L'aria buona di Cesena
di Giuseppe Civati
L’esigenza di cambiamento, i giovani, i numeri, le emozioni. Ma soprattutto l’aria che si respira, così lontana da quell’epoca che abbiamo chiamato Seconda Repubblica. Il «grande prato verde» di Cesena si è aperto anche perché la politica in questi anni è arretrata e si è dimostrata, per motivi diversi, incerta e inconcludente.
È una Woodstock familiare, con la raccolta differenziata. Simbolica quanto volete, ma di quei simboli che fanno bene. E che dicono qualcosa eci illuminano circa le aspettative, soprattutto. L’impressione è che Grillo la faccia un po’ troppo facile, che le soluzioni siano spesso annunciate o soltanto accennate. Il motivo, però, esiste e l’esigenza di rinnovamento può essere presentata in termini volgari, ma è sentita da molti. Quasi tutti.
L’enfasi sulla cittadinanza è d’altri tempi. E la necessità di uscire dal circuito politico-mediatico (un’espressione a sua volta politico-mediatica) per capire cosa succede nella società italiana è sacrosanta e si vive, qui, come sulla rete, con un sospiro di sollievo. Il politichese è bandito. Qui nessuno vuole sentir parlare di Fini (o di Tulliani!), né di alleanze, di cui è lecito sospettare che nella politica italiana si parli fin troppo.
E delle 5 stelle, alcune sono giuste. Ci vuole il voto di preferenza: come non essere d’accordo? Ci vuole uno stile di vita più sostenibile: come non capire il senso di questo messaggio? Ci vuole la banda larga: si può ancora sottovalutare il fatto che nel Paese della P3 e dell’informazione controllata più si allarga la banda, meglio è?
E allora ecco la «politica senza fili», perché quando i fili sono troppi, ci si sente legati e, soprattutto, non ci si sente liberi. La politica con un po’ di musica e di passione, anche. Perché siamo diventati troppo formali, in ogni senso.
Questa non è un’iniziativa antipolitica, non scherziamo: è un’iniziativapolitica. Con cui fare i conti. Di cui discutere. Nel bene e nel male, perché è molto fragile l’appello all’autopromozione e il «basta ai partiti» più volte ripetuto è davvero gratuito e fuorviante. I «pazzidella democrazia» però ci credono. E sono tanti. A Cesena, sulla rete enelle cabine elettorali.
L’impressione allora è che 5 Stelle non bastino, che ci voglia tutto il firmamento per cambiare questo Paese. Per sperare in un passaggio rivoluzionario. Perché nulla si sa di quello che pensa Grillo del lavoro,delle politiche per la casa, dei diritti civili. E per questo ci vuole un grande partito, ci vuole il Pd. Tutto il cielo stellato, sopra di noi. E un po’ di coscienza morale e di senso civico e di afflato civile dentrodi noi. Per cambiare. E per evitare che anche queste energie si disperdano e magari facciano il gioco di non vuol cambiare mai.
27 settembre 2010
http://www.unita.it/news/italia/103955/laria_buona_di_cesena