Diagnosi
Il Parkinson si scopre dalla voce.
E nel nervo ottico c'è una spia che prevede l'Alzheimer.
Nuove ipotesi per individuare precocemente alcune gravi malattie neurologiche
MILANO - Forse gravi malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer potranno essere previste. L’Alzheimer, con una decina d'anni d'anticipo, semplicemente studiando gli occhi dei pazienti. La malattia di Parkinson, anni prima che si manifesti, individuando sottili alterazioni della voce non percepibili dall’orecchio umano. La scoperta che riguarda L’Alzheimer è stata presentata pochi giorni fa al congresso della Società di medicina nucleare, a Salt Lake City (USA), da ricercatori australiani diretti da Christopher Rowe dell'Austin Hospital di Victoria. Per tenere sotto controllo il sistema nervoso, il nervo ottico è la struttura più accessibile: esaminando con la PET (tomografia a positroni) quello di oltre 200 anziani, sani e malati, i ricercatori hanno scoperto che fra le sue fibre si accumulano ammassi di proteina beta-amiloide molto prima che questi infarciscano il cervello, dove costituiscono il segno inequivocabile dell'Alzheimer: la loro presenza nel nervo ottico aumenterebbe di 13 volte il rischio di sviluppare la malattia. «Finora le placche di beta amiloide sono individuate nel cervello quando il processo neurodegenerativo è ormai in fase avanzata — commenta Carlo Caltagirone, direttore scientifico dell’Istituto Santa Lucia di Roma — e le terapie cercano di evitare che queste formazioni si accrescano, non essendo ancora possibile farle regredire. Sapere in anticipo quando stanno iniziando a formarsi offre una chance insperata: avviare il trattamento prima che si siano instaurati danni irreversibili e scegliere anche il momento ottimale per farlo, mentre finora gli interventi terapeutici, sia quelli sintomatici sia quelli destinati a modificare l'andamento della malattia, sono inevitabilmente tardivi».
PARKINSON E VOCE - E un’opportunità simile arriva anche il Parkinson: le alterazioni della voce appena scoperte si svilupperebbero anni prima del manifestarsi della patologia e non vanno confuse con la disartria, difficoltà nell’articolare le parole, cui vanno incontro i malati nelle fasi avanzate. Per accorgersi delle alterazioni precoci c'è voluto uno speciale computer capace di analizzare la voce e l'articolazione dei suoni, messo a punto dai ricercatori del Dipartimento di scienze della comunicazione dell'Università israeliana di Haifa, diretti da Shimon Sapir. La scoperta è stata appena pubblicata sul Journal of Speech, Language, and Hearing Research e rappresenta un cambio di marcia nella diagnosi precoce, perché si tratta di una tecnica non invasiva, ripetibile, accurata e poco costosa, che richiede al paziente solo di dire un paio di frasi davanti a un microfono. Se l'analisi acustica identifica le alterazioni, rilevabili soprattutto nelle vocali, si può iniziare un trattamento preventivo molto prima, un’opportunità che fa guadagnare anni e qualità di vita evitando, secondo gli autori dello studio, che il 60% dei neuroni deputati al controllo dei movimenti sia distrutto dalla malattia. L'analisi del linguaggio potrebbe presto entrare a far parte della batteria di test utilizzati per i segni e sintomi non motori del Parkinson, come la microcalligrafia, le alterazioni cognitive o quelle olfattive, che si sono dimostrati importanti quanto quelli classici della rigidità muscolare, dei tremori, del rallentamento, o della perdita di equilibrio. Peraltro, l’analisi della voce ha costi irrisori rispetto ai metodi diagnostici di imaging, soprattutto considerandone il possibile l'impiego sulla vasta popolazione a rischio. «È bene sottolineare che le alterazioni vocali "spia" della malattia non sono percepibili se non dal computer. La scoperta non deve, perciò, indurre a scambiare un po' di raucedine per un primo segno di Parkinson — avverte Gianni Pezzoli, direttore del centro per la malattia di Parkinson degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano —. Se il nuovo metodo funzionerà, comunque, è possibile che agendo con un tale anticipo, si possa rallentare o addirittura impedire il processo neurodegenerativo, cosa che ancora nessun farmaco riesce a fare».
Cesare Peccarisi
20 giugno 2010
http://www.corriere.it/salute/10_giugno_20/parkinson-voce-diagnosi_f6929330-7b97-11df-aa56-00144f02aabe.shtml