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Autore Discussione: GUIDO RUOTOLO. Silvio al Garante: blocca le foto di Villa Certosa  (Letto 3445 volte)
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« inserito:: Maggio 30, 2009, 12:02:54 pm »

30/5/2009 (7:16) - IL CASO

Silvio al Garante: blocca le foto di Villa Certosa
 
«Ripresi momenti intimi e leciti, c’è pure il presidente ceco Topolanek».

GUIDO RUOTOLO
ROMA


E adesso spuntano le fotografie. Centinaia, forse settecento o molte di più. Di Villa Certosa e dei suoi ospiti.

Anche illustri, come il primo ministro della Repubblica Ceca, oggi dimissionario, Mirek Topolanek. Foto che Silvio Berlusconi non vuole vedere pubblicate. Mercoledì scorso, il presidente del Consiglio si è rivolto al Garante per la protezione dei dati personali, denunciando il fotografo Antonello Zappadu, per violazione della privacy, accusandolo di aver posto in essere «comportamenti penalmente rilevanti». Il Garante, che ha ricevuto le controdeduzioni del fotografo, non ha ancora deciso le iniziative da prendere.

Nel suo esposto, Berlusconi ricostruisce la storia. Martedì scorso il direttore di Panorama, Maurizio Belpietro, ha contattato l’avvocato Niccolò Ghedini, sostenendo che un suo giornalista, Giacomo Amadori, sapeva che erano in vendita fotografie «che potevano apparire di particolare interesse in relazione agli attuali fatti di cronaca». Il fotografo, scrive Berlusconi nel suo esposto, si era già rivolto ad Amadori nel dicembre scorso, proponendogli l’acquisto di foto «scattate a Villa Certosa». Al giornalista, Antonello Zappadu ha mostrato alcune fotografie. E martedì scorso ha rivelato ad Amadori che «tali foto erano state offerte al Gruppo Hachette-Rusconi e precisamente al direttore del settimanale Gente, dottoressa Monica Mosca».

Che, a detta del fotografo, «era assolutamente interessata ad acquistarle ma si sarebbe riservata una decisione, dovendosi recare a Parigi per ottenere il consenso dell’editore, vista la cifra richiesta». Un milione e mezzo di euro, visto l’interesse dimostrato «da giornali inglesi e francesi». Zappadu manda al giornalista di Panorama la bozza del contratto proposto al settimanale Gente e un campione di fotografie. A quel punto, ricostruisce l’esposto di Berlusconi, Amadori consegna il materiale al direttore Belpietro che, immediatamente, gira all’avvocato Ghedini. Il direttore di Gente spiega all’avvocato Ghedini di non aver avviato nessuna trattativa con Zappadu perché non «interessata all’acquisto» delle foto.

Nell’esposto, Berlusconi ricorda che «un consistente gruppo di fotografie, pur essendovi i volti “oscurati”, verosimilmente ritrae nel maggio del 2008 l’allora primo ministro della Repubblica Ceca Topolanek, la sua famiglia, altro ministro del governo Ceco, il loro seguito, oltre a una serie di soggetti che erano stati ufficialmente convocati per le serate d’intrattenimento offerte a Topolanek». E ancora: «L’altro gruppo di fotografie verosimilmente ritrae alcuni ospiti in Villa Certosa durante le vacanze natalizie 2008/2009». Antonello Zappadu si difende ricordando che le «immagini venivano scattate in diversi luoghi esterni non qualificabili come private dimore».

Insomma, non solo Villa Certosa ma anche, per esempio, l’aeroporto di Olbia. A proposito delle foto dell’ex premier Topolanek, Zappadu fa sapere di aver appreso dall’esposto di Berlusconi l’identità di quell’ospite della villa Certosa. «Posso solo dire - spiega il fotografo - che tra gli ospiti del Natale scorso c’erano tantissime minorenni. Chi ha visto gli scatti giura che c’è anche Noemi».

E sulla trattativa milionaria con il direttore di Gente, il fotografo precisa: «Era una bozza di contratto. Sulla cifra, naturalmente, avrei trattato. Mi sono rivolto a un giornalista che conoscevo, Giacomo Amadori. Pensavo di trattare con un settimanale del gruppo Mondadori e invece mi ha telefonato la segretaria di Berlusconi, Miti Simonetto. A quel punto ho interrotto le comunicazioni». Centinaia di scatti. Secondo indiscrezioni, Zappadu sarebbe in trattativa con il gruppo editoriale di Rupert Murdoch. Riviste inglesi e francesi sarebbero interessate alla pubblicazione delle foto.

«Se sono foto insignificanti, se Berlusconi - commenta Zappadu - scrive nel suo esposto che “i soggetti ripresi in momenti di assoluta intimità del tutto leciti e senza alcun particolare rilievo o connotazione”, perché vuole bloccare la loro pubblicazione?».

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 31, 2009, 09:10:45 am »

Il documento

«Inesatta la ricostruzione del Cavaliere Se ci sono scatti vietati non sono miei»

La risposta del fotografo al Garante


Preliminarmente si rileva che il sottoscritto Antonello Zappadu esercita da numerosi anni la professione di giornalista e nell'ambito di detta professione ha curato il trattamento di dati relativi anche all'onorevole Berlusconi. Si invoca, pertanto, l'applicazione del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica, approvato con provvedimento di codesto Garante in data 29.7.1998. Premesso che non sono a conoscenza dei rapporti intercorsi tra il dottor Belpietro con il legale dell'on. Berlusconi e che non ho mai autorizzato i soggetti indicati nell'esposto alla diffusione di immagini — e tantomeno ho autorizzato il dottor Belpietro, per cui mi riservo di agire in ogni sede competente per la tutela dei miei diritti e per il risarcimento di tutti i danni che sono o che saranno cagionati — si osserva che la ricostruzione dei fatti contenuta nell'esposto dell'on. Berlusconi è inesatta.

Il sottoscritto è nella disponibilità di fotografie riprese lecitamente, in diverse circostanze di tempo e luogo, nello svolgimento della professione giornalistica.
Il sottoscritto non è stato condannato né in sede civile né da codesto Garante. Inoltre, per quanto a conoscenza dello scrivente, è pendente esclusivamente un procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Tempio Pausania per il quale il pm ha formulato richiesta di archiviazione ritenendo di non ravvisare ipotesi di responsabilità penali per violazione di domicilio e interferenze illecite nella vita privata dell'on. Berlusconi, e ciò contrariamente a quanto affermato nell'esposto. Con riferimento ai rapporti intercorsi con il dottor Amadori, si osserva che quest'ultimo è un dipendente del settimanale Panorama e che in tale veste veniva a conoscenza, nel corso dello scorso mese di dicembre, della esistenza di alcune fotografie che erano nella disponibilità del sottoscritto e, quindi, manifestava un interesse per le stesse. Il dottor Amadori informava del fatto un vicedirettore di Panorama (Raffaele Leone) il quale, successivamente, escludeva ogni interesse della testata. Ogni interlocuzione finiva lì.

Successivamente, nel corso del corrente mese di maggio, la dottoressa Mosca (direttore di Gente) manifestava autonomamente un interesse a una serie di fotografie e contattava il sottoscritto facendogli pervenire i propri recapiti tramite un comune conoscente. Non corrisponde al vero che Mosca affermava che aveva la necessità di recarsi a Parigi «per ottenere il consenso dall'editore, vista la cifra richiesta». Infatti, con Mosca non si parlava del prezzo delle immagini. Accadeva che in attesa di ricevere notizie dalla dottoressa Mosca, il sottoscritto veniva nuovamente contattato per telefono da Amadori e da una sedicente signora Miti Simonetto — tale qualificatasi — che invitavano il sottoscritto a interrompere le trattative con Mosca. In considerazione di tale ulteriore manifestazione di interesse, il sottoscritto inviava una bozza di scrittura, provvisoria in ogni sua parte e ancora non inviata alla Hachette. Tra le parti non si svolgeva alcuna trattativa sul prezzo e il sottoscritto non effettuava alcuna considerazione «politica» relativa alle fotografie. Inoltre, venivano inviate alla mail di Amadori alcune immagini raffiguranti persone con il viso reso irriconoscibile da pixel che vengono solitamente utilizzati per nascondere il volto di persone minorenni. Le immagini venivano scattate con tecniche e modalità digitali in diversi luoghi esterni non qualificabili come private dimore. Le immagini sono state comunicate anche ad altri soggetti che mi riservo di specificare in seguito.

Poiché il sottoscritto non ha ricevuto e visionato le fotografie alle quali il dottor Berlusconi può fare riferimento, che possono anche essere estranee a quelle nella mia disponibilità, si contestano tutte le valutazioni espresse nella segnalazione rispetto alle immagini che sono nella disponibilità del sottoscritto. Allo stesso modo, il sottoscritto si riserva ogni valutazione sulla paternità, luogo, tempo, tecniche e modalità di acquisizione delle immagini conosciute dall'on. Berlusconi una volta avuta contezza delle medesime immagini. Si contesta, pertanto, la valutazione di illegittimità e illiceità penale del comportamento del sottoscritto, il quale si riserva di tutelare i propri diritti nell'ipotesi che le affermazioni contenute nella segnalazione integrino fattispecie di calunnia o diffamazione, ovvero altra ipotesi penale. Si contesta, infine, la grave affermazione che il sottoscritto si rappresentava e voleva provocare un danno all'immagine del dottor Berlusconi. Si fa presente, sul punto, che il dottor Amadori e la signora Simonetto avevano manifestato il proprio interesse alle fotografie in ragione della assoluta insignificanza delle situazioni raffigurate nelle immagini.

Antonello Zappadu
30 maggio 2009

da corriere.it
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« Risposta #2 inserito:: Maggio 31, 2009, 09:16:04 am »

31/5/2009 (7:24) - COLLOQUIO CON ANTONELLO ZAPPADU

"Ma quale ricatto, è tutto in regola"
 
Parla il fotoreporter: «Non ho mai trattato con il Cavaliere»


GUIDO RUOTOLO
ROMA

In quei giorni, era il 3 dicembre scorso, mi trovavo a Rozzano, alla clinica Humanitas, per un intervento chirurgico. E trovandomi in quella situazione, chiamai Giacomo Amadori, mio amico, inviato di Panorama. Giacomo mi aiutò, come se fosse un fratello, una sorella, un parente. Naturalmente, in quegli incontri, parlavamo. Fu così che gli feci vedere una ventina di scatti, insomma tre, quattro servizi. Foto pixate, per non far riconoscere i volti». Sono le nove e passa di sera. Il cellulare di Antonello Zappadu torna a squillare. E risponde. Per tutta la mattinata, dopo aver appreso che era finito sul registro degli indagati della Procura di Roma, che i carabinieri lo cercavano per farsi consegnare le fotografie oggetto delle indagini, si era reso «irreperibile». Antonello Zappadu, fotografo di «frontiera» (qualcuno lo definisce «border-line»).

Memoria vivente della stagione drammatica dell’Anonima sequestri, amico di Grazianeddu Mesina. L’ultima volta che l’avevo incontrato mi raccontò che stava lavorando allo scoop della sua vita: andare in Colombia per tentare di fotografare e intervistare l’ostaggio in mano alle Farc, Ingrid Betancourt. Lui non era e non è un «paparazzo», è figlio
d’arte, suo padre era giornalista Rai, è un fotografo giornalista che oggi si ritrova al centro delle polemiche e di una inchiesta giudiziaria per via degli scatti «rubati» a Villa Certosa e non solo. Dunque, a dicembre Zappadu mostra delle foto scattate nel maggio precedente al giornalista «amico» di Panorama. In quel pacchetto di foto c’era l’ex premier ceco Mirek Topolanek: «Questo lo sostiene il presidente Berlusconi. Io - sottolinea il fotografo - non ho mai saputo chi fosse quel signore». Dunque, a dicembre è lui che propone a Panorama tre, quattro servizi fotografici. Ma non se ne fa nulla. «Terminata la convalescenza rientrai in Sardegna - prosegue nel suo racconto Antonello Zappadu - e poi altri servizi, altri scatti, quelli di Natale. Sono poi partito per la Colombia, dove sono rimasto quattro mesi».

Arriviamo alla settimana che si sta concludendo. Mentre il fotografo sta trattando con diversi gruppi editoriali la vendita delle foto (si dice anche che stia trattando con una serie di tabloid inglesi del gruppo Murdoch), il 26 maggio, cioè martedì scorso, torna a farsi vivo Giacomo Amadori: «E’ lui che mi suggerisce di provare a vendere le foto al suo settimanale, Panorama. E’ vero - come dice il direttore di Gente - con loro, con il gruppo Hachette-Rusconi, non ho mai discusso del prezzo del servizio. Ed è anche vero che ho mandato via mail ad Amadori una quarantina, e non settanta come sostiene il legale di Berlusconi, di scatti. Tutti pixati, attento a non far riconoscere nessun soggetto presente nelle foto. Insomma, i volti erano nascosti. In chiaro, solo quello di Silvio Berlusconi, che compare però solo in poche fotografie. Ma insieme alla foto inviai anche quella bozza di contratto da proporre al gruppo Hachette, se avesse accettato di entrare nel merito della trattativa, nel quale solo in via teorica era fissato in un milione e mezzo di euro il prezzo delle foto. Ero consapevole che quella cifra era solo una base di partenza, pronto a scendere...».

Insomma, Zappadu respinge l’accusa di tentata truffa, intanto perché è stato Amadori a farsi vivo chiedendogli di proporre al suo giornale, Panorama, il servizio. Lui, in questi giorni, stava trattando con altri gruppi editoriali. E mastica amaro il fotografo, che respinge indignato l’accusa di essere il nuovo Corona che ricatta le vittime dei suoi scoop fotografici: «Quando mi ha chiamato Miti Simonetto, la segretaria di Berlusconi, ho capito che dovevo chiudere ogni contatto. Io pensavo di vendere le foto a Panorama. Non avrei mai trattato con Silvio Berlusconi». Sul contenuto dei suoi scatti, Zappadu non intende entrare nel merito. L’altra sera aveva confermato che nelle foto delle vacanze di Natale, «chi ha visto gli scatti ha riconosciuto Noemi Letizia». E che, a suo avviso, «diverse ragazze» immortalate «sembravano essere delle minorenni». Zappadu insiste sulla sua correttezza deontologica: «Non ho invaso una proprietà privata. Insomma, ho utilizzato gli strumenti professionali per fare i miei scatti sempre da fuori e mai dall’interno di Villa Certosa». Adesso, però, saranno i magistrati e gli investigatori a tentare di ricostruire la «verità».

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