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Autore Discussione: EUGENIA TOGNOTTI Protesta in 84 pillole d'Arsenicum  (Letto 2730 volte)
Admin
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« inserito:: Gennaio 31, 2010, 08:24:12 am »

31/1/2010

Protesta in 84 pillole d'Arsenicum
   
EUGENIA TOGNOTTI

Non capita tutti i giorni - e, anzi, deve essere forse registrata come la prima del genere negli Annali delle curiosità - che un gruppo di dimostranti insceni una manifestazione pubblica sperimentale di autointossicazione omeopatica, inghiottendo 84 pillole di Arsenicum album, un rimedio omeopatico a base di arsenico. Niente di temerario, intendiamoci. Perché è altamente improbabile che il rimedio specifico ingurgitato, in diluizione omeopatica, contenga anche una singola molecola del principio attivo.

L’iniziativa è di un’associazione di scettici e razionalisti britannici con base a Liverpool - la Merseyside Skeptic Society - che vuole dimostrare - essendo, naturalmente, la loro mission quella di discernere la verità dall’inganno - come, qualmente, i rimedi omeopatici non siano altro che pure e semplici pillole di zucchero. Per farlo hanno scelto con cura e con intelligenza «chimica» - per così dire - l’ora, le 10 e 23, o meglio 1023, l’ordine di grandezza del numero di Avogadro, la costante che governa la distribuzione numerica delle molecole contenute in una mole di qualunque sostanza, la soglia, per dirla banalmente, che dimostra implacabilmente che nei rimedi omeopatici non c’è nulla.

Difficile immaginare che la rete di farmacie leader nel Regno Unito, Boots, destinatarie della protesta, la smettano di vendere i rimedi omeopatici, rinunciando ai lauti profitti che affluiscono nelle loro casse, se è vero che nel solo Regno Unito più di 40 milioni di sterline vengono spesi ogni anno per trattamenti omeopatici. Né c’è da aspettarsi che si assottigli l’esercito dei pazienti - in continua crescita- che si rivolgono con fiducia all’omeopatia, metodo terapeutico sorto nel primissimo Ottocento in aperto contrasto con la medicina accademica e ora in rapidissima espansione in Italia e negli altri Paesi industrializzati. Cosa che, in verità, propone molti interrogativi circa il grado di «soddisfazione» nei confronti della medicina scientifica e di una relazione terapeutica impoverita, in cui il corpo tende a scomparire come unità e orizzonte di senso. Certo c’è qualcosa di straordinario nel paradosso di una medicina che, accumulando vertiginosi successi e promettendoci quasi l’immortalità, fa crescere le fortune delle medicine alternative.

In Italia ben sei milioni di persone - per restare, prudentemente, alla stima più bassa- si affidano a medicine non convenzionali, o alternative o complementari: agopuntura, omeopatia, medicina ayurvedica, chiroterapia, kinesiterapia, iridologia, bodywork e vari tipi di massaggi, meditazione e visualizzazione, fitoterapia, cristalloterapia, musicoterapia, metalloterapia, tecniche di auto-aiuto, fiori di Bach. E non si tratta di consumatori sprovveduti e creduloni, all’oscuro del fatto che - per l’omeopatia - le sperimentazioni cliniche non sono mai state in grado di dimostrare che funziona al di là dell’effetto placebo. Il fatto è che nelle medicine alternative entrano in gioco elementi ritenuti importanti: l’accentuazione delle particolarità individuali, l’attenzione al paziente, il legame tra personalità e tendenza alla malattia, cioè l’aspetto psicosomatico. Siamo nell’ambito dell’antica arte della cura - un’arte perduta? - attenta alla totalità della persona umana e non solo alla sua macchina organica.

da lastampa.it
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