LA-U dell'OLIVO
Novembre 23, 2024, 10:51:22 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: RICHARD NEWBURY Laurearsi in stupidità in Usa si può  (Letto 4420 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Ottobre 22, 2008, 12:09:10 pm »

22/10/2008 (7:40) - IL PADRE DEL «NEW DEAL»

L'economia saggia ha le mani bucate
 
Keynes e l’invenzione della finanza creativa.

I paradossi di un bizzarro tutto arte e mercato

RICHARD NEWBURY


«Famoso economista sposa ballerina» titolava il London Evening Standard del 4 agosto 1925 e la notizia sembrava ancor più inverosimile del matrimonio tra Marilyn Monroe e Arthur Miller. Inverosimile è stato anche il successo di quel matrimonio. E inverosimile il fatto che un adepto della «triste scienza» dell’economia fosse una «celebrità». Tanto più che il trentanovenne John Maynard Keynes era pubblicamente noto a Cambridge, e tra i suoi amici del Gruppo di Bloomsbury - Lytton Strachey, Virginia e Leonard Woolf, Vanessa Bell, Duncan Grant e tutti gli altri - come omosessuale, «sposato», quando incontrò la futura moglie Lydia Lopokova, con lo psicologo Sebastian Sprott.

Maynard Keynes aveva studiato Economia per un solo semestre. La sua tesi di dottorato era stata sulla «Probabilità», messa in relazione con la relatività di Einstein. Come più tardi, nel 1936, avrebbe presentato una Teoria Generale dell’Occupazione di cui la teoria classica era semplicemente un «caso speciale», così già nel 1908 Keynes sosteneva che «Probabilità» andava considerata «la teoria generale» della logica, della quale la logica deduttiva era il «caso speciale».

Inoltre, se per la generazione dei padri del Gruppo di Bloomsbury Darwin aveva ucciso Dio dimostrando che l’uomo era stato assente per la maggior parte della Creazione, Freud aveva dimostrato loro che l’umanità era inconsapevole del 90 per cento delle sue motivazioni. John Strachey, che aveva tradotto Freud ed era diventato il primo psicoanalista britannico, era stato l’amante di Maynard. E la relazione più importante di Maynard, prima di stupire se stesso fidanzandosi con Lydia, era stata con il cugino di Strachey, il pittore Duncan Grant. Duncan mostrò al grande sistematizzatore Keynes, la cui intelligenza incuteva rispetto a Bertrand Russell, che c’erano altri validi modi di vedere e di pensare. Nel 1925 Duncan fece da testimone di nozze a Maynard e, come c’era da aspettarsi, dimenticò l’anello; Maynard ovviamente ne aveva portato uno di riserva.

Per Keynes quindi la scimmia semi-evoluta di Darwin non era l’homo economicus dell’econometria classica, ma l’homo psychologicus alla mercé del suo Es e degli istinti gregari irrazionali - il flusso di coscienza - del mercato. «Mai comprare un titolo azionario che sembra buono, perché tutti lo faranno», era il consiglio di Keynes, che si arricchì scommettendo contro il mercato, anche se per ben due volte sfiorò il fallimento. «Fu la mancanza di pioggia per far crescere della buona erba per le corse dei cavalli che portò alle scommesse americane alla Borsa di New York. Perciò l’intera industria d’America è un mero sottoprodotto di un casinò», disse Keynes nel 1932 alla Commissione parlamentare, per dimostrare come i fattori marginali influenzino i mercati.

Fu questa serendipità a essere potenziata dal matrimonio di Maynard e Lydia, che erano opposti ma pari: qualcosa che quegli snob intellettuali e sociali del Gruppo di Bloomsbury non potevano capire. Nata nel 1891 a San Pietroburgo, Lydia aveva studiato alla Scuola Imperiale di Ballo e a 18 anni era la prima ballerina dei Ballets Russes di Diaghilev a Parigi, dove danzava con Nijinsky e Massine sulle musiche composte dal suo amante Stravinskji e davanti alle scene dipinte da Picasso. Dopo aver rotto con Diaghilev, guadagnava a New York duemila dollari alla settimana e, nel momento in cui incontrò Maynard, era reclamizzata come «la più grande ballerina del mondo».

Quel che Maynard amava in lei erano le intuizioni bizzarre, fulminanti della sua conversazione, con la sua mente che saettava tra le idee in un peculiarissimo «inglese lidiesco». Fu questo che stimolò Keynes a essere più «poetico» e sperimentale anche nella sua Economia. Così all’improvviso la cosa «sbagliata» diventa la cosa «giusta» da fare in base al contesto. Negli Anni 30 la virtù vittoriana per eccellenza, la «parsimonia», si trasformò in vizio, mentre le mani bucate divennero la cura keynesiana. «In questo modo si crea lavoro», e lo dimostrò gettando tutti gli asciugamani dell’albergo sul pavimento del bagno. Per Keynes l’economia era il mezzo con cui, attraverso la piena occupazione, tutti avrebbero potuto godere delle possibilità culturali di cui godevano il Gruppo di Bloomsbury e i chiostri di Cambridge.

L’ispiratore di Keynes era un altro accademico di Cambridge: Isaac Newton. Non solo un fisico ma, come Master of the Mint (Mastro della Zecca, ndt) all’epoca della creazione della Banca d’Inghilterra, della Borsa e dei Lloyd’s, anche un economista creativo. Keynes riconobbe in Newton quello che era anche lui: un pensatore laterale, capace di risolvere i problemi in modo istintivo. Nel 1919 aveva proposto una obbligazione europea grazie alla quale la Germania si sarebbe sviluppata mentre pagava agli alleati i danni di guerra. Nessuno lo ascoltò. Nel 1939 dimostrò «come la guerra potrebbe pagarsi da sé». La Teoria Generale e Bretton Wood erano però contrari ai «salti nel buio» come quelli di Newton, che Keynes considerava «l’ultimo dei maghi e non il primo dei razionalisti».

Keynes, come Newton, domina la sua epoca: nelle due guerre mondiali salvò la Gran Bretagna dalla «Dunkerque economica», fu presidente di due compagnie di assicurazione, Pari d’Inghilterra, governatore della Banca d’Inghilterra. Stabilizzò l’economia del dopoguerra. Ancora più importante per lui, fondò l’Arts Council e fu amministratore della National Gallery.

Per Keynes, che per tutta la vita fu un liberale alla Edmund Burke e per religione aveva i Principia Etica di G.E. Moore, «l’economia era un ramo dell’etica». La Teoria Generale pubblicata nel 1936 vedeva la parsimonia come impedimento al ri-lancio di un’economia della piena occupazione. La nostra attuale cultura spendacciona di indebitamente cronico pubblico e privato e di consumo sfrenato è però contraria alla morale di Keynes, alla sua visione sociale e culturale. Per lui «l’amore del denaro come possesso... è una patologia piuttosto disgustosa, una di quelle inclinazioni semi-criminali e semi-patologiche che si affidano con un brivido agli specialisti di malattie mentali».

La cura di Keynes per la nostra attuale povertà potrebbe venire dalla «repubblica dell’immaginazione» governata da Duncan Grant e Lydia Lopokova. Perché, come Keynes ormai prossimo a morire scrisse nel 1946 all’Arts Council nel mezzo di intensi negoziati a Washington: «Tutti, immagino, riconoscono che il lavoro dell’artista in ogni suo aspetto è, di sua natura, individuale e libero, non disciplinato, non irregimentato, non controllato. L’artista cammina dove lo spinge il soffio dello spirito. Non può mantenere la sua direzione; non la conosce neppure lui. Ma guida tutti noi ai pascoli freschi e ci insegna ad amare e gustare ciò che spesso noi all’inizio rifiutiamo, ampliando la nostra sensibilità e purificando i nostri istinti».

da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #1 inserito:: Agosto 26, 2009, 04:28:52 pm »

26/8/2009

Laurearsi in stupidità in Usa si può
   
RICHARD NEWBURY


Il vecchio Occidental College di Los Angeles, dove ha studiato il presidente Obama, ha catturato l’attenzione degli studenti con un «Corso sulla Stupidità». Un francese come Napoleone avrebbe potuto dire «peggio dell’errore c’è la stupidità», mentre Friedrich Schiller arrendendosi: «contro la stupidità anche gli dei lottano invano». Per le stesse ragioni gli anglosassoni, che hanno sempre avuto un grande rispetto per la stupidità, potrebbero pensare che non sia una cattiva idea studiare questo grande aiuto per il dominio imperiale; bisogna sempre apparire stupidi per disarmare le aspettative.

È svantaggioso, per la vita pubblica e privata inglese, apparire intelligenti; è fatale essere considerati «troppo intelligenti per metà». Sicuramente per sembrare intelligenti si deve pensare in maniera machiavellica, che nel mondo protestante anglosassone corrisponde ad avere un pensiero diabolico. Non per niente sua maestà Satana è chiamata popolarmente «vecchio Nick», in onore del fiorentino Niccolò.

Comunque il pragmatismo è molto ammirato dagli anglosassoni come argomento della vincente campagna di Bill Clinton: «È l’economia, stupido!», o come il mantra di George W. Bush: «Si può ingannare una parte del popolo in continuazione, e questi sono proprio quelli che ti votano».


Matematica pura per la regina Vittoria
Queste assurdità sono la norma e la principale guida del «pensiero» inglese. Senza dubbio, il miglior commento sulla Costituzione inglese non scritta fu di un professore di matematica di Oxford, Charles Dodgson. Egli è stato, naturalmente, lo scrittore di Alice nel paese delle meraviglie e di Alice attraverso lo specchio con lo pseudonimo di Lewis Carroll. Quando «the Red Queen» Vittoria gli chiese entusiasta una copia del suo libro successivo, si vide recapitare un lavoro sulla Matematica pura. Lo stesso signor Dodgson definì il lavoro di un matematico come «avere sei pensieri impossibili prima di colazione».
Ossia, fare domande stupide. Il fisico di Cambridge J.J. Thompson ha vinto il premio Nobel nel 1906 per avere dimostrato che un elettrone è una particella, mentre suo figlio George ha vinto pure lui il Nobel nel 1937 per avere provato che l’elettrone è un’onda. Non è stupido? Paul Dirac, che a 26 anni quadrò il cerchio della meccanica quantistica con il suo «bellissimo» algoritmo, vince un altro Nobel nel 1933 e tutte le persone «normali» che lo conoscevano, avrebbero dovuto considerarlo stupido. I suoi colleghi inventarono una nuova misurazione atomica, «un Dirac», per parlare alla velocità di una parola all’ora!
La stupidità ci presenta spunti di riflessione che rivelano nuove «grandi narrazioni» per la nostra intelligenza. La relatività, in tutte le sue implicazioni filosofiche, può essere considerata «stupida»? La meccanica quantistica, in cui una certa cosa può essere due cose contemporaneamente, può essere il nuovo «intelligente» stupido modo di vedere il mondo e la società? Come Donald Rumsfeld dirà: «Ci sono cose che crediamo di sapere. Ci sono cose che sappiamo di non sapere. E la cosa più importante, ci sono cose che non sappiamo di non sapere».


Se il Premio Nobel si disapprova
Ora, una delle cose che mi piace abitando a Cambridge è che gli amici che invito a cena mi fanno sempre sentire stupido. Questo non è intenzionale; è solo che sono l’unico a non essere membro della Royal Society. Allo stesso modo, l’«auto-disapprovazione» inglese vuol dire che quando qualcuno dice «Non so molto su questo», significa che il suo premio Nobel è in un altro ramo di Economia - o biochimica o qualsiasi altra cosa. Ovviamente è tutto relativo.
«Intelligenza» e «stupidità» mi hanno appena permesso di essere a cena con Simon Conway Morris, uno dei più rinomati Paleobiologi dell’evoluzione (ora ti senti stupido come me!). Studia i fossili come testimonianza delle estinzioni e delle evoluzioni che ci sono state sulla Terra e che l’intelligenza si è evoluta da zero diverse volte. Tuttavia si possono avere gli occhi senza il cervello collegato. Simon ha anche detto che l’intelligenza può evolvere indietro così come in avanti; in altre parole, possiamo diventare più stupidi e più intelligenti. Alcuni migranti dall’Asia alla Micronesia sono regrediti all’età della pietra in meno di un millennio. Questo può accadere anche in questo momento, di conseguenza è un altro motivo per la necessità di più corsi sulla stupidità.
Siate pronti per la stupidità di un intero nuovo settore accademico. Ad esempio: nata a Praga nel 1952, Avital Ronell è stata un’artista di performance prima di studiare a Berlino, a Princeton, a Parigi (con Derrida), a Berkeley, e ora alla New York University. Il suo telephone book si concentra sui seguenti temi: la tecnologia, la schizofrenia e il linguaggio elettrico in risposta a Heidegger. L’autore diventa operatore. Crack wars oppone i «razzisti» della guerra alla droga ed esamina «l’essere contro» di Heidegger. Il Test Drive indaga la logica alla base del discorso scientifico e l’abbandono della stupidità. Quando Oscar Wilde diceva: «C’è solo un peccato, ed è la stupidità» era più saggio di quanto credesse.

da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #2 inserito:: Gennaio 13, 2010, 05:27:46 pm »

13/1/2010

Nel ghetto la scuola è migliore
   
RICHARD NEWBURY


Il mio battesimo di fuoco come insegnante avvenne a Londra nei primi Anni 70, nella vecchia scuola dell’ex sindaco rosso Ken Livingstone, la Tulse Hill School, frequentata all’80 per cento da caraibici. La crescente consapevolezza nera significava che i miei alunni (che avevano dagli 11 ai 18 anni) chiedevano lezioni di «Storia nera».

Era scontato che noi insegnanti ci muovessimo solo a coppie. A quell’epoca vivevo sulla King’s Road, a Chelsea, un quartiere allora bohémien. Ora invece la mia famiglia ha la sua base londinese in un posto dove negli Anni 70 mai mi sarei sognato di mettere piede: Hackney, un miglio a Nord della City, un quartiere che adesso ospita un mix straordinario di culture e gruppi etnici, oltre alle gallerie della nuova BritArt. Dei 202 mila abitanti del quartiere, 126 mila sono nati in Gran Bretagna, gli altri appartengono a 67 gruppi etnici diversi, dagli algerini agli zimbabwesi, passando per 848 italiani. Adesso però la borghesia preme per stabilirsi proprio in un posto come Hackney, il Bronx di Londra. A convincerla, è la qualità dell’istruzione, radicalmente migliorata dopo che tre scuole, in seguito alla consueta ispezione biennale, erano state chiuse perché «inadatte allo scopo». E poiché il denaro del governo segue le scelte di genitori e alunni, è ovvio che cattivi risultati e scarsa disciplina producono zero insegnanti e zero alunni.

Le «City Academy» sono un’eredità di Blair, realizzata con l’opposizione di Brown e l’appoggio dei conservatori. Le vecchie scuole sono state demolite e al loro posto, con il forte appoggio di industrie locali e di filantropi, ne sono sorte due nuove, spettacolari, high tech. L’Academy, che ha sempre una specializzazione, è gestita da un trust - nel quale sono rappresentati anche i genitori - che assume e licenzia gli insegnanti e fissa gli obiettivi per gli studenti. E i ragazzi che studiano in edifici che sembrano lussuosi uffici della City, con impianti sportivi meravigliosi, non hanno certo voglia essere espulsi per cattiva condotta o bassi voti.

Le due Academy di Hackney sono la City e la Mossbourne, entrambe specializzate in Tecnologia dell'Informazione e della Comunicazione (ITC). La Mossbourne, sotto la direzione di Sir Michael Wilshaw, ha già ottenuto eccezionali risultati negli esami pubblici ed è stata giudicata dagli ispettori «straordinaria da ogni punto di vista». La Hackney City Academy, sponsorizzata dal gigante della consulenza alle imprese KPMG e dalla città di Londra, ha aperto in settembre.

L’approccio, sotto la direzione di Mark Emerson, mescola high tech e tradizione. Sono i pionieri degli ebook come libri di testo, i compiti arrivano a casa sui cellulari dei ragazzi, e chi non può comprare un laptop lo riceve gratis. L’uniforme è una bella giacca rossa, non sono ammessi telefonini e si pranza con i professori: come in un college tradizionale, ognuno a turno serve gli altri per imparare a socializzare.

Ecco perché adesso sia i britannici che le minoranze vogliono venire a vivere ad Hackney, e non scappare!

da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #3 inserito:: Aprile 02, 2010, 08:27:59 am »

2/4/2010

Multietnici come l'impero
   
RICHARD NEWBURY

La scultura di Anish Kapoor rappresenta la Londra multietnica che ospiterà i Giochi del 2012. Gli inglesi hanno un talento per cose come «l'ambiguità creativa», «le tradizioni inventate» e «l'arte di conservare la parola, cambiandone il senso», e lo vediamo in quell'autentica creazione di Vittoria e Alberto che fu la monarchia vittoriana, capace di celare ciò che Walter Bagehot chiamò una «Repubblica camuffata».

Questo permise, tra l’altro, l'esistenza di un impero multietnico che grazie a queste «educate apparenze» riusciva, in una logica da «Alice nel paese delle meraviglie», a essere dispotico in Asia e più democratico che nella madrepatria in Australia.

I cerimoniali della monarchia e delle altre istituzioni sono in realtà pieni di aggiunte recenti e posticce che riescono però ad avere la rassicurante apparenza della continuità. Tony Blair soffiò da sotto il naso ai francesi le Olimpiadi del 2012, perché fece colpo sul Comitato olimpico, raccontando quanto la società «arcobaleno» della multietnica East London si sarebbe avvantaggiata delle attrezzature che i Giochi avrebbero lasciato in eredità, e questo sta già avvenendo.

La scelta degli artisti, degli architetti e dei finanziatori mostra la natura multietnica della città. Londra è un crogiuolo di razze, persino più di New York. Anish Kapoor è nato a Mumbai. Lo sponsor è l'uomo più ricco della Gran Bretagna, il magnate dell'acciaio di origine indiana Lakshmi Mittal. Di nuovo l'arte pubblica inserisce la novità in un contesto ufficiale. Tutti i londinesi possono riconoscersi in questi artisti e nelle loro creazioni. Dopotutto il sindaco Boris Johnson ha un nonno turco e una moglie mezza indiana.

da lastampa.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!