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Autore Discussione: Obama: «Per la nostra generazione questo è il momento dello Sputnik»  (Letto 2145 volte)
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« inserito:: Gennaio 28, 2011, 10:12:02 pm »

Il discorso sullo stato dell'unione

«Serve unità per affrontare le sfide del futuro. Bisogna dare radici alla ripresa»

Obama: «Per la nostra generazione questo è il momento dello Sputnik»


MILANO - Unità, responsabilità condivisa, impegno comune per far fronte a «sfide più grandi di un singolo partito e più grandi della politica». Occupazione, deficit, competitività, investimenti, innovazione: temi tutto sommato prevedibili quelli affrontati da Barack Obama durante il discorso sullo stato dell'Unione, 6.849 parole, poco più di un'ora, interrotto 72 volte dagli applausi, parte di un copione che si ripete ogni anno uguale. Ma il presidente americano, che come non mai ha misurato le frasi e scelto con cura ogni sillaba, si è rivolto al Congresso in seduta congiunta e a milioni di americani raccolti davanti alla televisione con un messaggio preciso: gli Stati Uniti «sanno fare grandi cose» e «l'Unione è forte», ma serve un colpo di reni per lasciarsi alle spalle la crisi e «ricostruire il Paese». Gli Stati Uniti devono compiere un deciso passo avanti dal punto di vista economico e politico, imparare dagli errori e riconquistare il futuro: «Mezzo secolo fa, quando siamo stati sconfitti dall'(ex)Unione Sovietica che ha inviato nello spazio un satellite chiamato Sputnik, non avevamo idea che avremmo restituito il colpo andando sulla Luna. La scienza non ci era arrivata, la Nasa non esisteva. Ma con i giusti investimenti li abbiamo superati, con innovazione e creando milioni di posti di lavoro. Per la nostra generazione questo è il momento dello Sputnik», ha detto Obama nel suo discorso.

POSTA IN GIOCO - «La posta in gioco non riguarda solo chi vincerà le prossime elezioni, dopo tutto abbiamo appena votato. Il punto è capire se i posti di lavoro e nuove aziende metteranno le radici in questo paese o altrove, se il duro lavoro della nostra gente è ripagato, se c'è sostegno per una leadership che ha fatto dell'America non solo un punto su una cartina geografica ma una luce per il mondo intero», ha continuato il presidente. L'obiettivo è «vincere la partita sul futuro del Paese», un obiettivo chiaro fin dal titolo del discorso, «winning the future». Obama ha fatto più volte riferimento alla necessità di collaborare e non mettersi vicendevolmente i bastoni tra le ruote, - «nuove leggi saranno approvate solo con il sostegno di democratici e repubblicani, andremo avanti assieme o non andremo avanti per nulla», - e ha rispolverato il sogno e la speranza a cui si è sempre aggrappato nei momenti più duri della campagna elettorale prima e del suo Governo poi. «I mercati sono in rialzo, i profitti aziendali crescono, l'economia cresce ancora. Ma non abbiamo mai misurato il progresso del paese in questo modo. Lo facciamo con il successo delle persone e la qualità della loro vita, con le prospettive di chi ha un sogno e lo trasforma in una buona idea».

IL PROBLEMA DEL CONSENSO - Al di là della retorica, Obama deve creare consenso attorno a problemi ben più concreti, come la riduzione di un deficit che ha da tempo superato i mille miliardi di dollari. Per farlo, il presidente ha puntato su cinque pilastri, cinque punti fondamentali: innovazione, istruzione, costruzione del futuro, riforme e responsabilità condivisa. «Il mondo è cambiato, le regole sono cambiate, in una sola generazione la rivoluzione tecnologica ha trasformato il modo in cui viviamo, lavoriamo e facciamo affari. Nazioni come Cina e India ora possono competere in questo nuovo mondo», ha detto Obama, ricordando però che questo non deve fare paura, ma spronare ad andare incontro alle nuove sfide. Se per larga parte il discorso ha fatto perno attorno alle tematiche economiche, Obama ha anche parlato di immigrazione, chiedendo a repubblicani e democratici di lavorare insieme per «risolvere la questione una volta per tutte», del conflitto in Afghanistan (ha ribadito l'impegno a cominciare il ritiro a luglio e a rendere sicura la regione, «non cediamo, non vacilliamo e vi sconfiggeremo» ha detto all'indirizzo di Al Qaeda), di Iran e Nord Corea (insistendo sul monito a Pyongyang ad abbandonare il programma nucleare) e della situazione in Tunisia, confermando «il pieno sostegno alle aspirazioni democratiche di qualunque persona» (nessun accenno invece all'Egitto).

RIFORME - Ha parlato della riforma della sanità - «ho sentito dire che qualcuno è preoccupato per la legge approvata, tutto può essere migliorato, se ci sono idee per renderla migliore o più accessibile sono pronto a lavorare per correggerla» - e dell'abrogazione della «don't ask, don't tell» (la legge che vietava ai gay di prestare apertamente servizio nell'Esercito), sottolineando che «mai più a un americano sarà impedito di servire il Paese che ama a causa della persona che ama».

DEFICIT - «Dobbiamo assumerci la responsabilità del nostro deficit»: «ora che il peggio della recessione è passato, dobbiamo confrontarci con il fatto che il governo spende più di quanto incassa. E questo non è sostenibile. Ogni giorno le famiglie fanno sacrifici e anche il governo merita di fare lo stesso» ha concluso Obama.

Redazione online
26 gennaio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/11_gennaio_26/obama-stato-unione-discorso_2fcb9edc-2915-11e0-b732-00144f02aabc.shtml
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