Admin
Utente non iscritto
|
|
« inserito:: Luglio 04, 2009, 03:58:37 pm » |
|
Taxi-squali, extra al ristorante e finte guide: agguato ai turisti nella Capitale
Viaggio fra i mille raggiri ai danni degli stranieri
Giretto sulla botticella? Cinquecento euro
di Mauro Evangelisti
ROMA (4 luglio) - La madre di tutte le truffe, famosissima, è di una decina di anni fa: due americani arrivano a Fiumicino, chiedono al tassista di essere accompagnati a Pompei. C’erano ancora le lire, si mettono d’accordo su una bella sommetta, qualcuno ricorda un milione. Il taxi si fa due giri di raccordo, li lascia a Ostia Antica e con discreta faccia tosta annuncia: «This is Pompei». La più recente l’ha rifilata una botticella: passeggiata in centro e con i soldi che il vetturino ha chiesto, le due giapponesi avrebbero dovuto portarsi a casa anche il cavallo: 500 euro.
Caccia al pollo. Fa ridere? No, se siete turisti in balìa delle bellezze ma anche delle trappole di Roma. L’ultimo caso, ripreso dai media di tutto il mondo, del pranzo al ristorante da quasi 700 euro, ha rilanciato uno dei problemi che fa da zavorra alla grande macchina del turismo: truffe, raggiri, insidie, caccia all’americano o al giapponese da spennare. Succede in tutto il mondo e tantissimi a Roma sono gli onesti. Però basta farsi un giretto sui vari Tripadvisor o Virtualtourist, i siti dove i turisti si scambiano consigli, per verificare come Roma sia molto amata, ma anche molto temuta. Luigi Nappo, operatore turistico di Visit Italy, lavora molto con giapponesi e americani: «Le lista delle lamentele che ci arrivano punta su due direzioni: taxi e ristoranti».
La tariffa con truffa fissa. Aeroporto di Fiumicino. Il turista arriva stordito dopo un volo di dieci o dodici ore. Racconta un vecchio tassista, che chiede l’anonimato: «Spesso gli abusivi, ma anche qualche complice del gruppo dei tassisti truffatori, studiano la vittima già quando cambia la valuta nel terminal. E lo puntano». Prima ci prova l’abusivo, “taxi, taxi”: 100-150 euro per il centro a bordo di vecchi catorci. Se lo stesso turista arriva alla coda dei taxi regolari, non è ancora fuori pericolo: può beccare in sorte uno degli squali. E può succedergli di tutto, anche che dopo avere contrattato una tariffa, sia accompagnato in un hotel diverso, ma molto più vicino (magari della stessa catena) da quello richiesto.
Dieci euro? No, cento. «C’è anche altro. La tecnica più frequente è contrattare una tariffa di 90 euro. A destinazione scatta la seconda trappola: lo straniero allunga i cento euro e il tassista, rapidamente, fa quello che in gergo chiamiamo il change, cambia al volo la banconota con una da dieci. Poi rimprovera il turista di avergli dato 10, non cento. Quello ci casca e allunga altri cento. Se invece è sveglio e si arrabbia, il tassista si salva, dice che è un equivoco, che i dieci euro sono il resto».
L’aeroporto più disonesto d’Europa. A Ciampino c’è una banda di 40 tassisti, famosa e famigerata, che si spartisce i polli. Se c’è un passeggero smaliziato lo lascia a quei tre o quattro onesti. Se invece c’è la famiglia di inglesi ingenuotta scatta la tariffa fissa cumulativa: 30 euro sì, ma a testa. Le percentuali di truffe dei taxi, a Ciampino, è la più alta di tutti gli aeroporti d’Europa.
40 euro da Termini a piazza Venezia. Altro mare infestato di squali a Termini, dove il turista non deve solo difendersi dagli abusivi. «C’è la famigerata buca - racconta il vecchio tassista - in via Giolitti. Lì, si scelgono le corse e possono chiedere anche 40 euro per piazza Venezia». E’ capitato a due ragazze giapponesi: arrivano alla stazione Termini, prendono il taxi e chiedono di essere portate in hotel. Quindici minuti di viaggio, arrivano a destinazione. Pagano da tassametro. Tre giorni dopo devono tornare in stazione. Chiedono al portiere di chiamare un taxi, lui le guarda attonito: «Ma potete arrivarci a piedi...». Le accompagna: Termini è dietro l’angolo.
Il finto buono taxi. Nella trappola non cadono solo gli stranieri. Qualche tempo fa: un tassista onesto accompagna in hotel una distinta signora italiana. Al momento di pagare, lei porge una di quelle ricevute che usano i tassisti, con la pubblicità dei night. Compilata a penna, c’è scritto 50 euro. «Perché mi dà questa ricevuta?». «Non è una ricevuta - dice lei - Me l’ha data un suo collega. Non aveva i 50 euro di resto, mi ha detto che posso usare questo buono su tutti i taxi». Era stata truffata.
Il piatto piange. Quanti casi come quello del conto al ristorante da 700 euro funestano la vita quotidiana del turista? La tecnica che fa infuriare soprattutto i giapponesi è quella degli “extra charges”, delle voci a sorpresa. Tre anni fa il New York Times scrisse addirittura un reportage su questi stratagemmi dei ristoranti romani. Sui siti internet delle community di turisti molti i racconti di disavventure al ristorante a Roma (insieme a moltissimi commenti soddisfatti). Una giapponese: «Mi è successo, in un ristorante non lontano da Fontana di Trevi: due piatti di pasta, un secondo e acqua. Da menu 30 euro. Il cameriere ci porta un conto da 70. Abbiamo chiesto spiegazioni il direttore del locale spazientito ha spiegato: 10 euro per il pane che non avevamo ordinato, 15 per la tovaglia (il coperto) e il resto per la mancia!».
Ti scatterò una foto. Francesca Massaccesi, da tanti anni guida per i giapponesi: «Ci sono insidie continue a Roma per i turisti. Per quelli di lingua inglese, un caso classico è il truffatore che s’improvvisa guida per qualche decina di euro e racconta cose del tutto inesatte sui monumenti. E c’è l’assedio quotidiano dei borseggiatori, con le tecniche più impensate: c’è chi si presenta con finte macchine fotografiche, chiede al turista di scattargli una foto e intanto gli soffia il portafogli». E infine c’è il re di tutti i polli stranieri, quello che finisce in alcuni night che di trasgressivo hanno solo i conti. Come il giapponese che pagò 900 euro per una birra. da ilmessaggero.it
|