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Autore Discussione: Garimberti: "La lunga agonia che uccide la Rai"  (Letto 2356 volte)
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« inserito:: Febbraio 23, 2010, 06:54:51 pm »

Mancano le risorse, l'azienda ha una natura giuridica che non consente di stare sul mercato e non si è mai risolta la questione della governance.

Il richiamo all'autonomia dei giornalisti

Garimberti: "La lunga agonia che uccide la Rai"

Il bilancio del presidente dopo un anno di lavoro
 

ROMA -  Ad un mese dal compimento del primo anno di presidenza della Rai, Paolo Garimberti tratteggia un bilancio amaro del suo mandato. E di ce, in sostanza che sono ben tre i lacci che rischiano di soffocare l'azienda, dopo "una lunga e dolorosa agonia". Sono "la mancanza di risorse certe, una natura giuridica che non ci consente di stare sul mercato e una non risolta questione della governance". Quindi "o si cambia o il nostro destino è segnato. E' solo questione di tempo". Paolo Garimberti ha scelto l'occasione del terzo seminario promosso dalla Commissione di Vigilanza Rai dedicato al rapporto tra servizio pubblico, democrazia, politica e pluralismo. "Non è in discussione il saper fare o il cosa fare, ma il poter fare. E' questa la questione capitale della Rai". Occorre che vi siano le "condizioni necessarie" perchè il servizio pubblico esista.

"Meglio il metodo Agnes". A Garimberti viene in mente il film 'Non si uccidono cosi' anche i cavalli?', diretto da Sidney Pollack nel '69, per rappresentare il rischio di una lenta agonia. In Italia - ha aggiunto - si parla molto "di come la politica abbia invaso o stia invadendo la Rai.
L'imposizione dei suoi quadri dirigenti dall'esterno è semplicemente mortifera". E però - "mi arrischio a dire" - se di lottizzazione si deve parlare, "allora che sia 'scientifica', secondo il metodo evocato dall'ex direttore generale Biagio Agnes", che - ha affermato Garimberti - evocando la lottizzazione da lui vissuta, ha ricordato "Non era una cosa volgare...Noi dicevamo: dobbiamo nominare un direttore del tg1? Bene, dateci una rosa di 5 giornalisti bravi di vostra fiducia che poi a scegliere il più bravo ci pensiamo noi". Fine della citazione.

"Un calcolo sbagliato". Secondo Garimberti, "se e quando c'è invasione di campo da parte della politica, in genere ciò è il risultato di un calcolo sbagliato, di un profondo malinteso. Se, come penso, il fine ultimo della classe politica è avvicinare il cittadino alla politica e di lottare contro l'astensionismo politico, ebbene questo fine non sarà mai raggiunto con questi mezzi, con l'invasione e l'assoggettamento della Rai. Al contrario". Proprio perchè la Rai "è soprattutto un'azienda centrata sull'informazione in senso lato", dunque "la politica avrebbe tutto il vantaggio a puntare sul dispiegamento di tutte le potenzialità informative della Rai".

"Il valore dell'autonomia". Secondo Garimberti, "se il nostro valore principe è la libertà d'informazione, ebbene ai giornalisti va lasciato il massimo di autonomia", ferma restando la capacità del giornalista di essere "equilibrato, imparziale, equo". Di qui l'appello alla politica ad "aiutare la Rai a non soffocare" chiarendo appunto le tre questioni essenziali. A cominciare dalla certezza delle risorse, quindi recupero dell'evasione del canone di abbonamento. Diversamente "mantenere la Rai in perenne incertezza economica significa destinarla al cabotaggio, ala navigazione del giorno dopo giorno, molto vicino alla costa, vincolandola alla contingenza: senza possibilità di darsi obiettivi di medio-lungo termine, di darsi progetti globali di servizio pubblico".

L'evasione del canone. Il presidente della Rai vede quindi come un fatto importante che in occasione del rinnovo del Contratto di servizio, il ministero per lo Sviluppo economico si sia impegnato a aprire un tavolo istituzionale per individuare come contrastare l'evasione del canone, "personalmente mi piacerebbe che si riuscisse a ridurla al 5 per cento", contro l'attuale 28 per cento.

(23 febbraio 2010)
da repubblica.it
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