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Autore Discussione: 'Democratici': nasce la Lista di Debora per Franceschini, insieme a Sassoli.  (Letto 3467 volte)
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« inserito:: Luglio 18, 2009, 09:57:23 am »

'Democratici': nasce la Lista di Debora per Franceschini, insieme a Sassoli.

di Mariagrazia Gerina


C'è Debora Serracchiani e c'è David Sassoli. C'è Rita Borsellino e c'è Francesca Barracciu, che se la Sardegna non fosse da sempre penalizzata dai meccanismi elettorali, potrebbe sedere adesso a Strasburgo (Debora ha preso 144mila preferenze, lei 117mila).

Una lista “aperta al territorio” e a “tutti quelli che vorranno aderire”, recita l'appello lanciato a più voci. Con Debora Serracchiani e da Davi Sassoli.
Madrina e padrino della creatura congressuale, nata per tentare di allargare l'area dei sostenitori di Franceschini. E con loro Rita Borsellino e Francesca Barracciu.

Certo i suoi sostenitori avrebbero voluto sentire da Debora Serracchiani un altro appello. Quello a votare per lei come candidata alla segreteria nazionale del Pd.
Io ho fatto la mia scelta, coraggiosa, per quanto mi riguarda, in assoluta continuità con quello che ho detto il 21 marzo a Cinecittà.

E adesso la nascita della lista "Semplicemente Democratici" dovrebbe svolgere un po' la stessa funzione che svolse la lista “A sinistra” alle primarie di Veltroni.
Nessun riferimento a tutto ciò che è ex o al passato. L'unica nostalgia è per il Pd come avrebbe dovuto essere. E come - per chi lancia l'appello - può ancora essere. Obiettivo: allargare il cerchio a quanti si sono riconosciuti nell'intervento che Debora fece a Cinecittà il 21 marzo scorso per dare la sveglia proprio a Franceschini.
Ma anche nell'invettiva di Francesca Barracciu e David Sassoli contro un partito gattopardesco. O in figure di testimonianza e di impegno civile come Rita Borsellino.

 «Nel Partito Democratico - si legge nell'appello - ci sono donne e uomini che credono che il rigore, la lealtà, il lavoro costante, l'ascolto siano qualità indispensabili per essere utili alla comunità. È a loro che ci rivolgiamo perchè la proposta di Dario Franceschini sia il punto di partenza di una forza politica che vuole governare l'Italia», recita l'appello. «Ci saremo al congresso e alle primarie del 25 ottobre - si legge ancora - per scommettere su un partito con orizzonti nuovi, aperto, radicato, partecipato, che discuta, sappia decidere e parli con concretezza ai cittadini».

«Semplicemente democratici - conclude l'appello - vuole essere la lista di tutti coloro che ogni giorno sono impegnati nei nostri circoli, nei territori e nella vita quotidiana per costruire una nuova storia».

17 luglio 2009
da unita.it
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 18, 2009, 07:22:13 pm »

Pd, la battaglia Franceschini-Bersani è sul modello di partito
 
   di Claudio Sardo


ROMA (17 luglio) - Dalle primarie non si torna indietro, è stato ieri il motto di Dario Franceschini. Anche se Franco Marini, in prima fila nella sala semi-circolare dell’Acquario, si è ben guardato dall’applaudire quel passaggio del suo candidato e, finita la kermesse, scommetteva che sul punto lo statuto verrà inesorabilmente cambiato. La vera, esplicita differenza con Pierluigi Bersani è proprio sulle primarie, sul modello di partito. Nonostante la trasversalità degli schieramenti congressuali offuschi sempre un po’ le posizioni in campo. La sorte ha voluto che proprio ieri, mentre Franceschini presentava il suo programma, Bersani affrontasse l’assemblea promossa da Rosy Bindi: il sostegno al congresso è garantito però ieri Bersani è stato costretto a dire davanti a quella platea ulivista che le primarie vanno «riformate» e non eliminate.

Ma il punto è se le primarie devono servire ad eleggere il segretario nazionale, e con lui i segretari regionali, insomma tutti i vertici di partito oppure no. Franceschini ha detto sì. Anzi, ha aggiunto che gli elettori vanno chiamati per «le grandi scelte». Invece Bersani aveva detto che le scelte di partito spettano agli iscritti. Come accade in una «bocciofila». Senza quel potere che senso ha iscriversi e fare i volontari della politica? Se tutti i poteri vengono rimessi ad una platea indefinita, tutto viene affidato ad un rapporto diretto tra il leader e una fetta di opinione pubblica. Massimo D’Alema, che è un sostenitore di Bersani, ha definito questo modello «berlusconismo debole». Franceschini invece ha rilanciato sul punto: lo statuto andrà pure riformato in alcune parti, ma questo «equilibrio» tra iscritti ed elettori va difeso. Gli elettori sono l’ambito naturale del «partito aperto». Peraltro, almeno stavolta, saranno le primarie a scegliere il segretario del Pd. E Franceschini, più ancora di Bersani, dimostra di puntare fin d’ora alla platea della primarie con i suoi messaggi.

Il problema è se un partito che fonda i suoi equilibri interni sulle primarie possa davvero «radicarsi». Perché gli iscritti sono i vettori del radicamento. E il loro potere più che dimezzato può diventare un disincentivo. Per Franceschini non c’è contrasto tra partito pesante e primarie. Bersani invece vorrebbe almeno che gli elettori delle primarie formalizzassero una sorta di iscrizione, e forse anche per questo ieri ha detto: «Io non ci sto con il ma anche».

È il momento di scegliere per il Pd. Franceschini ha scelto di non pronunciare più la formula della «vocazione maggioritaria». Ha detto che le alleanze sono necessarie, come dice da tempo Bersani. Alle alleanze però il segretario in carica ha fissato un paletto: guai a tornare al centro-sinistra con il trattino. Vuol dire che il Pd non deve colorarsi più di rosa per fare spazio ad un centro autonomo. Vuol dire che il Pd deve giocare a tutto campo prima di valutare se allearsi e con chi. È un altro fronte polemico del congresso, anche se più implicito e comunque non slegato dal modello di partito. Bersani nega di aver mai pensato di tornare al trattino («vorrebbe dire rinnegare il progetto del Pd»). Per lui, però, le alleanze sono un tavolo in cui si discute alla pari con gli interlocutori. Altrimenti, dice, nessuno sarà disposto ad allearsi con il Pd.

 
da ilmessaggero.it
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