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Autore Discussione: Carlo Azeglio Ciampi. L'efficacia dell'agire, l'etica e l'Europa  (Letto 2427 volte)
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« inserito:: Luglio 08, 2009, 12:47:29 pm »

L'efficacia dell'agire, l'etica e l'Europa
 
 
di Carlo Azeglio Ciampi


ROMA (8 luglio) - Efficacia dell’agire e fattore tempo per acquisire credibilità, trasferire fiducia e rispondere in modo operativo a una crisi epocale segnata da una catena negativa finanza distruttiva-economia reale e viceversa. Ai lettori del Messaggero (”La porta stretta per uscire dalla crisi”, sabato sette marzo 2009) avevamo cercato di indicare una possibile via di uscita. Sono passati quattro mesi e, se ci domandiamo che cosa è stato fatto, ci accorgiamo che è ben poco, che non si riesce a costruire quel binomio ”fiducia-credibilità” delle istituzioni che è cruciale.

Constatiamo che i singoli Paesi hanno fatto qualcosa (poco) ma ancora meno ha fatto globalmente l’Europa, che non riesce in nessun modo a coordinarsi. Persiste il dualismo Cina-Usa, i mesi passano, e la crisi non viene davvero affrontata. Questa è l’amara realtà. Ha ragione Jean Claude Trichet, il presidente della Banca centrale europea, quando insiste a chiedere al governo dell’Europa un’azione ”rapida, audace e al tempo stesso credibile”. Servono l’efficacia dell’agire e, insisto, il binomio strategico ”fiducia-credibilità”, i due elementi interagendo tra di loro si rafforzano e irradiano positività.

Questo vale per gli individui e per le istituzioni; evidentemente vale, a maggiore ragione, per gli ”uomini delle istituzioni” i quali per essere davvero all’altezza del compito devono credere nelle istituzioni che rappresentano, devono essere consapevoli che il ”loro buon funzionamento” ne costituisce ”la vita stessa”.

Questo è il crinale sul quale si misura la capacità di ”uomini chiamati a esercitare responsabilità di governo” per meritare di essere riconosciuti come statisti. Non si può rispondere alla crisi senza fare sentire la forza reale delle istituzioni, attraverso il loro operare, prendendo le decisioni che vanno prese. Per questi motivi, a maggior ragione da questa riunione allargata del G8 a l’Aquila, devono uscire non solo proponimenti o dichiarazioni generiche che di fatto costituiscono un rinvio nel tempo, ma piuttosto impegni politici cogenti e risposte operative vere, tangibili, effettive. L’Europa, per prima, dovrebbe farsi promotrice di interventi a livello europeo coordinati anche operativamente.
Avevamo indicato la dimensionale globale ed epocale della crisi.

Avevamo avvertito sull’entità dei suoi possibili, duraturi effetti sull’economia reale. Ci eravamo permessi di segnalare il pericolo di vedere accresciuti i divari sociali mettendo a rischio la tenuta complessiva del sistema. A fronte di tutto ciò, sembrano troppo spesso mancare a tutti i livelli - nazionali e segnatamente a quello europeo - l’assunzione di responsabilità delle classi dirigenti, una forte risposta in termini di sviluppo e di nuove regole finanziarie che recuperino capacità effettiva di controllo e primato dell’etica con la e maiuscola. Non si intravede, purtroppo, quell’efficacia dell’agire su cui costruire un futuro libero dalla doppia cappa dei pessimismi paralizzanti e degli ottimismi di maniera.
Riflettendo sul G8 e sugli arrivi a Roma dei Capi di Stato, mi sono ricordato della mia visita in Cina, a Shangai, nell’83, la prima di un governatore di una banca centrale occidentale.

Ho davanti agli occhi la scena di tanti uomini vestiti di grigio che si spostavano in bicicletta portando ognuno con sé qualche mattone, nessuna autovettura, un porcile a fianco di una fabbrica di camicie di seta per signore. Quanto erano poveri allora, quanto sono ricchi oggi, pur tra tante contraddizioni! Si sveglino le istituzioni del mondo, si sveglino soprattutto gli uomini delle istituzioni europee. La mia vecchia, cara Europa sembra essere dominata da una sorta di smarrimento. Non è apparsa credibile neanche agli occhi dei suoi cittadini, che l’hanno ”punita” con la massiccia astensione al voto.
 
da ilmessaggero.it
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