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Autore Discussione: Prodi: «Pagare tutti per pagare meno»  (Letto 4561 volte)
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« inserito:: Agosto 25, 2007, 05:07:59 pm »

«Ora rimettiamo i soldi nelle tasche della gente»

Il ministro Bersani: serve senso civico 

DAL NOSTRO INVIATO


RIMINI — «Vede, quando si parla di tasse bisognerebbe collegare lingua e cervello. Abbiamo un'evasione fiscale e un debito pubblico senza paragoni, una spesa pubblica che sarà inefficiente finché si vuole ma è pari alla media europea, e delle tasse assai alte, per chi le paga. Quindi non resta che combattere l'evasione. L'essenziale però è che dobbiamo legittimarla questa lotta agli occhi degli italiani ». Chiaro, ma come si fa? «Non basta farne una questione di giustizia ed equità, bisogna mostrate che qualcosa di quello che si recupera va ai ceti deboli, alle imprese, alle famiglie, insomma a quelli che le tasse le pagano». Pier Luigi Bersani si fa un giretto fra gli stand della Compagnia delle Opere e si mette in posa per le foto, saluta, firma autografi. «L'autotassazione superiore al previsto dimostra che gli italiani hanno più senso civico di quanto non si creda. Altro che sciopero fiscale, è stato il rovescio. E adesso che la lotta all'evasione sta dando qualche risultato non basta dirlo così, si tratta in concreto di mettere nelle tasche di chi paga qualcosa di quello che si è recuperato. Nella Finanziaria? Non amo le manovre d'agosto, ne parleremo a settembre...».
Se l'altra sera Fassino s'è preso una bordata di fischi, Bersani a Rimini gioca in casa, il presidente della Cdo Raffaello Vignali lo ha salutato come «grande amico del Meeting» e il ministro diessino per lo sviluppo economico è uscito dall'incontro pomeridiano fra ovazioni e «bravo! ». Mica per niente da queste parti sarebbe stato il nome preferito alla segreteria del Pd, seguito a ruota dall'altro ospite della giornata, Enrico Letta, l'unico candidato presente al Meeting. I due sono entrati nell'Auditorium della Fiera assieme, accompagnati dagli applausi. Anche Letta, per parte sua, aveva appena fatto sapere che «dobbiamo andare verso una Finanziaria di tregua fiscale: per la gente il terremoto continuo in materia di tasse è la cosa peggiore».

Bersani, in apparenza, la prende alla lontana. Ma tocca le corde sensibili della platea nell'elogio dello Stato leggero, «in una società come quella di oggi la regolazione formale è quasi impossibile, come prendere acqua con le mani, quando tenti di farla appesantisci talmente il sistema di regole e norme che la gente si ribella ». Così il ministro si appella alla responsabilità degli imprenditori, «fare impresa è di per sé un'espressione di civismo. Io lo chiamo così: voi parlate di gratuità, di onore. Di una cosa che è capace di autoregolarsi ». Ecco il punto centrale: «Oggi vincono quei Paesi che più hanno fatto proprio quel meccanismo di autoregolazione che chiamo senso civico. Io sento che il nostro Paese, di questa materia prima, ne ha un po' meno. E se la politica è colpevole non per questo la società è innocente ». Del resto, osserva, «la politica non ha il fisico» perché «occorrerebbe avere credibilità per dire al Paese "dobbiamo cambiare tutto", lei stessa dovrebbe patire uno sforzo visibile di rinnovamento, far vedere che si gioca qualcosa, che non ragiona in termini corporativi, di casta». E qui Bersani si fa una risata: «Ma figuratevi un Paese corporativo come il nostro, se non gode quando vede la casta: sotto sotto gli va bene perché così garantisce tutte le altre ».

Nel suo intervento non parla mai di tasse, il ministro, ma è chiaro che l'elogio del senso civico, spiega più tardi, «è strettamente connesso al tema fiscale». Così chiede alla platea di «sostenere » le liberalizzazioni di settembre e di promuovere la responsabilità fra le imprese, «voi che portate un significato, che considerate l'onore dell'impresa oltre il legittimo profitto, riunite le imprese e dite: guarda che tu sei questo, perché anche la miglior politica non basterà a costruire una cittadinanza in cui ciascuno fa la sua parte per regola interna ».

In tutto questo, il Pd resta sullo sfondo. Bersani, però, invita a «ricordarsi che siamo in una fase costituente, necessariamente verticistica: la vera costituzione del partito sarà dopo l'assemblea del 14 ottobre, quando lo scettro passerà al popolo democratico». Prima di andare, c'è tempo di ribattere a Tremonti, «non sarà una Finanziaria di lacrime e sangue: il rischio è alle spalle, il rigore continua». Con relativa lotta agli evasori e incentivi per gli onesti: «Sa com'è. Bisogna anche fare in modo che la gente abbia un po' voglia di pagarle, le tasse».


Gian Guido Vecchi
25 agosto 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 25, 2007, 05:08:46 pm »

Tasse, Visco: «Montezemolo fa retorica»


I dati sul gettito gettito da autoliquidazione - Irpef, Ires e Irap - resi noti venerdì ci informano dell'aumento delle entrate fiscali da gennaio ad agosto; e del miglioramento di previsioni e stime contenute nel Documento di programmazione economica e finanziaria del governo. E c'è chi parla di "boom" delle entrate. Il fisco sta spremendo gli italiani? «No - afferma il vice ministro dell'Economia Vincenzo Visco - questi ottimi risultati sono la prova che la politica fiscale sta facendo il proprio lavoro...».

Visco lo dichiara in una intervista su "Repubblica". Dopo che anche il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani ha osservato: «I dati sul gettito da autoliquidazione non dimostrano un aumento della pressione fiscale. Dimostrano invece che non è in corso lo sciopero fiscale».

Spiega Visco: «Questi ottimi risultati sono la prova che la politica fiscale sta facendo il suo lavoro». E dimostrano due cose: «Che la rivolta fiscale non c'è stata» e «che il gettito aggiuntivo non dipende dal fatto in sé ma dalle politiche». Visco lo dice in un momento in cui il centrodestra "cavalca" la cosiddetta questione fiscale, portando avanti una polemica che insiste sull'argomento: erario ricco, Paese povero.

Al presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo,- che aveva commentato così la tassazione delle rendite: «È scandaloso» - Visco replica: «Montezemolo fa solo retorica: la vera emergenza nazionale in Italia non è il fisco, ma l'evasione fiscale, che resta una vera e propria pandemia». E aggiunge: è necessario «razionalizzare il prelievo e semplificare gli adempimenti» e «i primi interventi devono riguardare proprio il mondo delle imprese».

Il viceministro definisce quindi «surreale» la discussione sulla tassazione delle rendite e invita tutti, colleghi d maggioranza e parti sociali, ad abbassare i toni della discussione. «Io dico: ragioniamo con calma e smettiamola di intossicare ad arte il clima politico e sociale. Questo serve solo a spaventare la gente e indebolire il governo. Montezemolo in questi mesi ha appoggiato la lotta all'evasione. Sia coerente e continui a farlo».

Ma non solo: «Ce l'ho -puntualizza Visco- con quelli che, nella sinistra, non capiscono che dobbiamo andare avanti, perché con questi buoni risultati, oltre che risanare i conti, si consolida anche il governo dal punto di vista politico».

È falso, continua Visco, sostenere che il governo abbia aumentato le tasse. «La verità è invece che il governo cerca solo di far pagare le tasse, il che politicamente è perfino più pericoloso. E in questo senso sono davvero sbalordito di come a questi signori dell'opposizione sia concesso di urlare contro di noi per l'aumento delle imposte. Berlusconi e Tremonti hanno aumentato in 5 anni la spesa corrente primaria di 2.3 punti di Pil, più 1.3 punti di caduta di gettito fiscale, sparito tutto in evasione. Questa è l'eredità che ci hanno lasciato».


Pubblicato il: 25.08.07
Modificato il: 25.08.07 alle ore 13.03   
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 25, 2007, 05:31:54 pm »

Prodi: «Pagare tutti per pagare meno»
Bianca Di Giovanni


«È finita l’epoca dei condoni. L’obiettivo del governo è far pagare meno tasse a tutti combattendo l’evasione». È un Romano Prodi visibilmente soddisfatto per l’andamento delle entrate (a fine anno saranno 4 miliardi in più del previsto) quello che si gode l’ultimo week-end di vacanza. Al rientro lo aspetta la sfida d’autunno: la Finanziara. Già martedì si terrà il preconsiglio, mentre mercoledì all’Economia si tracceranno le prime linee. Il premier smorza i toni delle polemiche estive. «Seguiremo le linee indicate nel Dpef». Stop: nulla di più. Collegialità e respiro lungo, questi gli ingredienti della «campagna d’autunno». Prodi sa bene che al rientro avrà bisogno di molto equilibrismo per placare le tensioni nella maggiranza. Rifondazione e la sinistra democratica spingono ancora sul fronte delle rendite. La misura era prevista nel Dpef ed era già avviata in un ddl, dicono all’unisono Cesare Salvi e Giovanni Russo Spena. Due buoni motivi per i centristi per escluderne l’inserimento in manovra.

Insomma, ancora schermaglie. A cui si sono aggiunte le nuove richieste sul nuovo ipotetico «tesoretto» annunciato dalle Entrate. C’è chi punta a rimpinguare le dotazioni per il welfare (precari, pensionati poveri, scalone previdenziale), e chi invece prevede l’abbassamento delle aliquote fiscali. Russo Spena arriva a minacciare il premier. «Prodi deve tener conto che la maggioranza rischia di cadere in qualsiasi momento - dichiara il capogruppo in Senato - quando bacchetta sottosegretari e ministri». Rifondazione non ci sta a portare voti al «mulino» di «Rutelli, Fassino, Santagata, Dini e persino Montezemolo» (la lista è di Russo Spena). Anche dai verdi, per bocca del ministro Alfonso Pecoraro Scanio, arrivano nuove richieste. Per il ministro verde sarebbe «una scelta saggia» destinare l'extragettito «alla tutela dell'ambiente e ai giovani, per liberarli dalle incertezze del precariato».

Per ora il premier riesce ad evitare il peggio, godendosi i buoni risultati fiscali. Per Prodi, «le cifre rese note dal ministero dell'Economia sull'aumento del gettito delle autoliquidazioni per il 2007 dimostrano che l'azione del Governo incontra la fiducia e il senso di responsabilità dei cittadini. L'incremento, ad aliquote immutate, sul quale lo Stato potrà contare per investire e al tempo stesso lavorare per chi ha meno, è sinonimo di serietà e di fiducia comune». Il presidente del Consiglio rileva come «troppe volte si parla del Fisco come di un nemico da combattere, dimenticando i servizi e la democrazia che esso garantisce sia a livello statale che locale. Le famiglie e le imprese italiane dimostrano di comprendere che non è con i condoni o i comportamenti furbeschi che si fa più grande e più giusto il Paese. Il silenzioso percorso con cui si stanno recuperando notevoli entrate frutto di evasione ed elusione, testimonia che la nostra non è una battaglia a senso unico, ma un impegno di civile equità».

Civile equità: è il binomio su cui il premier punta a costruire l’equilibrio nella maggioranza. Sul tema è intervenuto ieri anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Il quale ha messo l’accento sulla necessità di redistribuire la ricchezza, «anche usando queste maggiori entrate, in modo che una parte importante del Paese possa avere un miglioramento della propria condizione».

Un fisco che aiuti i più deboli e che diventi più leggero grazie al recupero dell’evasione. Questa la sfida della finanziaria 2008, che sarà orientata più alla crescita che al risanamento. «Stiamo già lavorando a fondo per preparare una legge Finanziaria che porti serenità e garanzie positive per i cittadini - spiega il premier - I risultati che stiamo raggiungendo fanno ben sperare per un 2008 di positiva crescita, accompagnata da un ulteriore miglioramento dei conti pubblici». Dalla prossima settimana inizierà il tour de force verso la manovra. Contemporaneamente nei luoghi di lavoro si terrà il referendum sul patto siglato il 23 luglio scorso. Il percorso è a ostacoli, ma il traguardo è raggiungibile.

Pubblicato il: 25.08.07
Modificato il: 25.08.07 alle ore 12.01   
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« Risposta #3 inserito:: Agosto 26, 2007, 09:49:02 pm »

Visco: «Il prossimo traguardo sarà ridurre le spese»

Bianca Di Giovanni


«Mai come in questo momento nella storia del mondo i “poveri” non hanno voce. Per questo il centrosinistra deve guardarli con attenzione. Ma questo non vuol dire aumentare la spesa. Vuol dire spendere bene, in modo equo». E anche tassare in modo equo. Questo è l’obiettivo di Vincenzo Visco. Attenzione ai deboli vuol dire realizzare gli obiettivi indicati nel Dpef: aiutare i pensionati più poveri, i giovani precari, chi lavora senza sicurezze. Il Viceministro non anticipa misure: si deciderà collegialmente. E soprattutto non si unisce a chi continua a parlare sempre e solo di tasse.

Preferisce concentrarsi sulle spese. Agli alleati manda un messaggio chiaro. «Se pensano di coprire nuove spese con le entrate se lo possono scordare - dichiara - Chiunque pensi di coprire maggiori spese con le entrate fa un delitto nei confronti dell’economia del Paese». Nessun tesoretto da spendere, quindi. E sulle polemiche nella maggioranza, un monito durissimo: «Rigore e disciplina più che nei conti servono nella politica, che è arrivata a livelli di credibilità bassissimi». Visco è reduce da una battaglia vinta: 20 miliardi sottratti all’evasione nel biennio 2006-7.

Soddisfatto?
«Ho dimostrato che la lotta all’evasione si può fare, e questo mi basta. Era quello che volevo e spero che i risultati possano continuare: sono nel governo per fare questo e lo faccio. Se si pensa agli utlimi mesi, a tutti gli attacchi, ci si rende anche conto che questa non è una passeggiata. Come ha sempre detto Bersani, il problema con gli italiani non è se gli aumenti le tasse ma se gliele fai pagare. . Ma non servono trionfalismi. L’evasione resta talmente alta che basta cercare un po’ per trovarla».

Prodi parla di senso civico, ma c’è chi dice che in realtà è paura.
«La lotta all’evasione non è un pranzo di gala. In un fisco di massa basato sull’autotassazione quello che conta è la percezione dei contribuenti rispetto al rischio che si assumono pagando o non pagando. Bisogna creare un contesto giuridico, amministrativo, procedurale e di comunicazione che invogli a pagare. Lo Stato non può far leva sul buon cuore. Pagare le tasse è un fatto coattivo di per sé. Un altro strumento utile è certamente trattare bene i contribuenti: non vessarli, aiutarli negli adempimenti. Questi sono i due pedali. Dieci anni fa usai essenzialmente il secondo: fisco telematico, semplificazione, compensazioni. Il clima era diverso: c’era una miriade di tasse e adempimenti, c’era stato il 740 lunare. Adesso abbiamo fatto una terapia d’urto per dare il segnale di discontinuità. I risultati si sono visti, ma quello appartiene al passato».

Adesso tutti chiedono di abbassare la pressione fiscale.
«È chiaro che la lotta all’evasione serve proprio a quello: a perequare il gettito, e quindi a redistribuirlo».

Assicura che non aumenterete ancora?
«Le tasse non le abbiamo aumentate né l’anno scorso né quest’anno. Basta leggere il Bollettino della Banca d’Italia per vederlo. In Finanziaria sono state ridotte sia Irap (massicciamente) che Irpef, che ci è costata un miliardo. Naturalmente escludendo le misure di lotta all’evasione, che non sono aumenti di tasse. La nuova curva Irpef ha rimodulato per garantire il cuneo ai lavoratori più deboli. È stato un momento molto difficile, anche di impopolarità, ma non c’era altro modo per mantenere quella promessa».

Prodi ha promesso di abbassarle: come lo si farà?
«Vedremo: bisogna prima rifare i conti, verificare la strutturalità del maggior gettito, controllare la spesa. Poi si farà insieme la Finanziaria. Certo, i risultati aiutano».

Il premier parla di aiuti ai più deboli. Può anticipare qualche proposta?
«Nel Dpef ci sono alcune cose: vedremo la compatibilità finanziaria. Sicuramente le tasse non aumenteranno. Quello che è inaccettabile è fare lotta all’evasione e aumentare la spesa. Se si punta allo sviluppo, non si possono sottrarre risorse all’economia reale e destinarle ai trasferimenti. Bisogna porsi il problema di contenere la dinamica della spesa e cominciare una restituzione di tasse. Ci sono cose che si possono fare senza costi».

Come le novità in cantiere per le imprese?
«Sì. L’obiettivo di tagliare di 5 punti l’Ires è raggiungibile a saldo zero per lo stato. Non tanto con gli incentivi (quelli per il Sud vanno mantenuti e anche forse migliorati), quanto allargando la base imponibile. Stessa cosa stanno facendo in Germania e in Austria: si allarga la base imponibile e si diminuisce l’aliquota legale. Anche la proposta di una tassa fofettaria per le piccole imprese e gli autonomi al minimo».

Non si sbottona sulle misure per le famiglie?
«No. Oggi bisogna togliere l’attenzione dalle tasse e concentrarla sulla riduzione delle spese. Il dramma dell’Italia è l’emotività incredibile, per cui adesso con più entrate tutti corrono a spendere. Calma, calma: siamo in una situazione lievemente meno drammatica di poco tempo fa. La finanza pubblica italiana è sempre delicata: dopo gli sfondamenti fatti dalla destra ancora di più. Se ci si distrae un momento, ripartono il disavanzo e il debito».

Come si chiuderà la partita sulle rendite finanzirie?
«Anche quello sulle rendite mi è parso un dibattito surreale. Il governo l’aveva proposto, il Parlamento si è tenuto il provvedimento un anno e alla fine si è convenuto con tutta la maggioranza di lasciare per ora le aliquote così e di concentrarsi sui fondi. Il problema è quello: con l’attuale tassazione la nostra industria finanziaria sta andando a picco. È una polemica assurda».

C’è chi protesta perché si chiede senso civico, ma il fisco non rispetta il contribuente sui rimborsi.
«Anche questa è una leggenda: noi abbiamo inserito la compensazoione automatica, abbiamo previsto i rimborsi trimestrali nell’edilizia, e veniamo accusati. Quello che pesa è lo stock passato. E semmai il vero problema è che sulla compensazioni automatiche ci sono molte frodi».

Come giudica il patto sul welfare?
«Nelle condizioni date era il massimo che si potesse fare, da una parte e dall’altra. Se il governo va avanti con disciplina nei comportamenti, senza stravaganze, i problemi si risolvono. Ma se si pensa di fare lotta politica a ogni stormir di fronda, allora tutto diventa più difficile».

Pubblicato il: 26.08.07
Modificato il: 26.08.07 alle ore 8.31   
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« Risposta #4 inserito:: Agosto 29, 2007, 12:07:31 am »

Dalla parte di chi paga
Stefano Fassina


Le dichiarazioni del ministro dell´Economia ieri a Telese alla Festa dell´Udeur ribadiscono uno dei cardini intorno a cui dovrebbe ruotare il dibattito sulla Legge Finanziaria in preparazione: «La pressione fiscale sui contribuenti in regola è eccessiva». Difficile non condividere tale valutazione, considerato che la pressione fiscale in Italia è sì in linea con la media dell´Unione Europea, ma con un´economia in nero e in grigio decisamente superiore, tale da portarla, su quanti sono in regola, oltre il livello dei Paesi scandinavi (quindi oltre il 50%), in cambio di servizi di qualità decisamente inferiore.

L´affermazione di Padoa Schioppa non riflette una sua personale convinzione. È la sintesi della valutazione del governo e della sua maggioranza. Infatti, nonostante alcuni improvvisati commenti sull'extragettito (smettiamola per favore con la storia del «secondo tesoretto») accumulato nei primi sette mesi dell'anno e previsto per il 2007, l'intera maggioranza di centrosinistra, da Rifondazione all'Udeur, di Camera e Senato ha votato a favore di due risoluzioni di approvazione del Dpef 2008-11 con indicazioni piuttosto precise su cosa fare delle maggiori entrate previste e su come raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica per il prossimo quadriennio (l'abbattimento del debito fin sotto la soglia del 100 percento del Pil).

Se lasciamo sullo sfondo le improvvisazioni e le crisi estive da astinenza di visibilità di alcuni «leader» della maggioranza e guardiamo alle risoluzioni sul Dpef notiamo che il disegno per la preparazione della Legge Finanziaria per il 2008 è chiaro. Nel testo approvato dall'intera maggioranza al Senato (paragrafi E.II 4 e 5), il governo viene impegnato «ad effettuare nel 2008 una riprogrammazione della spesa che, senza accrescere la pressione fiscale, consenta di realizzare gli interventi connessi agli impegni sottoscritti, alle prassi consolidate ed a nuove iniziative...». (il costo dei quali è quantifica in oltre 20 miliardi di euro nel Dpef) e a «conseguire il raggiungimento del pareggio di bilancio previsto per il 2011 senza aumentare la pressione fiscale e a garantire gli obiettivi... attraverso la riduzione della spesa primaria in rapporto al Pil». La risoluzione approvata dalla Camera, oltre ad assumere esplicitamente quanto approvato dal Senato, conferma l'impegno al Governo (paragrafi B. 2 e seguenti) «a realizzare con la legge finanziaria per il 2008 gli interventi connessi agli impegni sottoscritti, alle prassi consolidate e a nuove iniziative...» (i soliti 20 miliardi di euro) «mediante una riprogrammazione e riqualificazione della spesa corrente primaria e, in ogni caso, senza ricorrere ad aumenti della pressione fiscale»... «finalizzare le eventuali maggiori entrate derivanti dalla politica di contrasto dell'evasione fiscale, qualora permanenti, a riduzioni delle pressione fiscale prioritariamente sulle fasce più deboli già a partire dalla legge finanziaria per il 2008»... «a promuovere un "Patto per la riqualificazione e la razionalizzazione della spesa" da concordare tra Stato, le regioni e il sistema delle autonomie...». Sulla base delle scelte di politica economica compiute meno di un mese fa in Parlamento e considerati i dati sull'andamento delle entrate, il dibattito dovrebbe oggi concentrarsi su due aspetti: dove e come ridurre la pressione fiscale; dove e come intervenire sulle spese correnti.

La lotta all'evasione, nonostante mille ostacoli politici dovuti, a volte, anche al fuoco amico, si sta rivelando efficace. Visco ha ricordato in una recente intervista che la dimensione del recupero di gettito supera i 20 miliardi di euro l'anno. A legislazione vigente, la pressione fiscale è, quindi, destinata ad aumentare a partire dal 2008. In tale quadro, dati gli impegni previsti nelle risoluzioni sul Dpef, quali interventi di riduzione di imposte si vogliono realizzare? Si vuole ridurre l'Ici sulla prima casa e, contestualmente, introdurre una detrazione d'imposta per chi è in affitto? Oppure, dato che tutto e subito non si può fare, si preferisce aumentare il reddito disponibile delle famiglie numerose e a reddito basso e medio attraverso il potenziamento degli assegni familiari e la trasformazione in assegni delle detrazioni da carichi familiari per i contribuenti «incapienti»? Oppure, dopo l'intervento sul cuneo fiscale, si intende continuare a ridurre il carico sulle imprese? Vista anche la congiuntura economica internazionale, un aumento del reddito disponibile per le famiglie sarebbe utile a sostenere la crescita. Le imprese-società potrebbero beneficiare dello «scambio» tra minori incentivi e minore Ires; mentre le imprese minime e marginali potrebbero ritrovarsi una drastica semplificazione degli adempimenti tributari. Sul versante della spesa, dove ottenere risparmi? Con quali strumenti? Quali programmi de-finanziare e quali, invece, potenziare in riferimento alle priorità contenute nel Programma di governo? Quali soluzioni innovative adottare per migliorare efficienza ed efficacia dei programmi di spesa? Queste sono le domande che dovrebbero assillare le forze politiche della maggioranza. Tali domande, oltre che dalle risoluzioni parlamentari, sono state anche sollecitate il 3 luglio dalla Direttiva del presidente del consiglio nella quale si richiede a ciascun ministro di indicare, entro il 10 settembre, con quali risparmi di spesa intende finanziare richieste di spesa aggiuntive. A che punto è il lavoro nei singoli ministeri? I loquaci leader-ministri possono incominciare a darci qualche idea di come intendono soddisfare l'impegno richiesto dal Parlamento e dalla Direttiva del presidente del consiglio? A che punto è la spending review guidata dai tecnici di via XX Settembre?

Per incominciare a dare qualche risposta sarebbe utile non rimettere in discussione gli accordi raggiunti, faticosamente, su pubblico impiego e su welfare e competitività. Applicare compiutamente l'accordo tra governo e sindacati del pubblico impiego (mobilità, regolazione drastica, ma intelligente del turn over, ripristino delle procedure concorsuali per le assunzioni) potrebbe generare importanti e crescenti risparmi di spesa e, al tempo stesso, potrebbe avviare un miglioramento dei servizi resi ai cittadini e alle imprese. Al contrario, riaprire in Parlamento l'accordo del 23 luglio scorso implicherebbe aumenti di spesa che, sulla base delle risoluzioni sul Dpef, dovrebbero essere finanziati da corrispondenti riduzioni di altre spese correnti. Oltre, ad applicare gli accordi sottoscritti dal governo e dalle parti sociali, per arrivare a riqualificare e razionalizzare la spesa corrente si dovrebbe intervenire sul settore sanitario, dove sprechi e ed inefficienze, in particolare negli acquisti, permangono e dove il controllo del livello complessivo di risorse pubbliche assorbite rimane lontano. Infine, ampi spazi di intervento appaiono negli ambiti delle funzioni trasferite dalle amministrazioni centrali alle amministrazioni territoriali: dal 1990 al 2006 la spesa per servizi generali delle pubbliche amministrazioni è salita dal 3,4 al 4,4% del Pil. In sintesi, il federalismo sembra aver aumentato i costi di gestione delle macchine amministrative anziché ridurli.

Insomma, l'obiettivo dell'invarianza delle pressione fiscale potrebbe essere il «vincolo esterno» del decennio in corso e, come il traguardo dell'euro negli anni '90, mobilitare verso la modernizzazione del paese forze politiche, soggetti economici e sociali, lavoratori ed imprenditori troppo attenti al particulare ed al brevissimo periodo.

Pubblicato il: 28.08.07
Modificato il: 28.08.07 alle ore 8.26   
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