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Autore Discussione: Parigi -  (Letto 3331 volte)
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« inserito:: Novembre 22, 2007, 03:14:44 pm »

21/11/2007

DALL'ELISEO ALLE AULE GIUDIZIARIE

Parigi, Chirac finisce alla sbarra

E' accusato di corruzione. Ma l'ex presidente si difende: «Innocente»


PARIGI
È il primo ex presidente della «Republique» a essere formalmente accusato dalla magistratura: Jacques Chirac avrebbe «distratto fondi pubblici» quando era sindaco di Parigi, tra gli anni Ottanta e Novanta. «Indizi gravi e concordanti», secondo la giudice Xaviere Simeoni. L’ex dirigente conservatore, però, respinge ogni accusa: «Conferii o autorizzai solo incarichi legittimi e necessari» - ha scritto in un fondo pubblicato dal quotidiano Le Monde - a esclusivo beneficio degli abitanti della capitale.

Nel mirino incarichi fittizi al comune di Parigi
A dar notizia dell’incriminazione dell’ex presidente, che ha lasciato l’Eliseo appena sei mesi fa, è stato l’avvocato difensore Jean Veil. Per circa tre ore, dalle 8.30 di questa mattina, nel Palazzo di giustizia di Parigi Chirac sarebbe stato interrogato «nel miglior clima possibile». L’ex presidente avrebbe autorizzato il conferimento a membri del suo partito di incarichi fittizi (e relativi stipendi) presso il comune di Parigi, tra il 1977 e il 1995, quando era sindaco della capitale. Veil ha cercato di ridimensionare il significato dell’incriminazione e parlato in sostanza di un atto dovuto. «La logica giudiziaria ha voluto fosse così. Non è possibile interrogare una persona in un procedimento in corso da così tanti anni senza un’accusa formale».

La difesa dell'imputato
L’inchiesta sull’assegnazione degli impieghi fasulli a personalità vicine al partito neo-gollista Raggruppamento per la Repubblica (Rpr), "antenato" dell’Unione per un movimento popolare (Ump) attualmente al potere, fu aperta nel 1999. Coordinata da Simeoni, ha finora condotto all’incriminazione di 21 persone, molte delle quali avrebbero beneficiato degli incarichi truffa. Nell’intervento su Le Monde, Chirac ricostruisce il senso della propria carriera politica. Da sindaco - scrive l’ex capo di Stato - mi impegnai appieno per «rendere più dinamici, ristrutturare e creare nuovi servizi pubblici» per i cittadini della capitale. «Mai - prosegue Chirac - fondi del Comune di Parigi furono destinati ad altro che al servizio delle parigine e dei parigini. Non ci fu mai arricchimento personale. Mai ci fu mai un ’sistemà». «Su 40mila dipendenti del Comune - conclude l’ex presidente - i contratti contestati sono in tutto una ventina, di breve durata e ripartiti su un periodo di 18 anni».

«Un pensionato come altri pensionati»
Secondo fonti giudiziarie citate dall’agenzia France Presse, la firma dell’allora sindaco comparirebbe in calce ad appena uno dei circa 20 contratti oggetto dell’inchiesta. Insieme con Chirac, sono già stati accusati formalmente cinque ex dirigenti del Comune parigino e diversi dirigenti dell’Rpr. Alcuni parenti di ex ministri figurano tra i presunti beneficiari degli impieghi fasulli. Presidente della Repubblica per dodici anni a partire dal 1995, dal luglio scorso Chirac è privo dell’immunità giudiziaria che sulla base della Costituzione spetta ai capi di Stato. Dopo l’avvicendamento con Nicolas Sarkozy all’Eliseo, nel maggio scorso, i media francesi avevano parlato di un momento di depressione. Negli ultimi tempi, tuttavia, Chirac aveva lavorato al lancio di una fondazione impegnata nella lotta alla povertà e ai cambiamenti climatici. Di recente, la moglie Bernadette lo aveva descritto come «un pensionato come altri pensionati», che «vuole rendersi utile».

da lastampa.it
« Ultima modifica: Dicembre 05, 2010, 10:07:39 am da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 12, 2009, 03:44:19 pm »

E su Eluana: «La mia opinione la tengo per me. Ma certo ha smesso di soffrire»

Carla Bruni:«L'Italia non è laica Il Vaticano è uno Stato nello Stato»

In Africa tra i bambini ammalati di Aids.

Critiche al taglio dei contributi italiani per la lotta alla malattia

Dal nostro inviato  FEDERICO FUBINI


OUAGADOUGOU (Burkina Faso) — Prima del suo arrivo, le donne nel cortile hanno già affondato la testa nei loro turbanti e nei grandi abiti a fiori. Alcune piangono. Non vogliono farsi vedere, ma non è vergogna: con Carla Bruni Sarkozy in visita, in questo centro per madri e bambini toccati dall'Aids, si addensa anche una piccola nube di cameraman locali. E con loro qui, i mariti potrebbero scoprire di avere una moglie contagiata dai telegiornali di stasera: l'ultimo notiziario prima del ripudio. Poi Carla arriva e per un'oretta le pazienti in attesa in cortile vengono lasciate in pace.

Tutti gli occhi sono su di lei e sembra quasi che addosso le pesino, anche se si era preparata in ogni dettaglio: sobria in maglia e pantaloni blu scuri sulle ballerine chiare, non un gioiello oltre la fede, niente trucco, appena un filo di mascara e polvere sul viso, al petto la fascetta rossa incrociata simbolo della lotta al virus. Ma quasi subito la perfetta piega dei calzoni è insozzata nella polvere tropicale, il sorriso inizia a apparire forzato, la cipria non basta a nascondere un volto teso e scavato più che seducente. Normale, per una donna al primo giorno di lavoro. Perché oggi qui lei non rappresenta nessuno dei suoi due Paesi: non l'Italia, che per lei «non è un Paese laico», né la Francia delle istituzioni repubblicane. Carla da gennaio è ambasciatrice mondiale «per la protezione delle madri e dei bambini dall'Aids- Hiv». È lei la nuova arma di Michel Kazatchkine, il direttore del Fondo mondiale per la lotta all'Aids, illuminista del ventunesimo secolo impegnato a trasformare la visibilità in fondi pubblici e donazioni private: è così che da qualche anno le terapie retrovirali sono arrivate anche nei Paesi più poveri.

Carla ad aiutare ci prova davvero, come si fa in un primo giorno di un lavoro di cui si sa ancora poco. In una corsia, chissà se ricordandosi del gesto di Lady Diana, stringe la mano a un uomo nel suo letto. In un'altra si trova di fronte a quattro bebé di pochi mesi, tre sieropositivi, tutti denutriti. «Come sono piccoli!», esclama Carla. Non li carezza, però si volta verso due gemelline infettate e in terapia: «Va meglio ora?». Mentre la visita del mattino avanza, di sala in sala, la moglie del presidente francese non fa troppe domande. Guarda, ascolta, annuisce, incamera statistiche, chiede di più solo quando si accorge che in una confezione di cibo per bambini c'è dell'estratto di noccioline. La intrigano i piccoli gesti concreti, non i grandi disegni. «È frequente che i mariti aiutino le mogli infettate?». «No, signora», è la risposta pudica del medico in camice bianco.

Probabilmente per l'emozione, Carla infila persino un errore di francese nel libro degli ospiti: «Bravo pour cette travail... Complimenti per questa lavoro». In pubblico ripete che oggi vuole più ascoltare che parlare, vuole imparare, capire. Non appena lascia la prima clinica a metà mattinata, un'infermiera fa il verso al suo elegante saluto, la mano che si agita oscillando con molta misura, e tutti gli altri ridono ancora lì, in piedi sulla scala d'ingresso. «È bene che scopra la realtà e quello che noi viviamo», commenta l'infermiera 28enne, Rose Tiendrebeogo. Ma quella di Carla non è né estraneità né cinismo. La moglie del presidente sa fin troppo bene cos'è la malattia, da quando ci ha lasciato un fratello. «Il ricordo di Virginio non mi lascia — dirà più tardi, fumando una strettissima e lunghissima Vogue al mentolo —. Ma oggi ho pensato a quanto siamo stati fortunati con lui: ha sempre potuto ricevere tutte le cure. Ora voglio aiutare a togliere lo stigma della vergogna a questa malattia».

Non che Carla Bruni-Sarkozy si sia scelta un mestiere facile. Anche nei capannelli che la circondano i francesi continuano a notare che la sua pronuncia è perfetta, ma i suoi giri di frase suonano esotici. Parte della sua identità resta italiana, assieme a uno dei passaporti (una volta chiarito, non subito, che poteva tenerli entrambi). Il problema è che il governo di Roma, proprio nell'anno della presidenza del G8, rischia di essere estromesso dal «board» del Fondo globale di cui lei è ambasciatrice: in finanziaria sono stati stralciati i 130 milioni promessi e per ora non versati. «Mi spiace che l'Italia abbia scelto così — commenta Carla —. Andrò al G8 della Maddalena per sollecitare che i grandi Paesi diano l'esempio. Bisogna dare un contributo ai più deboli, anche se l'Italia con la crisi ha problemi importanti». Non vuole commentare, Carla, sull'apparente incoerenza dell'indignazione per Eluana condita dai tagli ai fondi contro l'Aids. Ma sulla morte della ragazza sì: «La sua vicenda mi ha toccato molto. La mia opinione la tengo per me, perché c'è un dibattito aperto. In ogni caso, Eluana ha smesso di soffrire».

Non sarà mica che fra Francia e Italia la differenza è la Chiesa? «Effettivamente bisogna dividere le dimensioni — osserva, attenta come camminasse sulle mine —. Non serve a nulla dire che l'Italia non è laica. È vero: non è laica. Però ci sono altre strade che si possono percorrere per il dialogo per esempio sulla prevenzione dei virus, che non rimettono in questione le credenze. Non voglio giudicare l'Italia, so quanto conti la religione nel Paese. Il Vaticano è uno Stato nello Stato: non è in Francia, non è in Spagna. È in Italia e non è un caso». Per una donna che studia da «Première Dame» globale, una che il marito metterebbe volentieri in concorrenza diretta con Michelle Obama, più chiaro di così non si può. Michelle ama i colori sgargianti, lei si mette in tailleur celeste per andare dal presidente del Burkina, Blaise Compaoré. Michelle saluta la folla nel gelo di Washington, lei si nasconde impaurita dal sole africano anche solo per fare cinquanta metri a piedi. Michelle ringhia da avvocato, lei legge Lola di Maupassant abbandonata nel Falcon dell'Eliseo che la riporta, finalmente, a Parigi.


12 febbraio 2009
da corriere.it
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« Risposta #2 inserito:: Giugno 17, 2010, 11:36:34 am »

16/6/2010 (17:47)

"Dal 2018 si lavorerà fino a 62 anni"

La riforma delle pensioni di Sarkozy
   

Aumento graduale, ma è polemica.

Aumentano le tasse sui redditi alti

PARIGI
Il governo della Francia ha varato una parziale riforma del sistema pensionistico, tema spinoso per il presidente Nicolas Sarkozy - la cui popolarità è in calo, soprattutto in vista delle elezioni nel 2012 - tanto che la sua attuazione è stata "spalmata" su un periodo molto prolungato.

Andrà a pieno regime solo nel 2018, e comunque l’aspetto più rilevante, l’aumento dell’età minima di pensionamento, è anche meno audace di quanto era stato ipotizzato: passa dagli attuali 60 anni, uno dei livelli più bassi in Europa, a 62 anni su pubblico e privato. Nemmeno i 63 anni che erano stati tra le possibilità allo studio. Parallelamente, per rifinanziare il sistema, il governo ha previsto aumenti delle tasse su più fronti, tra redditi alti, bonus ai manager e soppressione di alcune agevolazioni, da cui conta di ricavare 3,7 miliardi di euro complessivi.

Dure reazioni da opposizione e sindacati. Il tutto rappresenta anche un passo concreto sul generale risanamento dei conti da parte di Sarkozy, finora tra i più "tiepidi" leader europei a avviare manovre su questo fronte, che deve rassicurare le pressanti richieste delle autorità Ue e della Germania, dove la cancelliera Angela Merkel martella da settimane sulla necessità di correggere i deficit. La riforma prevista punta a far tornare al pareggio il bilancio del sistema pensionistico proprio nel 2018. Sarkozy si presenterà quindi con credenziali rafforzate al Consiglio dei capi di Stato e di governo europei di domani. L’unica eccezione all’innalzamento dell’età minima di pensionamento riguarda i lavori usuranti - ma solo con procedure individuali di accertamento medico - e i lavoratori con invalidità di almeno il 20 per cento.

Salta la possibilità di prepensionamento per gli statali con famiglie numerose (oltre 3 figli) e viene contestualmente aumentata l’età sulla pensione di vecchiaia - quella a cui si è costretti al riposto - da 65 a 67 anni. Tra le varie misure previste nella riforma, sul fronte dei finanziamenti c’è un aumento di un punto percentuale sulle aliquote di redditi più alti. Aumenti delle tasse sulle gratifiche tramite stock option, solitamente riservate a manager, e aumenti dei contributi sulle pensioni più alte. È stata prevista anche una tassa fissa da 1 euro su tutte le plus valenze nelle transazioni immobiliari. Annunciando il pacchetto di proposte, il ministro del Lavoro Eric Woerth ha rivendicato che consentiranno di «salvare il nostro sistema pensionistico. E un imperativo - ha detto- il nostro obiettivo è l’equilibrio. Un deficit zero dal 2018». Oggi il buco delle pensioni è di 32 miliardi di euro e potrebbe diventare di 45 miliardi di euro nel 2020 in mancanza di interventi; secondo le stime dell’Ump, il partito di governo, l’innalzamento dell’età pensionabile «permette di risparmiare 6,6 miliardi di euro».

Da opposizione e sindacati piovono critiche. Il sindacato Cgt ha chiesto subito al governo di «riscrivere» la riforma, quattro sigle dei ferrovieri hanno già presentato un preavviso di sciopero sul 24 giugno, giovedì. La segretaria del partito socialista, Martine Aubry parla di «riforma irresponsabile». Commenti più positivi dagli industriali: è un «grande passo in avanti», secondo il Medef che però critica gli aumenti delle tasse.

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