13/12/2010 - AFFARI VARI
Se l'Europa paga la Cina
Sempre quiete sui diritti umani, bellicosi a parole quando c'è da andare al Wto.
Poi i ventisette finanziano la strategia pro Clima di Pechino. A chi conviene?
Ai primi di ottobre l’Europa non ha detto una parola quando, alla fine del vertice bilaterale con Wen Jiabao, il premier cinese ha fatto saltare la conferenza stampa finale perché c’erano quattro giornalisti che non gli garbavano. E’ tipico di chi ama essere debole coi forti. Come lo è l’alzata routinaria di voce delle occasioni inevitabili, vedi venerdì quando il premio Nobel per la pace è andato a un uomo detenuto in Cina e l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, ne ha chiesto «l’immediata scarcerazione».
I Ventisette preferiscono non irritare i manovratori dell’ex celeste impero, economia straricca che cresce a due cifre, gente che sta comprando il mondo, leader accusati di violare i diritti umani, nostri rivali politici ed economici, venditori in dumping e contraffattori seriali. L’Unione protesta, talvolta. Poi tace. E questo non è il peggio.
Il 3 dicembre la vicepresidente della Banca europea degli investimenti, Magdalena Alvarez Arza, ha annunciato con soddisfazione un finanziamento da mezzo miliardo alla Cina nell’ambito del programma per la lotta al cambiamento climatico. «Un’operazione fra le più efficienti - ha dichiarato -, risparmieremo sino a 3 milioni di tonnellate di Co2 l’anno». Il progetto «aiuterà i cinesi a raggiungere gli ambiziosi obiettivi del loro piano quinquennale». Peccato che non offriamo in prima battuta solo ingegneri o know-how. No. Paghiamo cash finanziamenti all’economia più dinamica del pianeta.
Non è neanche la prima volta. Tre anni fa abbia già reso erogato un altro pacchetto da 500 milioni e, se non bastasse, nell’aprile del 2009 la stessa benefica Bei ha concesso crediti a tre progetti climatici, 220 milioni che portano il totale del sostegno europeo a Pechino a quota 1,2 miliardi di euro.
Gli artefici del progetto spiegano che la cooperazione aiuta Pechino a sintonizzarsi con le esigenze verdi del pianeta, cosa in genere complessa come visto alla conferenza di Cancun. Allo stesso tempo, i finanziamenti paiono facilitare l’accesso delle nostre imprese oltre la muraglia, altra circostanza difficile. Basta? Ci vorranno anni per saperlo. Intanto resta il clamore provocato dal vedere la vittima indebolita che si trasforma in un Robin Hood al contrario, guerriero tradito dalla paura di essere ambizioso e dal terrore di scatenare la reazione del nemico più forte e temuto.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=113&ID_articolo=904&ID_sezione=242&sezione=