26/6/2010
Se il Mondo agisce ora l'Aids si puo' battere
CARLA BRUNI SARKOZY
E’ banale dire che l’Aids è un flagello, giacché siamo tutti, più o meno da vicino, toccati da questa temibile malattia. Non è però inutile ricordare l’ampiezza dell’epidemia. Ogni anno, in Francia, seimila persone scoprono di essere sieropositive e si aggiungono alle 150 mila che convivono con il virus. Qui la battaglia è lungi dall’essere vinta e occorre ricordare con forza che in Francia si muore ancora di Aids, e dunque continuare con gli sforzi. Ma è altrove che la pandemia è devastante. In tutto il mondo sono più di seimila le persone che ogni giorno muoiono di Aids. In alcuni Paesi dell’Africa è colpito un adulto su tre. Vengono inghiottite famiglie, villaggi, interi pezzi dell’economia di queste regioni. Fermare questa ecatombe è possibile. Le triterapie anti HIV permettono alla maggior parte dei malati di restare in vita. Ma si può fare di meglio: cancellare definitivamente l’Aids. Lo ha rivelato di recente un gruppo di ricercatori dell’Organizzazione mondiale della sanità, il cui studio ha dimostrato che si può limitare il progredire dell’epidemia, o addirittura ridurre significativamente il numero dei decessi per Aids, fornendo i trattamenti esistenti al più gran numero di malati. Il ragionamento è semplice: una volta curati con le triterapie, i pazienti hanno nell’organismo una concentrazione ridotta del virus, tanto debole da diventare impercettibile, il che riduce in proporzione il rischio di contagio. Ma per raggiungere questo risultato, occorre agire ora. Se si cominciasse da quest’anno, il numero di malati si ridurrebbe a partire dal 2015. Ovviamente questa misura costa: parecchi miliardi di dollari all’anno.
Più tardi agiremo, più caro pagheremo: agire non nel 2010 ma nel 2020 richiederebbe cifre quattro volte più grandi! Perché l’epidemia avanza. E’ matematico. I ricercatori hanno indicato nel costo iniziale degli screening e dei trattamenti sistematici un primo freno alla realizzazione di questa misura. Ma per assicurare a tutti l’accesso ai farmaci antiretrovirali, si dovrebbero migliorare le strutture di cura: e non sarebbe allora la salute in generale a beneficiarne, al di là della lotta all’Aids? Certo, occorrerebbe trovare, soprattutto in questi tempi di crisi economica, le risorse necessarie. Si possono immaginare soluzioni, per oggi e per domani. Domani, potrebbe essere una tassa internazionale, o qualunque altro mezzo di finanziamento innovativo, a produrre le risorse necessarie. Ma si può agire già oggi, con i mezzi che abbiamo. I leader del G8 riuniti in Canada si sono accordati per un nuovo sforzo a favore della salute delle madri e dei bambini: è un segnale incoraggiante, che dovrà concretizzarsi in autunno, quando il Fondo mondiale per la lotta contro l’Aids avrà bisogno di fondi più sostanziosi. La messa in opera rapida di un sistema di screening e cure immediate dei malati di Aids è un imperativo morale.
L’anno scorso quasi due milioni e mezzo di persone sono morte di questa malattia, nonostante esista la cura. Abbiamo una possibilità storica: eliminare l’Aids dalla faccia della terra nel giro di qualche anno. Quanti problemi di questa ampiezza la comunità internazionale ha la certezza di poter eliminare nel giro di qualche anno, con uno sforzo finanziario tutto sommato limitato? Per il 2015, quando si dovrà valutare quanto è stato fatto rispetto agli Obiettivi del Millennio fissati nel 2000, quando l’ora dei conti suonerà, non possiamo darci la certezza di aver segnato almeno un gol? Poiché ne abbiamo la possibilità, ne abbiamo il dovere: dobbiamo afferrare questa opportunità, e finirla una volta per tutte con l’Aids.
Carla Bruni Sarkozy è ambasciatrice di buona volontà del Fondo mondiale per la lotta contro l’Hiv/Aids, la tubercolosi e la malaria
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