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Autore Discussione: Marino: trattato come Terminator  (Letto 2236 volte)
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« inserito:: Luglio 13, 2009, 09:38:08 am »

13/7/2009 (7:27) - IL MANIACO SERIALE. LA POLEMICA POLITICA

Marino: trattato come Terminator

Il candidato segretario del Pd: «Mi hanno strumentalizzato»

FABIO POLETTI
SARZANA (LA SPEZIA)


Deve essere mica questa la «questione morale» che sventolava Enrico Berlinguer. Al Mario del circolo del Pd di Badia che serve birrette alla festa nazionale dei giovani Democratici di Sarzana, le parole del «compagno» Ignazio Marino schiumano nella testa: «Ma come si fa... Berlinguer parlava di soldi, poltrone, affari... Marino tira in ballo il partito con una storia che c’entra niente, con uno che aveva una doppia vita e chi lo poteva sapere... Già aveva poche chance al congresso, ma adesso...».

Adesso a Sarzana, al primo comizio di Ignazio Marino dopo le ultime dichiarazioni che hanno arroventato il partito, sono in molti ad aspettare l’effetto che fa. Coi suoi collaboratori, il senatore del Pd che a ottobre vorrebbe papparsi il congresso, si lascia andare preoccupato: «Mi hanno trattato peggio di un Terminator, hanno cercato di strumentalizzare le mie parole, di screditarmi perchè sono uno troppo scomodo...».

Alla platea di anziani abbronzati, mamme con bambino che dorme in braccio, qualche giovane che non aveva niente di meglio da fare, Ignazio Marino si presenta in maniche di camicia e sorriso accativante: «Ho solo voluto dire che la legalità deve essere un valore importante. Se dobbiamo scegliere novecento parlamentari, non sarebbe meglio che fossero tutti incensurati piuttosto che avere in Parlamento pure qualche pregiudicato?». Frase ad effetto che mica si può contestare. Seguono applausi tiepidi. E zero contestazioni plateali.

Un gruppetto in vacanza da Taranto si fa fare pure la foto col telefonino attorno al senatore: «Ce l’abbiamo con tutti, anche con la Bindi. Marino ci mancava...». In prima fila i supporter dichiarati dell’aspirante segretario sono pochini. Per farsi riconoscere Luca Mastrosimone, vent’anni o giù di lì, barbetta e occhialini, se lo è scritto sulla maglietta: «Luca “4” Ignazio Marino». La storia del dirigente del circolo del Torrino, degli stupri seriali per mezza Roma, agli occhi di questo militante nuovissimo di un partito che vorrebbe più che nuovo, sono solo un pretesto: «Va bene, Marino avrà pure sbagliato i toni, ma la storia è vera. L’attacco ai burocrati che sono tra noi è giusto. Solo in Campania hanno tesserato 113 mila militanti, c’è stato lo scandalo dei rifiuti, nessuno si è dimesso. Chiaro che uno come quella là non doveva stare in mezzo a noi. Ma se non lo sapeva nemmeno la sua fidanzata quello che faceva...».

Sull’aia di questa cascina tirata a festa si parla solo di Marino. Il dibattito sull’Iran di Ahmadinejad in un’altra area della festa se lo fila nessuno. Vuoi mettere la bomba atomica sganciata dall’aspirante segretario nell’inedita veste di picconatore. Luca Garibaldi, giovanissimo segretario dei giovani del Pd di Liguria, guarda preoccupato al «day after»: «Sarebbe meglio che tutti abbassero i toni. Sarebbe meglio evitare che dopo il congresso di ottobre ci si trovi al punto di partenza, a contarci come al solito tra democratici buoni e democratici cattivi».

Se siano «buoni» Dario Franceschini e Pierluigi Bersani si vedrà. Di sicuro Ignazio Marino è finito nella classifica dei «cattivi» con una dichiarazione di tre righe. Giordano Sgrignuoli, 23 anni, abbronzato dal sol dell’avvenire, sogna già la partita di ritorno: «Mi auguro che Ignazio Marino venga punito dal congresso». A nessuno piace che il partito di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer finisca nella polvere per un Luca Bianchini qualsiasi.

A tutti piacerebbe che questa storia più fastidiosa che imbarazzante, fosse già finita. Margherita Mereto, studentessa di 24 anni, segretaria dei giovani del Pd di Genova, malgrado tutto non perde il sorriso: «Spero che i nostri militanti pensino alla politica vera, alla passione di chi sta in questo partito che deve essere nuovo... Ma poi, che ne sappiamo noi, se quando vanno a casa picchiano i figli? Bisogna distinguere quella che è la politica dai comportamenti privati».

Detta così, non sembra nuovissima. L’aveva già detta «Papi» Berlusconi. Difficile capire la differenza. Margherita con il vestito a fiori non ci sta a buttare tutto alle ortiche e allo stesso modo: «Non si possono mettere sullo stesso piano un capo di governo e un coordinatore di circolo qualsiasi. La politica non deve essere la gara a chi fa più schifo. Ma fino ad ora gli esempi più brutti sono arrivati da chi sta al governo».

da lastampa.it
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