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Autore Discussione: Mariapaola Salmi. Curare l’obesità come una malattia cronica ...  (Letto 3244 volte)
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« inserito:: Aprile 16, 2010, 09:09:52 am »

IL CONGRESSO / ALIMENTAZIONE

Curare l’obesità come una malattia cronica “Servono farmaci, cure e riabilitazione”

di Mariapaola Salmi


L’obesità è diventata negli ultimi anni una vera e propria epidemia mondiale.

In Italia mancano centri e percorsi di riabilitazione.
Mentre i nuovi malati sono sempre in aumento, esiste solo un farmaco per ridurre l'assorbimento di grassi.
La Società italiana dell'obesità chiede che il sistema sanitario affronti l'emergenza e inserisca questa malattia tra quelle invalidanti


L'obesità è un'emergenza sociale e va considerata a tutti gli effetti una forma di disabilità. "Le persone obese devono avere garanzie sull'accesso alle cure, ai servizi sociali, ai farmaci ma soprattutto ad un percorso riabilitativo che al momento solo pochissimi centri, una decina in tutta Italia, possono assicurare". L'appello arriva dal congresso della Società Italiana dell'Obesità (Sio) che si apre oggi a Roma. "E' opportuno che la società e il Servizio sanitario nazionale di occupino del problema", spiega il presidente del congresso Giovanni Spera, dell'università di Roma La Sapienza.

Il problema del peso ha assunto i caratteri dell'epidemia globale. Negli Stati Uniti il 55% della popolazione ha problemi di sovrappeso, è obeso il 23%. In Italia invece Il 34,2% dei nostri concittadini è sovrappeso, il 10% è obeso. L’Italia ha anche il triste primato di bambini sovrappeso e obesi (34-36% in Campania). Ma l'obesità è anche fattore di rischio per altre malattie. “Un obeso con indice di massa corporea superiore a 29 ha un rischio 6 volte maggiore di insufficienza renale, per non parlare del rischio di infarto, ictus, tumori e malattie osteoarticolari – sottolinea Carruba – l’80% degli obesi è diabetico e iperteso perché ha alle spalle una lunga storia di obesità, il punto è che non bisogna aspettare ma mettere questi malati sulla bilancia e curarli prima possibile. Basta un calo ponderale del 5-10% per tenere sotto controllo diabete e ipertensione”.

Solo un farmaco disponibile. “L’obesità è diventata negli ultimi anni una vera e propria emergenza sanitaria – dice Saverio Cinti, presidente SIO, - è la prima causa di morte prevenibile”. Ma paradossalmente sono pochi i farmaci in grado di curare questa patologia, tanto che viene oggi si parla di malattia 'orfana'.  “Abbiamo solo una molecola disponibile – dice Giovanni Spera, presidente Sio Lazio - l’orlistat, questo il nome del medicinale, riduce del 30% l’assorbimento dei grassi contenuti nella dieta. La ricerca è orientata ad individuare sostanze come le peptidasi, che agiscano a livello del sistema nervoso centrale, quindi non solo sui centri della fame e della sazietà che sono situati in aree profonde del cervello ma anche sul centro della ricompensa”. Investire sulla ricerca significa significa anche provare a curare una nuova categoria di obesi, chi è affetto da una vera e propria psicopatologia, alla stregua dell’anoressico e del bulimico, che andrebbero trattati anche con la psicoterapia. Si tratta di pazienti che hanno un disordine dell’assunzione del cibo che si manifesta con la classica “abbuffata”. I ricercatori hanno evidenziato che in questi pazienti viene attivato il centro della ricompensa ogni qualvolta s’introducono grosse quantità di cibo, se questo manca si scatena una vera e propria crisi d’astinenza.

Se l'aumento di peso dipende dall'organo adiposo. L’evoluzione della nostra specie ha portato alla differenziazione di due tipi di tessuto adiposo: quello “bianco”, che i nostri antenati possedevano in gran quantità, che serve ad accumulare grassi; quello “bruno” che permette di bruciare i grassi e produrre energia. “Questi nell’insieme costituiscono l’organo adiposo – spiega il professor Saverio Cinti, autore della ricerca pubblicata su Cell - il tessuto bruno è essenziale per l’uomo che deve mantenere la temperatura corporea stabile, avere un tessuto in grado di produrre calore è fondamentale. Le nostre osservazioni ci fanno concludere che il tessuto bruno aumenta col freddo e cosa ancor più interessante deriva dalla componente bianca per qul fenomeno che abbiamo chiamato “trans differenziazione”, ovvero la trasformazione di un tessuto in un altro. Gli esperimenti – aggiunge Cinti – hanno dimostrato che più c’è tessuto bruno più aumenta la resistenza dell’organismo al diabete e all’obesità”. Riuscire a stimolare la produzione di tessuto adiposo bruno, o magari la trasformazione del tessuto bianco in tessuto bruno è l’obiettivo di molte ricerche in corso.

Obesità e cellule staminali. E’ noto ormai che l’organo adiposo è la più ricca fonte di cellule staminali dopo il midollo osseo. Al Congresso si parlerà degli aspetti degenerativi delle staminali nelle malattie quali diabete, insufficienza cardiaca, aterosclerosi. I ricercatori si chiedono se per caso l’obesità no derivi proprio da una incapacità delle staminali di rigenerare. Il fenomeno sarebbe strettamente connesso al tema dell’aging, l’invecchiamento, e dello stress ossidativo che ne fa da substrato.

(Aprile 15, 2010)
da canali.kataweb.it
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