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Autore Discussione: La confessione di Tremonti: in Italia le cose non vanno bene  (Letto 2092 volte)
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« inserito:: Maggio 08, 2010, 07:23:38 pm »

Alfiero Grandi,   07 maggio 2010, 17:28

La confessione di Tremonti: in Italia le cose non vanno bene     

Alla fine, a denti stretti, Tremonti ha dovuto ammettere che c'è bisogno di una manovra correttiva dei conti pubblici italiani. Ha avuto l'abilità di dirlo dopo un primo attacco della speculazione ai conti italiani e dopo la crisi greca, cercando di gettare la responsabilità tutta al di fuori del nostro paese. In realtà la correzione dei conti è la stessa su cui dall'opposizione alcuni avevano da tempo cercato di richiamare l'attenzione. Inascoltati


La previsione fatta era di un assestamento dei conti pubblici di almeno 10 miliardi entro l'inizio dell'estate. Ora Tremonti parla di 25 miliardi in 2 anni. Più o meno la stessa cifra.
Colpisce che Tremonti insista nel suo atteggiamento da più furbo di tutti.

Esponendo la parte italiana dell'intervento per evitare il crollo della Grecia, il Ministro ha dichiarato che per questo intervento il debito pubblico italiano aumenterà di 5,5 miliardi, ma l'Italia ci guadagnerà, perché se la Grecia userà il nostro prestito dovrà pagare interessi più alti di quelli che l'Italia paga sul suo debito pubblico.
Incredibile. La Grecia è in ginocchio per responsabilità del precedente Governo di destra ma anche per i colpevoli ritardi dell'Europa nel soccorrerla.

La situazione sociale greca è esplosiva e purtroppo non solo metaforicamente e il Governo italiano pensa addirittura di trarre profitto da chi ha bisogno di aiuto. Per di più dimenticando che se la Grecia non fosse in grado di restituire il prestito quei soldi sarebbero persi.
In realtà il nostro furbo Ministro non ha fatto altro che esporre supinamente la posizione tedesca. La Germania in questa crisi ha giocato un ruolo negativo ed arretrato - ben lontano dall'europeismo dei predecessori - imponendo agli altri paesi europei una linea che non è di solidarietà verso chi è a rischio bancarotta, come oggi la Grecia, ma addirittura di prestito su pegno.
Il pegno è non essere buttati fuori dall'euro e il prestito si paga salato attraverso interessi eccessivamente alti.
Per scelte così c'era già il Fondo Monetario con i suoi storici prestiti legati a ricette lacrime e sangue, non c'era bisogno dell'Unione Europea.

Dopo la confessione del Ministro che occorre una manovra correttiva si capisce meglio che l'azzeramento dell'avanzo primario italiano che consente di ridurre, sia pure gradualmente, il debito ha aperto una falla potenziale nei conti pubblici.

L'agiografia che l'Italia va meglio del resto dell'Europa è semplicemente una sciocca propaganda. La speculazione finanziaria si rivolge verso chi ritiene possa soccombere e quindi l'Italia, dopo Grecia, Spagna, Portogallo, potrebbe entrare nel mirino. Per questo Tremonti ha rotto gli indugi e ha preannunciato una correzione dei conti pubblici che addirittura tenta di giocare d'anticipo su quello che i tedeschi stanno pretendendo dai partner europei e cioè di rendere più rigidi i parametri di Maastricht. Già Maastricht aveva parametri essenzialmente monetaristi. Con questi nuovi criteri il monetarismo diventerebbe il dominus assoluto in Europa. Con buona pace di tutto il dibattito, compresa la commissione Attalì, che aveva cercato di introdurre altri parametri per giudicare la qualità dello sviluppo. In sostanza ci si muove verso un'Europa che in realtà è una Germania (conservatrice) allargata.
Tremonti, preannunciando la manovra correttiva, ha già legato il somaro dove vuole il padrone.

Nella manovra non c'è traccia di iniziative per sostenere la ripresa e l'occupazione, che anzi viene data in ulteriore calo. Nella manovra non c'è traccia di iniziative per andare alla radice della crisi finanziaria. Ad esempio, le agenzie di rating continuano a fare il bello e il cattivo tempo con i loro giudizi, tutt'altro che disinteressati, e la speculazione si muove seguendo i loro bengala accesi nella notte. Cosa impedisce di mettere sotto controllo le Agenzie di rating ? Nulla. Basterebbe una piccola decisione europea e verrebbero messe in condizione di non nuocere. Potrebbero anche essere citate in giudizio dai singoli Stati per aggiotaggio. Negli USA Goldman Sachs è sotto tiro e rischia grosso, eppure sembrava intoccabile.

I fondi speculativi sono vivi e feroci più di prima. Cosa impedisce di decidere che in Europa ci sono manovre che non si possono più fare ? Cosa impedisce una black list della speculazione ? Nulla. Basta volerlo. Altro che indurire i parametri di Maastricht.
Una manovra correttiva dei conti pubblici in Italia è necessaria, ma almeno potrebbe essere accompagnata dalla promozione di misure europee e nazionali per mettere sotto controllo i lati oscuri dei mercati finanziari (come imporre l'acquisto effettivo di ciò su cui si scommette) e sostenere la ripresa economica del nostro paese con progetti e investimenti mirati. I soldi per sostenere la ripresa si possono trovare mettendo le mani in tasca a quella parte del paese che ha tratto profitto anche in tempi di crisi e che addirittura si è aumentata lo stipendio come i vertici delle banche, delle finanziarie, di molte imprese, oppure che trae il suo reddito da ricchezze finanziarie e dall'evasione fiscale.

Le banche fanno parte della crisi in corso e prima smetteranno di far finta di nulla meglio sarà per tutti. Obama sta cercando una sua ricetta sulle banche, mentre in Italia e in Europa è silenzio di tomba. Anche le ricette del F.S.F (aumentare il patrimonio delle banche) sembrano francamente poca cosa. Trovano d'accordo tutti perché non fanno male a nessuno. Perché, ad esempio, non tornare a un sistema bancario con compiti differenziati tra investimenti, prestiti, ecc. ?

Tremonti dovrebbe resistere alla tentazione di aumentare l'IVA che si scaricherebbe sull'aumento dei prezzi e colpirebbe socialmente in modo indifferenziato. La tentazione di usare l'inflazione per riequilibrare i conti pubblici è un'arma socialmente iniqua ed economicamente pericolosa perché prima o poi si scarica sul costo del debito pubblico.
Tremonti dovrebbe resistere alla tentazione di fare altri condoni, lo scudo fiscale è una ferita ancora aperta.
Probabilmente Tremonti non ascolterà e farà approvare un pacchetto di tagli che bloccheranno ulteriormente gli investimenti pubblici, metteranno definitivamente in ginocchio gli Enti locali - tranne i favori erogati agli "amici" più stretti - e toglieranno ogni speranza di aiutare la ripresa economica, unica via per riequilibrare i conti in modo diverso. Perfino il federalismo fiscale può diventare il cavallo ruffiano di nuovi tagli alla spesa sociale. Non si sa se sia peggio la malattia o il medico.

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=14833
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