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« inserito:: Ottobre 06, 2009, 05:07:45 pm » |
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Berlusconi: dietro il caso Mondadori e la legge Alfano una "sola manovra contro di me"
"Tratterò sulla Mondadori, se non sarò un'anatra zoppa".
L'ipotesi del voto il 22 marzo
Il premier pronto alla sfida "Un decreto per lo scudo Alfano"
di LIANA MILELLA
ROMA - C'è allarme al Quirinale. Per l'escalation di toni e d'espressioni buttate dal centrodestra, e da Berlusconi in persona, nel parterre politico. Niente di nuovo, per carità, ma il ricorso alla piazza, la minaccia delle urne, l'agitato spauracchio di un "disegno eversivo" dietro la sentenza di Milano mettono il Colle in uno stato d'allerta al massimo livello. Di mezzo non c'è solo un'istituzione, quella giudiziaria, che rischia ancora una volta d'essere travolta dalla furia del Cavaliere. E non basta di certo, per lenire l'accusa di "golpe politico", la mossa del Csm per tutelare il nome e il lavoro di Raimondo Mesiano, il giudice civile di Milano che ha scritto la sentenza dei 750 milioni di euro. Stavolta di mezzo, ragionano nelle stanze di Napolitano, c'è la saldezza dell'equilibrio istituzionale.
Ovviamente la coincidenza, la sentenza sul lodo Mondadori che s'incrocia con la decisione sul lodo Alfano, pur del tutto casuale, è destinata a far esplodere il conflitto, qualora la Corte decidesse di bocciare lo scudo come incostituzionale. I boatos dal palazzo giusto davanti al Quirinale questo fanno intendere, e l'esito non può che aumentare le preoccupazioni e i timori del Colle per la (scontata) reazione violenta di Berlusconi.
Che ieri ha toccato con l'umore una delle giornate più oscure della sua vita politica. Furioso è dir poco. Ma anche pronto a sfruttare fino in fondo una sciagura, la sentenza sul risarcimento alla Cir, per evitarne un'altra di gran lunga peggiore, la bocciatura dello scudo che ha congelato i suoi processi, il temibile caso Mills (con l'avvocato londinese già condannato per corruzione), i diritti tv, i senatori comprati. "Mi auguro che dopo quella che ho definito un'enormità giuridica adesso non me ne facciano un'altra dichiarando il lodo incostituzionale. Questa sì sarebbe la dimostrazione che si tenta di capovolgere il voto popolare con un golpe giudiziario". E via a ripetere il suo teorema preferito, il centrosinistra che rovescia il tavolo della poilitica utilizzando l'arma giuridizia: "È dal '94 che mi perseguitano, il popolo è con me ma loro sono contro di me, i giudici e i comunisti". E poi, con i suoi, il ragionamento che tante volte ha fatto sul lodo: "Ma che vogliono alla Consulta? L'abbiamo fatto esattamente come ce l'hanno chiesto, abbiamo copiato la loro sentenza del 2004 sul lodo Schifani. Ghedini e Alfano l'hanno seguita punto per punto. La nostra legge è blindata, non possono che confermarla".
S'aspetta una decisione già stasera, il Cavaliere. Se l'aspetta positiva, dopo i tanti messaggi che ha inviato ai giudici che simpatizzano col centrodestra. O almeno, se proprio dovesse andar male, se alla Corte dovesse prevalere di stretta misura il fronte contrario, è certo che arriverà una sentenza additiva, che non azzera la legge, ma ne esige almeno una riformulazione. E lui, con il suo giurista di riferimento Niccolò Ghedini e il suo Guardasigilli Angelino Alfano, ha già pronto un decreto per metterci una pezza. È pronto anche a fare un annuncio in questa direzione, e per questo ha convocato un consiglio dei ministri proprio per domani. Certo, non per fare già il decreto per il quale comunque bisogna aspettare la sentenza, ma per cominciare quantomeno a parlarne e lanciare un segnale chiaro di reazione non equivoca. Berlusconi teme soprattutto di finire come "un'anatra zoppa", in un cul de sac che non gli consentirebbe neppure, come invece vuol fare, di trattare sui 750 milioni da restituire a De Benedetti. E per questo, rivedendo la sua strategia, ha smorzato i toni sulle elezioni anticipate, viste come la prospettiva di chi ha già perso tutto e non ha più nulla da rischiare. Quella sarà solo "l'extrema ratio" dice ai suoi, e se proprio dovesse essere così, si andrà a votare il 22 marzo, con le regionali. Ma poi la prospettiva dell'ultima prova di forza s'incrocia con timore che al Colle gli sbarrino la strada sponsorizzando un governo istituzionale. Per questo Berlusconi lancia un segnale contrario ben netto e preciso. Agli alleati che ammiccano e che potrebbero concorrere all'incarico, Fini in testa of course, il Cavaliere sbarra la strada dicendo con nettezza "governerò per altri cinque anni", perfino oltre la scadenza naturale della legislatura. Lo sappia il Colle, ne sia informato Fini, ne siano al corrente i Montezemolo di turno. Ma il lodo Cir di ieri e il loro Alfano di oggi gli fanno molta paura.
© Riproduzione riservata (6 ottobre 2009) da repubblica.it
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