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« inserito:: Dicembre 31, 2009, 04:57:45 pm » |
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31/12/2009
Il rebus successioni che disegnerà un nuovo Nordafrica WOLFRAM LACHER
Il ruolo svolto dal figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, nell’ottenere la liberazione dell’attentatore di Lockerbie, Abdel Asaet Ali al-Megrahi, e la visita di Stato a Washington del presidente egiziano Hosni Mubarak accompagnato dal figlio Gamal suggeriscono che in entrambi i Paesi sono in corso successioni dinastiche. Non sono soli. Insieme al tunisino Zine el-Abidine Ben Ali e all’algerino Abdelaziz Bouteflika sono fra i capi di Stato più anziani e più a lungo al potere del mondo. Tutti e quattro hanno davanti il delicato problema della successione e da tempo si ipotizza che stiano manovrando per mantenere il potere in famiglia. Una soluzione che sta diventando normale, dai Kim nella Corea del Nord e gli Assad in Siria. La successione dinastica salvaguarda interessi immediati - e spesso assai estesi - della famiglia al potere, così come quelli dell’élite politica ed economica. La possibilità di successioni quasi simultanee nel Nord dell’Africa colpisce molto.
I governanti nordafricani, pur a livelli diversi, si sono posti al centro di strutture di potere molto opache. Nei loro Paesi tutto dipende dalla persona e dalla famiglia anziché dalla carica. Ma anche se il potere di questi leader autoritari è solido, assicurare il successo a un parente non è semplice come appare. Bisogna vincere la possibile resistenza - dell’élite o del popolo - che potrebbe far deragliare il passaggio di consegne o minare l’autorevolezza del successore.
Trattare con gli interessi dell’élite richiede grande abilità. Si possono assegnare opportunità di affari redditizi per ammorbidire gli avversari politici del successore, e colpire i traditori per scoraggiare gli altri - per esempio, spogliandoli delle proprietà o allontanandoli dalle posizioni influenti.
Dove i membri della famiglia al potere hanno interessi commerciali diretti - come in Libia e in Tunisia - la transizione politica causa danni economici collaterali. Per esempio, se il quarto figlio di Gheddafi, Muatasim, emergerà come successore, potrebbe portar via a Saif al-Islam le sue società e la sua capacità di trarre profitto dai contratti esteri. In Tunisia, un successore del ramo Trabelsi del clan Ben Ali - collegato al presidente attraverso la sua seconda moglie, Leila Trabelsi - potrebbe colpire gli estesi interessi delle famiglie legate alle figlie di primo letto di Ben Ali.
Assicurare la legittimità popolare richiede altrettanta accortezza - per questo i leader nordafricani e i membri delle famiglie non ammettono apertamente le manovre per le successioni dinastiche. In Egitto, dove queste azioni sono più evidenti, Gamal ha ostinatamente negato le sue ambizioni presidenziali. Intanto però gli è stato fatto spazio nel partito al potere ed è stata preparata una cornice costituzionale che gli permetterà di essere eletto nelle elezioni con più candidati, con una facciata di legittimità repubblicana. Questa strategia ha fatto scuola. In Tunisia il genero di Ben Ali, Sakhr el-Materi, l’anno scorso è stato eletto al comitato centrale del partito al governo, il Rassemblement Constitutionnel Démocratique. In Algeria il fratello più giovane di Bouteflika, Said, è stato collegato a un movimento di base che potrebbe servirgli da trampolino per il tentativo di successione. Questi due casi però sono in una fase più iniziale e le loro prospettive di successo incerte.
In Libia Saif ha cercato di distinguersi come portatore di un cambiamento democratico fondando organizzazioni «non governative», creando punti di vendita di media «indipendenti» e addirittura sponsorizzando un suo comitato per la stesura di una nuova costituzione. Ha però incontrato un’ostinata resistenza nelle élite, che guardano alla sua agenda come a una minaccia dei loro interessi acquisiti.
La questione della legittimità è particolarmente problematica se la biografia o il carisma del governante sono strettamente legati alla legittimità del regime. In Libia il mito fondante del regime è legato al colpo di Stato di Gheddafi del 1969 e alle sue eclettiche teorie politiche. La sua dipartita svelerebbe la natura anacronistica delle fondamenta ideologiche dello Stato. Simile è la situazione algerina. La legittimità del regime è basata sulla guerra d’indipendenza, nella quale hanno avuto ruoli importanti tutti i presidenti che si sono succeduti. Ma i successori più probabili di Bouteflika, compreso suo fratello, quasi certamente non avranno questo legame. Come in Egitto, se la successione dinastica fosse vista come un attacco all’ordine repubblicano potrebbe scatenare la reazione dell’esercito, che si considera il custode dello Stato, spingendolo a intervenire.
Poi vi sono gli interessi economici. In Egitto Gamal Mubarak dovrà contrastare la diffusa percezione che i suoi interessi sono allineati a quelli dell’élite degli affari, in particolare al magnate dell’acciaio Ahmed el-Ezz. Gamal potrebbe cercare di dissipare questa percezione parlando in pubblico di amici del regime coinvolti in eccessi. Anche se in Tunisia gli interessi economici non sono apertamente discussi, sono comunque impopolari. Il successore di Ben Ali potrebbe alzare il suo profilo ponendo un freno al clientelismo. I quattro governanti hanno volutamente giocato le carte della loro successione in famiglia. Tenere tutti nell’incertezza previene l’emergere di un’opposizione organizzata. Esiste il timore che gli eredi cerchino di forzare i leader a lasciare prematuramente la carica. Per questo Ben Ali ha allontanato politici che avevano raggiunto un’influenza tale da diventare un pericolo. Forse temeva un colpo di Stato simile a quello che lui stesso aveva guidato nell’87 per rovesciare Bourguiba (ha cambiato la Costituzione per impedire che si ripetesse).
In Libia le fortune di Saif al-Islam e di Muatasim sono declinate quando Gheddafi ha rafforzato la sua autorità per impedire l’emergere di uno sfidante. Mentre in Egitto sono rimasti pochi ostacoli sulla strada di Gamal, in Algeria un tentativo di installare Said franerebbe contro la resistenza di potenti interessi di regime.
Copyright Project Syndicate 2009 da lastampa.it
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