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« inserito:: Marzo 04, 2010, 10:59:53 pm » |
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La tregua elettorale Berlusconi-Fini
Analisi
di Ninni Andriolo
Che nel pieno della «crisi di nervi» che investe il Pdl Berlusconi e Fini concordino di riunire «insieme» i parlamentari del Lazio la dice lunga sulla preoccupazione che agita i due avversari-cofondatori. L’incontro, organizzato in tutta fretta, dovrà servire a inviare un messaggio preciso dal sapore pre elettorale ad un elettorato alquanto smarrito: basta rinfacciarsi gli stracci e tirarseli addosso tra ex Fi, ex An e reprobi finiani.
Tregua, di qui al 28 marzo, quindi? Si vedrà da subito se l’operazione «salviamo il salvabile» reggerà, e se lo scontro tra Berlusconi e Fini segnerà una pausa. Il dato di fatto, però - stando a oggi - è che «se il Pdl perde, perdono tutti e due», e anche battendo su questo Renata Polverini è riuscita a «riannodare un filo di dialogo». In qualche modo, anzi, lo ha preteso. La speranza di Berlusconi è che il Tar o il Consiglio di Stato rimettano in campo le liste Pdl escluse in Lazio e Lombardia, e che la corte d’Appello di Roma promuova in extremis il listino della Polverini. Questo mentre torna in campo l’ipotesi di una leggina salva liste della quale hanno discusso ieri Berlusconi, La Russa, Verdini e Bondi (non è possibile, avrebbe detto in sostanza Berlusconi «non garantire i voti di milioni di cittadini»).
Nell’attesa, però, il premier promette di partecipare oggi alla maratona di piazza Farnese promossa dell’ex leader Ugl. Manifestare «è un diritto previsto dalla Costituzione», ricorda da Bruxelles il Capo dello Stato. Secondo Napolitano, tuttavia, le sentenze «vanno lette per intero» e le regole vanno sempre rispettate. Decisamente poco soddisfatto il Presidente per questo scorcio di campagna elettorale. «Un bel pasticcio - commenta - sono abbastanza preoccupato».
E a leggere l’appello alla «prova di forza della piazza», lanciato in vista della visita del premier a Piazza Farnese dalla finiana Polverini, o la dichiarazione dei vertici laziali Pdl che gridano al «grave vulnus democratico» della bocciatura delle liste in Lazio e Lombardia, o il leghista Calderoli che sente «puzza di bruciato» e annuncia un summit Berlusconi-Bossi, o La Russa che proclama il «pronti a tutto se saremo esclusi», si nota che il centrodestra, da ieri, parla una lingua unica: quella indicata dal premier. Che, dopo aver messo da parte la rabbia per «i pasticcioni», i «dilettanti» e i «cretini» che hanno gettato nel ridicolo Pdl e governo- rendendo concreto il rischio astensioni - ha deciso di far leva sull’orgoglio di partito per recuperare. E per dare corpo alla sua campagna sulla «scelta di campo tra la destra del fare e la sinistra del disfattismo». Far leva sul Pdl «vittima del complotto delle toghe e del Pd», questo il tasto su cui batterà Berlusconi per cercare di «trasformare in forza», riversandone la colpa su altri, la «sciatteria» mostrata dal suo partito. Senza contare che il richiamo alla piazza dovrà servire anche per ammonire i giudici amministrativi che diranno l’ultima parola sulle liste Pdl.
Quello che sta accadendo è ormai sotto gli occhi di tutti - avverte il portavoce Pdl, Daniele Capezzone - La cosiddetta battaglia per la legalità sta diventando un pretesto selettivo per far fuori il Pdl, e solo il Pdl». E il premier, che sta seguendo personalmente l’iter dei ricorsi, assistito dall’onnipresente Ghedini, è certo che l’avvertimento della piazza verrà ascoltato anche dai giudici amministrativi. «Solo mettendoci la sua faccia sarà possibile venirne fuori e invertire i pronostici delle urne», spiegano dal Pdl. I conti dentro il partito? Si faranno dopo le regionali, perché è chiaro a tutti che in un Pdl così, che non piace né a Fini né a Berlusconi - che tra loro si piacciono sempre meno - non si potrà andare avanti a lungo. Guai però a «svendere la ditta» prima del voto facendo un grosso favore al Pd, all’Udc e alla Lega.
Dopo, poi, ci sarò sempre tempo per i richiami ai nuovi predellini. La tentazione di rovesciare il tavolo Berlusconi l’ha accarezzata anche in questi giorni, per farsi protagonista assoluto e giocare in proprio la partita elettorale. Ma l’azzardo è pericoloso, e a rendersene conto è lo stesso Cavaliere. «Ogni racconto sul Pdl sembra ridursi allo scontro di bande di potere - commenta il direttore di FareFuturo on line, Filippo Rossi - O al confronto tra gruppi conservativi che si difendono l`un l`altro, sognando un mondo (e un partito) bloccato e irrigidito come se fosse proprietà privata».
04 marzo 2010 da unita.it
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