghaddafi un interlocutore politico. E’ un criminale e con lui la sua famiglia, vanno processati da un tribunale internazionale”.  Abdel Hafiz Ghogha, vice presidente del Consiglio Nazionale (l’organo dirigente del movimento rivoluzionario libico), ci ha ricevuto per circa due ore ieri nelle sale dell’Hotel Fadeel, dove da alcuni giorni si riuniscono i suoi rappresentanti. Poco prima aveva incontrato alcuni leader delle grandi tribù del deserto nella regione di Jalu (circa 200 chilometri a sud di Bengazi), che chiedevano aiuto e protezione contro i mercenari africani di Gheddafi. La sua autorità è in netta crescita, tanto da mettere sempre più in ombra quella del Presidente del Consiglio, l’ex ministro della Giustizia Mustafa Abdel Jalil.

Come mai non riuscite ad avanzare verso Sirte, nonostante i forti bombardamenti della Nato contro le colonne di Gheddafi?

“I nostri nemici sono ancora bene armati. Lo abbiamo visto anche negli ultimi giorni nella battaglia attorno alla cittadina dei Ajdabya. Posseggono carri armati e cannoni. E noi siamo una milizia di cittadini privi di alcuna preparazione militare. E’ difficile combattere un esercito organizzato. Occorre tempo. Non va dimenticato che all’inizio nessuno di noi pensava ci sarebbe stata una rivoluzione. Le nostre proteste sono cominciate per chiedere riforme e libertà. E’ stata poi la violenza repressiva della dittatura a scatenare la dinamica rivoluzionaria”.

Chiedete che la Nato intensifichi gli attacchi?

“Questi bombardamenti sono essenziali per la nostra lotta e la liberazione del Paese. Speriamo che continuino. Devo dire che ho trovato per lo meno curiosa la nuova posizione russa per cessare le operazioni Nato. Se non ci fossero state, qui si sarebbe consumato un massacro gravissimo di civili. Chi non lo crede è bene che si venga a vedere i resti del convoglio nemico distrutto dalle bombe degli aerei francesi alle porte di Bengazi. Ci hanno salvato. Se fossero riusciti a raggiungere la città per noi non ci sarebbe stato scampo”.

Cosa chiedete?

“Interventi ancora più mirati. Nelle prossime ore dovrebbero colpire le colonne di Gheddafi attorno a Misurata. Sappiamo che i loro cannoni stanno uccidendo decine di civili nel centro della città. Solo ieri almeno 16 morti e 23 feriti. Ma dovrebbero intervenire anche contro le colonne di mercenari africani del Chad che stanno circondando le oasi di Jalu e Oujala”.

Come pensate di superare l’impasse ad Ajdabya? Chiedete attacchi della Nato nel centro abitato dove sono trincerati i filo-Gheddafi?

“No, non chiediamo attacchi nella zona urbana. Una volta che si combatte tra le case i carri armati sono meno efficienti e i nostri giovani armati possono fare da soli”.

I vostri uomini stanno cercando i militanti nemici casa per casa un po’come faceva Gheddafi. Non state ricorrendo alle stesse tecniche repressive del vostro nemico?

“Non abbiamo alternative. I sicari di Gheddafi nel week end hanno iniziato a dare la caccia ai nostri militanti a Bengasi. Speravamo che restassero quieti. Ma nel momento in cui sono diventati un pericolo abbiamo dovuto combatterli”.

Non teme che il protrarsi dello stallo militare possa condurre a quello politico e il Paese rischi la partizione tra provincie orientali e occidentali?

“Impossibile. Stiamo lottando per un Paese unificato nella sua capitale Tripoli. I nostri militanti hanno ripreso le sommosse, anche a Tripoli, sebbene laggiù la repressione sia terrificante e le notizie totalmente censurate. Non ci fermeremo comunque sino a che non avremo portato la rivoluzione in tutta la Libia. Sino ad allora il nostro Consiglio a Bengasi sarà solo un meccanismo di lavoro provvisorio. Il nostro sarà un governo a tutti gli effetti solo quando ci insedieremo nella capitale”.

Il governo Berlusconi sta mediando?

“Non ne sappiamo nulla. Siamo a conoscenza di alcuni tentativi da parte di Gheddafi per avviare il dialogo, cerca un modo per uscire dalla crisi. Non so se le sue avances siano arrivate a Roma. Quello che è certo è che da parte nostra non consideriamo Gheddafi un interlocutore valido. Deve andarsene ed essere processato. L’Italia ha aperto un consolato a Bengasi. La ringraziamo per il riconoscimento che accorda alla nostra autorità. Comunque neppure dal vostro consolato è giunta alcuna offerta di mediazione. Sanno che la rifiuteremmo in modo categorico”.

Non teme che messo alle strette Gheddafi possa compiere mosse drastiche e pericolose, per esempio il ricorso ad armi chimiche?

“E’ una possibilità e neppure troppo remota. Gheddafi è un criminale, sappiamo che non si fermerà di fronte a nulla pur di restare al potere e vendicarsi. Proprio per questo va battuto al più presto”.

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