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Autore Discussione: Guido Olimpio Obama, la CIa e le torture  (Letto 2116 volte)
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« inserito:: Aprile 19, 2009, 04:34:45 pm »

Obama, la CIa e le torture

Le scomode verità

di Guido Olimpio


I memo della Cia costi­tuiscono la sintesi brutale degli anni più duri della lotta al terrorismo. Un piccolo manuale della tortura re­datto dai burocrati della sicurezza. Un documento che illumina il «lato oscu­ro » della guerra ad Al Qa­eda. Operazioni clandesti­ne, violazioni dei diritti, rapimenti, prigioni segre­te. Comportamenti illega­li, a volte non ortodossi, ma che la Casa Bianca di George Bush ha trasfor­mato in «legali» per de­creto interno. E colpisce la cura con la quale i quat­tro esperti dell’ammini­strazione hanno prescrit­to i metodi da applicare nei confronti dei terrori­sti. Tabelle, tempi, dosi di dolore, misure, forza da impiegare. Parametri asettici che si sono tra­sformati in violenze inac­cettabili.

I memo, ancora, sono la spia di come una demo­crazia — e non è certo la prima volta — possa ab­bassare i suoi standard morali. Per difendersi da un nemico assassino ritie­ne sia possibile ricorrere a qualsiasi mezzo. Perché come ha sottolineato un esperto «tra un cittadino e un terrorista è quest’ul­timo ad avere meno dirit­ti ». Al tempo stesso biso­gna ricordare il contesto temporale. Quei sistemi sono stati concepiti dopo un attacco terroristico senza precedenti. Oggi è facile dire che i seguaci di Osama fanno meno pau­ra e che forse il pericolo è stato esagerato o manipo­lato. Allora la maggioran­za della comunità interna­zionale era convinta sulla necessità di dover reagi­re ed era pronta a scende­re a compromessi pur di proteggersi. Ciò, ovvia­mente, non deve essere interpretato né come pre­testo né come giustifica­zione. Ma sarebbe disone­sto tacerlo.

Ma la pubblicazione de­gli ordini riservati della Cia racchiude un altro si­gnificato per gli Stati Uni­ti. Ed è la forza della tra­sparenza, la capacità di af­frontare — talvolta, sia ben chiaro — verità sco­mode. Non è da tutti sve­lare materiale così riser­vato e imbarazzante, che fa litigare il Paese e forni­sce munizioni ai suoi molti avversari.

Per i cinici si tratta di una mossa di facciata e ri­cordano quanti altri se­greti sono ancora chiusi in una cassaforte. Per i conservatori è un errore clamoroso, che espone ai rischi funzionari che han­no agito per mantenere si­cura l’America. Per gli ex agenti segreti può com­promettere la lotta agli estremisti e far trasparire un segnale di debolezza: loro, i cattivi, penseran­no che non abbiamo più «lo stomaco». Per i libe­ral, all’opposto, è addirit­tura troppo poco e invo­cano una commissione di inchiesta. Un dibattito acceso che ha reso insi­diosa e coraggiosa la deci­sione di Barack Obama. Si è preso una doppia re­sponsabilità. Quella di ri­velare un frammento im­portante di verità e di so­stenere che i tagliagole possono essere fermati con la legge e nella legge. Un principio sacrosanto che però sarà messo a du­ra prova, ogni giorno, dal­la realtà e da criminali che non hanno ancora de­posto le armi.

18 aprile 2009
da corriere.it
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