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Autore Discussione: Quattromila pazienti deceduti ma la Asl continuava a pagare i medici  (Letto 3490 volte)
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« inserito:: Agosto 07, 2010, 09:58:32 am »

TARANTO

Quattromila pazienti deceduti ma la Asl continuava a pagare i medici

I camici bianchi percepivano le retribuzioni anche per gli assistiti di cui avevano emesso i certificati di morte.

Iscritti nel registro degli indagati i direttori generali pro-tempore della Azienda sanitaria.

Il danno all'erario sarebbe di circa 300mila euro


TARANTO - I medici di famiglia erano pagati per assistere anche i morti. Anche quelli di cui avevano diagnosticato il decesso, ma che non spettava a loro cancellare dagli elenchi degli assistiti. Sono stati ben quattromila i pazienti deceduti, ma che risultavano ancora vivi e vegeti nei registri dell'Asl di Taranto, che concorrevano alla quantificazione delle retribuzioni dei medici di base convenzionati. Un danno erariale stimato in circa 300 mila euro dalla Guardia di finanza. Incrociando i dati conservati nell'anagrafe tributaria con quelli in possesso dell'anagrafe sanitaria, le Fiamme gialle hanno scoperto la mancata cancellazione dagli elenchi di migliaia di persone decedute, per le quali lo Stato ha erogato ai medici compensi indebiti che ora dovranno restituire.

Un avviso di conclusione delle indagini preliminari, firmato dal pubblico ministero Remo Epifani, è stato notificato all'ex direttore generale Marco Urago, all'ex commissario straordinario dell'Azienda sanitaria locale Taranto 1 Carlo Sessa e all'attuale direttore generale Angelo Domenico Colasanto. Sono accusati di abuso d'ufficio per aver omesso, nell'ambito delle competenze attribuite loro dalla normativa regionale e nazionale nel comparto della spesa sanitaria, di dare corso alle procedure di aggiornamento dell'anagrafe assistiti e per avere arrecato un ingiusto profitto ai medici.

Il periodo preso in esame è quello compreso fra il 2004 e il 2008. Le indagini, che rientrano in un piano di azione disposto dal comando generale della guardia di finanza per monitorare la spesa sanitaria, sono ancora in corso per individuare altre presunte responsabilità, soprattutto per quanto riguarda la condotta dei medici, e per quantificare il danno erariale da segnalare alla Corte dei conti.

Ai medici di base il Servizio sanitario nazionale corrisponde, oltre a un assegno individuale riconosciuto per anzianità di laurea e carico assistenziale, poco più di 38 euro lordi all'anno per ogni paziente. I finanzieri del Gruppo di Taranto hanno calcolato per il momento un danno patrimoniale di 300 mila euro, ma si tratta di una cifra approssimativa. Per accertare le irregolarità sono stati confrontati i certificati di morte acquisiti nei vari comuni della provincia con i tabulati dell'anagrafe sanitaria contenenti le generalità di centinaia di migliaia di assistiti.

In molti casi erano gli stessi medici di famiglia a certificare il decesso dei pazienti, ma non ne davano comunicazione all'Asl. E così l'anagrafe si popolava di fantasmi e i medici coninuavano, in silenzio, a percepire le indennità.

La vicenda è finita anche sul tavolo della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali: il presidente, Leoluca Orlando, chiederà all'assessore alla Sanità della Puglia, Tommaso Fiore, ''una relazione sulla truffa''. ''La denunciata ipotesi di reato abuso - ha commentato Orlando - produce danni significativi sui costi del Servizio Sanitario nella provincia di Taranto e sulla sua credibilita'. Per questo merita ogni attenzione, non soltanto da parte della Guardia di Finanza e della Magistratura competente penale e contabile, ma anche da parte degli organi regionali e della Commissione parlamentare di inchiesta su errori sanitari regionali e su disavanzi sanitari regionali''.

In una nota inviata all'assessore regionale alla Sanità sulla vicenda delle persone decedute che sono però ancora in carico ai medici di base, il direttore generale della Asl di Taranto, Mimmo Colasanto, spiega che già da marzo 2009 la Asl si era attivata "con la Svim Service per l'utilizzo di un programma che ci consentisse di provvedere alla cancellazione dei deceduti ed all'allineamento dei trasferiti".
Colasanto reputa, tra l'altro, "abbastanza strano" che l'avviso di conclusione delle indagini (il direttore generale è tra gli indagati per abuso d'ufficio) sia stato notificato il 16 giugno scorso, ma "esca oggi sulla stampa".

"Il fenomeno - spiega nella lettera all'assessore Tommaso Fiore - è molto complesso anche per il grave ritardo e disordine che è determinato dal mancato allineamento tra le anagrafiche dei Comuni e quelle delle aziende, nonchè sugli elenchi del Mef relative alle tessere sanitarie consegnate".

Colasanto riferisce, inoltre, che il 25 marzo 2010 la Asl ha scritto alla procura generale della Corte dei Conti "sull'attività avviata, riservandosi poi di comunicare il risultato e la quota di rimborso da recuperare ai medici di base".

In risposta, Fiore ha scritto a Colasanto esprimendogli "solidarietà in riferimento a quanto avvenuto". "Ti confermo che la Regione sta già operando da tempo - scrive - affinchè questo paradossale sistema di mancato allineamento delle anagrafi possa essere superato sollecitando gli enti responsabili (Ministero dell'Interno, Prefettura e Comuni)".

Fiore annuncia, infine, che "alla ripresa delle attività" proporrà "alla giunta di adottare un apposito atto in cui, in attesa dell'avvio del progetto Ina-Isaia, si possa ulteriormente chiarire meglio il quadro esatto delle responsabilità in materia". 

http://bari.repubblica.it/cronaca/2010/08/06/news/quattromila_deceduti_in_carico_alla_asl_di_taranto_si_indaga-6103761/?ref=HREC1-3
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