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« inserito:: Ottobre 04, 2009, 07:34:15 pm » |
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LA VICENDA MONDADORI
- Il lodo arbitrale E la partita giudiziaria civile e penale
La battaglia dei 500 giorni tra l’Ingegnere e il Cavaliere
Dal ribaltone dell’89 alla mediazione di Ciarrapico
MILANO — Tutto si è concluso a Milano, all’hotel Palace con la famosa «sera del Ciarra». Che lui stesso ha ricordato così: «Ah, che sera, quella sera. Le trasmissioni vennero sospese e a reti unificate alle 23.20 io lessi il comunicato dell’accordo, con a destra Gianni Letta e Fedele Confalonieri, e a sinistra Carlo Caracciolo e l'avvocato Ripa di Meana che rappresentava De Benedetti». E’ il 29 aprile 1991 quando, sotto la «stella» di Giuseppe Ciarrapico, l’imprenditore fedelissimo a Giulio Andreotti, l’Ingegnere e il Cavaliere Silvio Berlusconi chiudono dopo 500 giorni l’estenuante guerra di Segrate con un accordo di spartizione della casa editrice Mondadori. Atto finale di un negoziato economico-politico avviato dopo che la magistratura romana aveva annullato il lodo arbitrale che dava ragione al gruppo guidato da De Benedetti. Dopo la notte del Ciarra al patron della Cir restano la Repubblica, L'Espresso e i quotidiani locali della Finegil, mentre Berlusconi conquista libri e periodici (a cominciare da Panorama) del gruppo di Segrate. Un'intesa obbligata, anche perché dopo blitz, sorprese, ribaltoni e controribaltoni, sentenze, arbitrati e cause giudiziarie, la stessa casa editrice, trasformata in un campo di battaglia, corre ormai il rischio di affondare. E l’ultimo ribaltone è appunto quello del 24 gennaio del 1991, quando la Corte d'appello di Roma dichiara nullo il lodo Mondadori.
Tutto comincia invece alla fine del 1989. Mentre a Milano arriva Michail Gorbaciov, con una decisione a sorpresa la famiglia Mondadori-Formenton consuma lo strappo con l'alleato De Benedetti, decidendo di vendere a Fininvest e schierandosi con Berlusconi e Leonardo Mondadori. Il ribaltone dà inizio alla guerra di Segrate. Che non è la prima fra De Benedetti e Berlusconi. Quattro anni prima il 30 aprile l’Ingegnere conclude con il presidente dell’Iri Romano Prodi l’acquisto della Sme, il fornaio di Stato, ma scatta l’alt di Bettino Craxi sollecitato da Berlusconi. E poche settimane dopo Pompeo Locatelli presenta la proposta della cordata Iar, costituita da Fininvest e che annovera nelle file anche Barilla e Ferrero. Alla fine però viene rifatto tutto da capo e si finisce nelle aule di giustizia. Tre anni dopo De Benedetti, sconfitto, chiude il capitolo e vende la sua Buitoni alla Nestlè. Ecco dunque il bis. Nel gennaio 1990 il Cavaliere si insedia alla presidenza della casa editrice. Ma l'Ingegnere contrattacca e chiede al tribunale di Milano il sequestro delle azioni dei Formenton, che non avrebbero rispettato i patti sottoscritti con la Cir: i Formenton si erano impegnati a vendere a De Benedetti il loro pacchetto, pari al 26% di Amef, la finanziaria che controllava Mondadori. Lo ottiene. Così il tribunale per qualche mese, con i titoli sequestrati ai Formenton, determina gli assetti di controllo del gruppo editoriale.
Nel frattempo però si avvia la macchina del procedimento arbitrale, che in sostanza deve rispondere all’interrogativo sulla validità del contratto Formenton- De Benedetti. Il giudizio affermativo, che annulla il ribaltone a favore di Berlusconi, arriva il 21 giugno 1990, firmata dal collegio composto da Carlo Maria Pratis, Natalino Irti e Piero Rescigno. De Benedetti perciò acquista il controllo del 50,3% del capitale ordinario Mondadori e del 79% delle privilegiate. E Berlusconi perde la presidenza, che passa al commercialista Giacinto Spizzico, uno dei quattro consiglieri espressi dal Tribunale, gestore delle azioni contestate.
Ma la battaglia non è ancora finita. Anzi. Luca Formenton annuncia: «Faremo ricorso». E la Corte d'Appello di Roma presieduta da Arnaldo Valente, mentre relatore è Vittorio Metta (che nel 1993 lascerà la magistratura per lo studio di Cesare Previti), stabilisce il 24 gennaio 1991 che la decisione degli arbitri è nulla: una parte dei patti del 1988 tra i Formenton e la Cir è in contrasto con la disciplina delle società per azioni, perciò è nullo l'intero accordo, lodo compreso. De Benedetti deve lasciare di nuovo. Inizia l’ultimo negoziato. Che si conclude con l’annuncio del «Ciarra» all’hotel Palace. «Ah che sera, quella sera».
Sergio Bocconi
04 ottobre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA da corriere.it
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