Il documento - Il faccendiere parla del tentativo di candidare un magistrato
Carboni: venivano da me perché li facevo arricchire
E su Cappellacci: è vero, l’ho sostenuto Ma poi ha fatto solo danni a tutti
«Rappresento uno che sa produrre ricchezza. Mi hanno sempre dato fiducia, che si tratti di eolico, di immobiliare». E’ una delle tante verità di Flavio Carboni, in carcere dal 9 luglio scorso e accusato con altri di far parte di una presunta «associazione segreta» che avrebbe interferito su attività di organi istituzionali e della pubblica amministrazione. Nell’interrogatorio Carboni ha anche raccontato degli incontri con Denis Verdini per candidare il giudice Miller in Campania. «All’epoca bisognava nominare i candidati per la Regione ». E Cappellacci, il governatore della Sardegna: «L’ho sostenuto, ma poi ho avuto solo svantaggi»
ROMA—«Sono Carboni Flavio, nato a Sassari il 14 gennaio 1932».
«Titolo di studio?».
«La frequenza del liceo»
«Diploma di scuola media superiore?».
«No, la frequenza. Non ho conseguito il diploma ».
«Ha beni patrimoniali?».
«Non dispongo».
«Nessuno? Automobile, abitazione, niente?».
«No, li ho in uso, ma non sono miei...».
«È sottoposto ad altri procedimenti penali?».
«Sì».
«Condanne ne ha avute?».
«Sì».
Comincia così l’interrogatorio dell’imprenditore sardo— noto alle cronache come «faccendiere », definizione che lui respinge sdegnato— del 9 luglio scorso a Regina Coeli, davanti al giudice che l’ha fatto arrestare. Carboni è accusato di far parte (con altre persone, di cui almeno un paio parlamentari del Pdl) di una presunta «associazione segreta» che avrebbe interferito su attività di organi istituzionali e della pubblica amministrazione. Il giudice riassume i motivi dell’arresto e l’indagato — preoccupato per il suo stato di salute, «ho avuto tre infarti, il quarto non lo vorrei avere» — annuncia di voler ribattere punto su punto, per dimostrare la propria innocenza: «C’è questa meravigliosa, enorme, abnorme raccolta di dati dei carabinieri, ma io non mi riconosco in nessuna di queste affermazioni. Quest’Arma alla quale mi rivolgevo tutte le volte che non mi fidavo della polizia... In questo caso, probabilmente per errore, hanno raccolto dati molto diversi da quella che è la realtà ».
Martino e Lombardi: «Sono estraneo a quei due»
Carboni nega di avere legami d’affari e d’interessi con Martino e Lombardi, gli altri due arrestati. Anzi, cerca di mettere una linea di demarcazione fra loro e sé: «Per me sono due estranei, e mi hanno creato solo guai, altro che complicità ». L’ex politico napoletano Arcangelo Martino, dice Carboni, «mi è stato presentato come uomo importantissimo, pieno di mezzi, di conoscenze innumerevoli», e un imprenditore non deve farsi sfuggire occasioni simili: «Quando conosco una persona importante me la coltivo, e ritengo che Martino meritasse questo tipo di interessamento». Che poi si sarebbe limitato a «qualche sporadico incontro». Il geometra e giudice tributario Pasquale Lombardi, invece, era uno che parlava troppo e a sproposito: «Uno stupido che al telefono diceva quello che a me non interessava... Io non ho mai avuto nessun rapporto di inciuci... Se poi i due soggetti, gli altri che sono incriminati, avessero altre intenzioni o avessero altre malefatte ai danni dello Stato, questo lo chieda a loro, non a me perché io con loro non ho nulla a che fare, né prima né dopo... I miei rapporti sono stati solo e unicamente quelli di ricevere richieste da entrambi, ma soprattutto da Martino, quello che frequentavo di più». Il giudice prova a controbattere che dalle intercettazioni telefoniche emergono interessi comuni e discorsi su interventi provocati da reciproche richieste, ma Carboni non si smuove: «Al Grand Hotel di Roma incontrai due o tre volte il signor Martino e gli dissi "Non mi far parlare più con quel coglione, scusi l’espressione, che al telefono mi dice queste cose"... Non ero tanto ingenuo da non immaginare, scusi sa... Io ho sempre immaginato di essere intercettato ».
«Dopo tre infarti, arrestato come un volgare criminale»
Più avanti il giudice obietta: «Lei è persona acuta, ma deve sapere che io non sono un ingenuo », e Carboni sbotta: «Ma neanche io, signor giudice, ma neanche lei può condannare un innocente. Signor giudice, che non ha nulla a che fare con quei mascalzoni! Né tantomeno con Cappellacci (il presidente della Regione Sardegna indagato per corruzione nella stessa inchiesta, ndr)... Io le sto dicendo che cosa ho fatto, non voglio ingannare lei... Mai un fatto reale, però... ». Nel suo sfogo—«dopo tre infarti, arrestato come un volgare criminale... senza aver fatto nulla!» — l’imprenditore-faccendiere si sente male, l’interrogatorio s’interrompe. Il suo avvocato Renato Borzone, che l’ha fatto assolvere in primo e secondo grado dall’accusa di aver ucciso il banchiere Roberto Calvi nel 1982, invita Carboni a calmarsi e a continuare a rispondere. Alla fine farà mettere a verbale i «non ne sapevo niente» del suo assistito sul dossieraggio a danno di Caldoro (candidato Pdl in Campania, ndr), sulle interferenze nelle nomine del Csm, sulla tentata ispezione ai giudici che avevano escluso la Lista Formigoni dalle elezioni in Lombardia.
La candidatura di Arcibaldo Miller
Alla ripresa si parla delle riunioni a casa del coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, che per l’accusa servivano a pianificare le pressioni sulla corte costituzionale per far dichiarare legittimo il «lodo Alfano» che bloccava i processi a carico di Silvio Berlusconi. Col padrone di casa c’erano i tre arrestati, il senatore Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia Caliendo, il capo dell’ispettorato dello stesso ministero Arcibaldo Miller, il giudice Antonio Martone. Ma Carboni nega che si sia parlato dei problemi giudiziari del premier, dando un’altra versione: «Bellissima riunione... All’epoca bisognava nominare i candidati della Regione Campania. Miller era la persona più idonea, era considerati da Verdini la persona ideale. E perché proprio io che di politica...? Perché io avevo una certa frequentazione, soprattutto con Verdini». La candidatura del magistrato napoletano a capo degli ispettori ministeriali, spiega Carboni, interessava soprattutto Martino e Lombardi: «Essendo io più amico, probabilmente, di Verdini rispetto a Miller, potevo influenzare, potevo raccomandare. Cosa che ho fatto... che io trovo estremamente normale... Non so se ricordo bene, credo che sia stato Miller a rinunciare... Evidentemente ritenevano che io potessi influire, perché Verdini potesse convincere il dottor Miller, a cui loro tenevano moltissimo, perché accettasse la canditatura ». Carboni esclude accenni al «Lodo Alfano», dice solo che era una cosa di cui scrivevano molto i giornali, e insiste sulla scelta dei candidati: «Si è parlato di Cosentino, si è parlato di un altro, di Altieri, si è parlato di quello che c’è attualmente... Ogni tanto veniva, "vediamoci, vedi di dire a Verdini di sostenere questo e quello", e questo non lo consideravo un reato di alcun genere... ».
Ugo Cappellacci e l’energia eolica
Il giudice, che pare poco convinto dalle risposte, passa al tema Cappellacci e investimenti nell’energia eolica in Sardegna. Carboni è categorico: «L’ho sostenuto, Cappellacci, è vero», ma poi ne avrebbe avuto solo svantaggi. Perché ha cancellato la «legge Soru», dice, che «consentiva alle grandi società di intervenire nel mondo dell’eolico». Insomma: «Da quando è stato eletto questo signore ha creato danni a tutti, non solo a me. E’ vero che è ricolmo di sorrisi, che è venuto da Verdini, è venuto a Roma, ci siamo incontrati, ma per tutto l’anno non ha fatto nessuna legge». Però ci sono telefonate in cui Carboni, dopo gli incontri col governatore, riferiva che «è andata benissimo», ma l’indagato replica: «Ecco, guardi i risultati. Meno male che è andata benissimo... ». Ci sono pure conversazioni su provvedimenti normativi che Carboni e soci dovevano preparare in bozza, per farli approvare. Risposta: «Questo è normale, mi scusi.. Per qualunque imprenditore, cosa che è successa e continua a succedere sia nel campo immobiliare che nel campo dell’energia, di qualunque iniziativa commerciale, la cosa migliore da fare è andare a trattare con il sindaco, con gli assessori, e quindi si va dal presidente... Lo facciamo tutti». E quando il giudice chiede quale fosse la ragione del sostegno di Martino a Cosentino in Campania, Carboni risponde: «Mi permetto di dire che qualunque imprenditore, dico proprio qualunque, più onesto del mondo, ha interesse a che il politico che va a governarlo sia magari suo amico, e questo non credo che costituisca reato...».
«Io sono uno che sa produrre ricchezza»
Carboni ammette quello che per l’accusa è un altro indizio di partecipazione all’associazione segreta, cioè il finanziamento al convegno svoltosi a Fort Village, in Sardegna, nel quale Lombardi aveva radunato decine di giudici. Dando tutt’altra spiegazione, però: «Incontrare le persone e avere rapporti con la gente importante è una cosa che mi interessava, mi interessa e mi interesserà sempre, ma non per finalizzarla a reati ». Ha ricevuto soldi dagli imprenditori romagnoli, almeno 4 milioni di euro; non per la corruzione in vista degli appalti nell’eolico, come sostiene l’accusa, ma perché «io, Flavio Carboni, rappresento uno che sa produrre ricchezza, cosa che è successa sempre nel passato, con 24 lottizzazioni e iniziative di tanti tipi, legali. Mi hanno dato fiducia, che si tratti di eolico, di immobiliare. Quei soldi io li potevo destinare all’eolico o anche al casinò, se poi li facevo produrre... ». E gli assegni per alcune centinaia di euro negoziati nella banca di Denis Verdini (secondo gli investigatori dallo stesso parlamentare-presidente del Credito cooperativo fiorentino) erano un investimento nel quotidiano locale Il Giornale di Toscana: «Non è la prima volta, la Nuova Sardegna era mia, sono stato socio dell’editoriale L’Espresso... Così come ho finanziato Paese Sera... E’ un mondo diverso al quale io tengo moltissimo». Stavolta ha scelto il giornale del coordinatore del Pdl: «Con Verdini c’è un rapporto molto molto intrinseco, direi molto cordiale, molto affettuoso. Naturalmente queste situazioni di questi momenti hanno creato disagi a tutti, come può immaginare, signor giudice...».
Giovanni Bianconi
17 luglio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
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