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Autore Discussione: GIUSEPPE BERTA Viaggiare in un paese fragile  (Letto 2197 volte)
Admin
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« inserito:: Luglio 02, 2009, 06:17:32 pm »

2/7/2009
 
Viaggiare in un paese fragile

 
GIUSEPPE BERTA
 
Il disastro di Viareggio è capitato nel momento peggiore, alla vigilia delle vacanze estive, accentuando l’immagine di un Paese in difficoltà nel proprio sistema di infrastrutture. Intendiamoci: è comprensibile la reazione dell’ingegner Moretti, l’amministratore delegato delle ferrovie italiane, che si lamenta degli «sciacalli» pronti a mettere in dubbio la sicurezza della nostra rete di trasporto, secondo lui in ottima posizione nella parte alta della classifica europea per grado di affidabilità. Quanto è successo l’altra notte a Viareggio sarebbe potuto avvenire in altri punti del lungo percorso attraverso il continente di un vagone gravemente difettoso. E tuttavia, se lo stesso Moretti ha rilevato subito le tracce di ruggine ben visibili nelle immagini di quel vagone, anche altri se ne sarebbero potuti accorgere, arrestando per tempo la sua corsa.

E’ chiaro che il dramma di Viareggio chiama in causa, come si è notato in molti commenti, una catena di responsabilità fattasi via via più complicata, man mano che è cresciuto il numero degli operatori coinvolti nel trasporto su rotaia. Un incidente di simili proporzioni solleva molti interrogativi sull’efficacia dei controlli che devono essere applicati a livello europeo e nazionale, sulla loro funzionalità reale e interdipendenza.

I meccanismi e le procedure del traffico internazionale delle merci sembrano essersi fatti troppo complessi per poter essere monitorati coi mezzi esistenti.

Resta il fatto che, ancora una volta, il nostro Paese ha scoperto la propria fragilità su versanti essenziali della sicurezza collettiva. Per giunta, questo senso di precarietà prende piede quando si deve far fronte a volumi maggiori di traffico, come in estate. Ripetiamo pure che il terribile incidente di Viareggio non è imputabile in alcun modo alle deficienze della rete. A patto però di aggiungere subito che la gran parte degli utenti non si sente rassicurata dalle statistiche sul calo degli incidenti diffusi da Trenitalia. La prima reazione di coloro che sono utenti regolari e frequenti delle ferrovie, dinanzi a un episodio catastrofico, di qualsiasi natura sia la sua origine, non è certo di sorpresa. Essi vi diranno piuttosto che se lo aspettavano, a motivo dello stato del trasporto su rotaia. Un atteggiamento che di sicuro sarà giudicato totalmente irrazionale da chi si trova alla guida delle ferrovie, ma che non di meno meriterebbe di essere considerato con qualche attenzione.

Ancora Moretti ha sostenuto di non aver dubbi sulla priorità da attribuire alla sicurezza, magari a scapito della riverniciatura dei vagoni ormai resi irriconoscibili nelle loro tinte originali dai graffiti dei writers urbani che vi si sono sovrapposti. Peccato però che per tanti viaggiatori quell’incuria apparente testimoni ai loro occhi dell’assenza di una sistematica e regolare opera di manutenzione del materiale ferroviario. Così come non infonde sicurezza viaggiare in vetture sporche, dai sedili logori, come succede a centinaia di migliaia di pendolari costretti a prendere convogli regionali in cui le porte che non si aprono non vengono riparate, come ci si aspetterebbe, ma semplicemente dichiarate «inutilizzabili» con un cartello giallo.

Non esiste correlazione fra il ritardo dei treni e il numero degli incidenti che si verificano, con gravi conseguenze per l’incolumità delle persone. Tuttavia il disagio diventa, oltre una certa soglia, non soltanto un elemento serio di disaffezione, ma una fonte di insicurezza. Che non è lenito da un processo di modernizzazione del servizio, il quale non sembra andare a vantaggio della gran massa del pubblico. Davanti alla Stazione Centrale di Milano campeggia da tempo un totem elettronico che scandisce i giorni e le ore mancanti al completamento delle linee ad alta velocità. Si chiedono mai, i vertici delle ferrovie, che impressione produca su una folla di viaggiatori ormai scettica sulla possibilità di beneficiare di un miglioramento effettivo delle condizioni di trasporto quotidiano? Ciò che nuoce a Trenitalia, incrinandone la credibilità, è una politica degli annunci che fa a pugni col vissuto giornaliero di centinaia di migliaia di persone. Per recuperare credito occorrono, sì, nuovi criteri di sicurezza, ma altresì un’attenzione e una cura per gli utenti che finora le nostre ferrovie hanno trascurato.

da lastampa.it
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