LA-U dell'OLIVO
Novembre 24, 2024, 02:40:58 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Funari: la mia vita censurata dai politici  (Letto 2426 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Maggio 20, 2009, 10:20:38 am »

«Il potere in mutande» Esce l’autobiografia postuma

«Potevo essere sindaco: mi ritirai perché amavo la moglie di un ministro»

Funari: la mia vita censurata dai politici
 

MILANO — Vivo fino alla fi­ne. Un’esistenza incredibilmente ricca non è bastata a saziare la fa­me di sorprendere di Gianfranco Funari. A quasi un anno dalla sua morte, il suo spirito dissacratorio torna a farsi prepotente dalle pa­gine di Il potere in mutande - Il dito nell’occhio della tv italiana, ultimo libro dello showman (con prefazione di Aldo Grasso), in libreria da oggi. Senza giri di parole, così come lui amava, Funari ha scelto di rivelare nelle pagine del volume perché decise di ritira­re all’ultimo la sua candidatura a sindaco di Milano: «Ricevetti pressioni su chi avrei dovuto met­tere in consiglio. E fui ricattato». Spiega: «Avevo un’amante. Era moglie di un ministro e amava scrivermi lettere d’amore. Duran­te la campagna elettorale trovai le fotocopie di tutte le lettere sul mio tavolo. Qualcuno mi stava chiedendo di togliermi di mezzo. Pagai un riscatto per avere gli ori­ginali ». Pare di vederlo Funari mentre, abbracciato alla teleca­mera (magari «alla due»), raccon­ta con il suo sorriso sfacciato que­sto retroscena. E colpisce ancora di più se si pensa invece che scris­se il libro — aiutato dalla moglie Morena e da Alessandra Sestito, sua collaboratrice (che lunedì al­le 16.30 discuteranno del volume con Grasso alla Facoltà di Scienze Politiche di Milano) — in un let­to del reparto di terapia intensiva del San Raffaele di Milano, dove poi morì il 12 luglio del 2008.

E ora, eccolo di nuovo qui con questa, che più che una lettura pare un’ultima chiacchierata. Fu­nari parte dai ricordi di bambi­no. Poi l’amicizia con Califano, le donne e la gioventù che da sola sembra un romanzo: prima pugi­le, poi rappresentante, quindi croupier per un gangster a Ban­gkok e cabarettista. Infine l’ap­prodo al grande amore: la televi­sione.

Alla fine degli anni Settanta su Telemontecarlo con «Torti in fac­cia » che sbocciò in «Aboccaper­ta». Poi la Rai. Funari aveva già 52 anni: «Raidue mi chiamò per risolvere un problema: aveva più dirigenti che telespettatori». Il 1987 era l’anno di «Mezzogiorno è»: «Nonostante il boom di ascol­ti Giampaolo Sodano, direttore di Raidue, si liberò di me quando invitai Giorgio La Malfa del Parti­to repubblicano. E lì fui cacciato per la prima volta per motivi poli­tici ». Un destino da cui Funari era certo di essere perseguitato, «perché avevo messo i politici contro i cittadini». Non andò me­glio a Mediaset (allora Fininvest), dove nel 1992 condusse «Mezzo­giorno italiano». «Avevo voglia di rivalsa su una Rai che avevo portato al 37% di share e che mi aveva cacciato». Anche nelle tv di Berlusconi, stessa grinta verso i politici. «I dirigenti se la faceva­no sotto». «Per rilasciare le con­cessioni tv i partiti chiedevano programmi che non mettessero in difficoltà i loro rappresentanti, al contrario di ciò che facevo io». E così, nel luglio del 1992 «venni liquidato in malo modo. Fui cac­ciato perché il mio programma dava fastidio». Nel libro ci sono i fax inviati a Berlusconi che porta­rono all’addio («Berlusconi mi cacciò per ordine di Craxi»).

Non mancano i giudizi tran­chant. I reality? «A me fanno schi­fo. Pieni di parole inutili». Maria De Filippi? «Ha contribuito alla diffusione di trasmissioni che fanno 'parlare la gente'». Piero Chiambretti? «Splendido comico e conduttore. Quando ero suo ospite ha sempre fatto dire a me tutte le cose che non poteva dire lui. Lo considero il mio figlioccio con Enrico Lucci: l’ho adorato su­bito ». Ce n’è anche per Celenta­no: «Con 'Rockpolitick' ebbi l’im­pressione netta che qualche auto­re di Celentano guardasse il mio 'Extra Omnes'».

E poi il rimpianto per aver ac­cettato la conduzione di «Apo­calypse show», che segnava il suo ritorno in Rai dopo 11 anni: «Mi dissero che Funari non dove­va fare Funari. Mi veniva tolta l’improvvisazione, la mia arma più importante. Commisi un grande errore». Infine il ramma­rico per «La Commedia Divina», ultima trasmissione che aveva concepito ma che non andò mai in onda. Nello show Funari s’im­maginava defunto, intervistare dall’aldilà personaggi da colloca­re poi all’inferno, purgatorio e paradiso. Che lo stia facendo dav­vero?


Chiara Maffioletti

20 maggio 2009
da corriere.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!