I cambiamenti climatici, per gli esperti, aumentano di 6 volte il rischio di morte prematura
Ammalarsi di caldo, allarme in Europa
Malattie respiratorie in aumento. I medici inviano un documento-denuncia alla Ue
Il caldo può trasformarsi in un killer, in modo particolare per chi deve fare i conti con asma, infezioni polmonari e bronchiti croniche, cioè quasi sei milioni di persone solo in Italia. Nella memoria sono ancora vive le immagini dell’estate 2003: un Paese travolto da un’ondata di afa che uccise oltre cinquemila anziani. In tutta Europa si contarono 40mila vittime. Ma non è finita lì. Sono passati sei anni e il problema è sempre più attuale. Le estati torride, infatti, sono la cartina di tornasole di un surriscaldamento del Pianeta che ha effetti pesanti sulla salute. È colpevole di morti premature soprattutto per chi soffre di malattie respiratorie: i cambiamenti climatici, infatti, moltiplicano di sei volte il rischio di morire. Di più: basta che la temperatura globale salga di un grado per far aumentare dall’1 al 3 per cento le probabilità di ammalarsi gravemente anche tra la popolazione sana.
L’allarme arriva dalla Società europea di malattie respiratorie (l’ European respiratory society , Ers) e dall’ Health & environment alliance che si batte da anni per contenere l’aumento delle temperature a 2 gradi rispetto a quelle preindustriali. Le due organizzazioni sanitarie, leader a livello internazionale, hanno presentato il primo agosto un documento all’Unione europea in cui chiedono a Bruxelles di occuparsi della questione. Lo fanno spinti dai dati choc del 2007: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i malati di asma sono 300 milioni, mentre la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) ne colpisce 210. È una rivoluzione. È la prima volta, infatti, che una società scientifica come l ’European respiratory society , con novemila esperti in 100 Paesi, scende in campo per denunciare le conseguenze sulla salute dei cambiamenti climatici (
www.ersnet.org). «È un problema su cui nessuno può più chiudere gli occhi — spiega l’epidemiologo Francesco Forastiere, tra gli autori del paper appena consegnato all’Ue —. Tutti siamo chiamati a un’assunzione di responsabilità». Del resto, negli ultimi venti anni le ondate di calore sono praticamente raddoppiate. Lo ha dimostrato, studi scientifici alla mano, Paola Michelozzi, epidemiologa dell’Asl Roma E, intervenuta al Forum internazionale della Salute (Sanit) dello scorso giugno: tra il 1981 e il 1990 i giorni di super-afa nell’area del Mediterraneo sono stati 234 (il 21%) contro i 413 (il 38%) del periodo compreso tra il 1991 e il 2000. Un esempio delle nuove estati torride arriva da Milano.
I dati dell’Osservatorio Milano Duomo mostrano che tra il ’71 e l’80 le temperature medie erano di 21,4 gradi a giugno e 24,3 a luglio contro i 24,1 gradi di giugno e i 25,9 di luglio degli anni tra il 2001 e il 2008. Un record di giorni caldi, insomma, che si ripercuote direttamente sulla salute. L’effetto più diretto della calura è l’aumento della viscosità del sangue (volume del plasma, aumento di globuli rossi e piastrine, innalzamento del livello di colesterolo): di qui le morti per cause circolatorie e cerebrovascolari. Ma le temperature alte aggravano anche le condizioni di salute di persone già ammalate, provocando decessi per le cause più varie. Jon Ayres, direttore dell’ Institute of occupational and enviromental medicine dell’Università di Birmingham, anche lui tra gli autori del documento apparso sull’ European Respiratory Journal , spiega: «In estate, quando la temperatura aumenta in maniera significativa, gli effetti sui pazienti con malattie croniche sono drammatici. Se noi potessimo migliorare il sistema di riscaldamento e le informazioni per i pazienti con malattie respiratorie, incoraggiando l’Unione europea ad introdurre misure più efficaci per mitigare gli effetti dei cambi climatici, ridurremmo sensibilmente il numero dei decessi». Insiste Genon Jensen, direttore esecutivo dell ’Health and enviroment alliance ( www. env- helth. org): «Le recenti ricerche dimostrano che un’aria più pulita associata a una politica contro i cambiamenti climatici può ridurre il numero dei ricoveri ospedalieri e le morti premature. Questo potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per il sistema sanitario e un risparmio di 25 miliardi di euro». Non solo. Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute vanno oltre le ondate di calore. «Nel documento presentato a Bruxelles sono indicati almeno altri quattro problemi sanitari strettamente legati al climate change — spiega Forastiere —. Le conseguenze con rilevanza sanitaria sono: 1) l’innalzamento della temperatura che potenzia l’inquinamento atmosferico: nei giorni di afa è anche più alto l’ozono; 2) la crescita degli episodi di alluvioni che fanno aumentare l’umidità nelle abitazioni e, di conseguenza, le muffe che provocano problemi respiratori; 3) il dilagare delle malattie allergiche anche al di fuori dei periodi tradizionali; 4) il cambiamento nella circolazione delle patologie da virus e agenti infettivi». Dal 2004 la Protezione Civile ha attivato in 27 città italiane un sistema di allerta contro le conseguenze delle ondate di calore: dal 15 maggio al 15 settembre vengono comunicati attraverso bollettini giornalieri i possibili effetti sulla salute delle condizioni meteorologiche previste a 24, 48 e 72 ore. In caso di necessità sono pronti a scattare piani di intervento per aiutare i soggetti più a rischio, in particolare gli over 65. Ma non basta. La questione va risolta anche alla radice: gli esperti adesso si attendono un segnale forte contro il surriscaldamento globale dall’Unione europea. In nome della salute di tutti.
Simona Ravizza
sravizza@corriere.it 05 agosto 2009
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