Festa pd
Alberto Bombassei: «Concertazione tra le parti sociali»
Vivace confronto tra il vicepresidente di Confindustria e il segretario generale della Cgil alla festa del Pd di Modena, incentrata quest'anno sul tema del lavoro
Se è vero che la nebbia della crisi comincia a diradarsi quale autunno dovremo aspettarci? E come sarà la ripresa? Domande e dubbi che sono finiti nel confronto che alla festa Pd di Modena ha visto misurarsi il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, il senatore Tiziano Treu e il presidente della commissione lavoro della Confcommercio Francesco Rivolta.
«Il fondo lo abbiamo toccato», ha esordito Tiziano Treu, «ora però viene la parte più difficile: risalire il pozzo e agganciare il treno della ripresa. Per fare questo servono soldi veri a sostegno di imprese e lavoro. Nei prossimi tre o quattro anni ci attende una crescita lenta e insidiosa».
Finora i posti di lavoro andati in fumo sono stati 577 mila. E nel 2010, c’è chi dice che saliranno di ulteriori 120 mila unità.
«Il contesto economico», afferma Guglielmo Epifani, «si sta velocemente deteriorando: insieme ai livelli dell’occupazione scendono quelli di reddito e investimenti. Il settore metalmeccanico ha avuto un calo della produzione del 25 per cento e un quarto della sua forza lavoro è rimasta a casa. La crisi sarà pure arrivata al capolinea, ma la situazione è drammatica e quello che più conta, in questo frangente, è avere tempi di Guglielmo Epifanireazione rapidi. Bisogna uscire dal guado al più presto: alcune imprese, con l’ausilio della cassa integrazione, possono reggere ancora ma per quelle aziende che su questo sussidio non possono contare, ogni giorno che passa aumenta il rischio di chiusura». Consumi al palo e risorse maldistribuite sono, secondo il segretario generale della Cgil, motivi sufficienti per chiedere «la crescita dei massimali di cassa integrazione e l’aumento dell’indennità di disoccupazione. Dal tunnel si esce stimolando i redditi e riducendo le distanze tra le persone di questo Paese. Mi auguro che i nostri giovani, la prima generazione a stare peggio di chi li ha preceduti, quando la ripresa ci sarà non paghino un secondo scotto con il ritorno in auge dei contratti precari».
Gli effetti della crisi preoccupano anche Alberto Bombassei che spezza però una lancia in favore delle misure prese dai principali governi occidentali: «Si tratta di provvedimenti che cominciano a funzionare, e che potranno dare un aiuto decisivo quando l’emergenza occupazione si farà ancora più pressante». Qualche segnale confortante, dopo mesi di totale smarrimento, affiora: Cina, India e Brasile ricominciano a crescere, in Borsa riprendono le quotazioni e negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è stabile. «In Italia» continua Bombassei, «la finanza non ha mai raggiunto gli eccessi speculativi americani e il sistema degli ammortizzatori sociali è una garanzia che in tanti ci invidiano. Dal fondo del pozzo si esce solo con una lunga e paziente concertazione tra le parti sociali. L’appello che rivolgo agli interlocutori di Confindustria è uno soltanto: mettiamoci intorno a un tavolo e discutiamo».
Per Francesco Rivolta gli strumenti per evitare che i conflitti sociali si incanaglissero sono stati messi in campo ma, avverte, «non potremo mai sapere con certezza quanti e quali relitti resteranno adagiati sul fondo passata l’onda di piena: soltanto nel primo semestre del 2009 sono state costrette a chiudere l’attività 36 mila nostre aziende. È in contingenze come queste che la politica dovrebbe prendere in mano le sorti del Paese e tracciare nuove direttrici di sviluppo».
In autunno prenderà il via la stagione dei rinnovi contrattuali. Almeno 23 contratti sono già scaduti. L’accordo separato sul rinnovo dei modelli contrattuali dello scorso 22 gennaio (firmato da Cisl e Uil ma non da Cgil) è un’ipotesi di condotta che potrebbe espandersi a ogni singolo settore. «La Cgil» spiega Epifani, «non ha sottoscritto quell’intesa perché deficitaria da troppi punti di vista. Nell’accordo si parla di una contrattazione di secondo livello che coinvolge solo il 25 per cento dei lavoratori, la base di calcolo su cui misurare la tutela del potere d’acquisto si abbassa enormemente, e viene introdotta una derogabilità dal contratto nazionale che ha come immediata conseguenza lo scatenamento di una competizione sleale tra le imprese e al ribasso per i lavoratori». «Si può firmare un accordo senza la Cgil, è vero», chiosa Epifani, «ma le regole, così come è accaduto con la Costituzione, dovrebbero essere scritte da tutti».
Sulla riforma contrattuale, trovare il giusto compromesso con 26 organizzazioni datoriali, quattro sindacati e un governo non è un fatto da passare sotto silenzio, ribatte Bombassei e «in nessun posto al mondo c’è un sindacato che può permettersi il lusso di tenere in ostaggio la vita economica di un Paese. Il tempo di recuperare e di ricucire c’è, e noi riconosciamo alla Cgil valore e autorevolezza. Allo stesso tempo però, non è pensabile continuare ad aprire trattative con chi, sin dall’inizio, si sente arbitro supremo della competizione».
Prima che il dibattito si concluda c’è il tempo affrontare il tema della partecipazione agli utili aziendali.
«La cogestione degli utili è impraticabile», commenta Treu, «si rischia di arrivare a una deleteria commistione di ruoli. Credo piuttosto che ci sia da affrontare il tema della partecipazione in azienda in senso lato». A Epifani piace il sistema tedesco dei consigli di sorveglianza: «Piani, programmi e prospettive di investimento sono una garanzia per aziende e lavoratori».
Per Bombassei invece «le regole che obbligano le aziende a fare maggiore informazione e coinvolgere di più i propri dipendenti ci sono e siano sufficienti». «Cogestione degli utili come già le gabbie salariali», chiude Rivolta, «sono boutade giornalistiche tipiche del periodo estivo che non meritano nemmeno un inizio di riflessione».
(14 settembre 2009)
da
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