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Autore Discussione: De Bortoli non vuol fare il passa-carte di silvio.. o di altri.  (Letto 3262 volte)
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« inserito:: Marzo 10, 2009, 11:50:36 am »

Il personaggio.

Il direttore del "Sole 24 Ore" spiega la sua scelta: ho verificato che le decisioni le prendono altri

"Non avrei avuto alcun potere resto qui a fare il giornalista"

di ROBERTO BIANCHIN

 
MILANO - Troppi vincoli. Nessun vero potere decisionale. E il rischio concreto di trovarsi a fare semplicemente il passacarte di scelte decise altrove. Sono queste, fra il tecnico e il professionale, le motivazioni che hanno spinto Ferruccio De Bortoli al "gran rifiuto" della presidenza Rai. Una rinuncia che ha suscitato una ridda di supposizioni, alcune molto fantasiose, nel mondo politico come in quello giornalistico ed economico.

Il direttore del Sole 24 Ore, che pure aveva dato la sua disponibilità ai due schieramenti di centrodestra e centrosinistra che avevano trovato un'intesa sul suo nome nel cosiddetto "patto della mimosa" tra Pd e Pdl, ha spiegato, a chi lo aveva proposto, che la sua decisione è maturata "dopo avere attentamente verificato, in seguito a una lettura e a un'analisi approfondita della legge Gasparri, che il presidente della Rai non ha in realtà alcun potere di decisione concreto". Quindi non può effettivamente incidere sulla vita e sulle scelte dell'azienda. Una situazione imbarazzante per un direttore di giornale che ha sempre messo la sua professione innanzi a tutto e il cui obiettivo rimane ancora quello di "fare solo il giornalista".

"Perciò ho capito - ha spiegato De Bortoli - che in questa condizione non avrei potuto fare bene il mio mestiere. Mi sarei ritrovato, in buona sostanza, a mettere il bollo su decisioni prese da altri". "Sì, forse avrei potuto rendermene conto anche prima, quando ho dato la mia disponibilità - ha aggiunto - ma comunque ho voluto approfondire la questione prima di accettare l'incarico. E le mie conclusioni sono che ho deciso di restare dove sono".

Smorza le polemiche De Bortoli, che rifiuta come rifiutò, sei anni fa per "difficoltà tecniche e politiche", l'attuale direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli; e non raccoglie le interpretazioni di chi lega il suo rifiuto alle pretese ingerenze dei partiti che gli avrebbero già preparato organigrammi e "pizzini" piuttosto indigesti, che a lui sarebbe toccato solo di certificare.

"Grande soddisfazione" per il fatto che De Bortoli rimanga al Sole 24 ore lo esprime invece il comitato di redazione del quotidiano, secondo il quale la crisi dell'editoria impone che la guida del giornale sia affidata "a una figura di elevate competenze editoriali", "severa sul piano deontologico", e capace di mantenere una "rigorosa indipendenza" dell'informazione.

Anche Dagospia punta il dito, riguardo al rifiuto di De Bortoli, sul fatto che la legge attualmente in vigore non prevede alcun potere esecutivo per il presidente della Rai, con il rischio di "restare schiacciato al pari di Lucia Annunziata tra i poteri politici". Ma il sito fornisce anche una seconda motivazione: il secco no che Giulio Tremonti avrebbe pronunciato contro lo stipendio pattuito per il nuovo presidente della Rai (700mila euro l'anno secondo Dagospia), che sforerebbe il tetto dei compensi previsti per i manager delle aziende pubbliche.

(10 marzo 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 10, 2009, 11:52:45 am »

Il retroscena.

Casavola, Folli, Sorgi e Assumma tra i nomi che si fanno per la poltrona più importante di viale Mazzini

Dario irritato per lo stop del governo "Farò una rosa, dicano no in pubblico"

di GOFFREDO DE MARCHIS

 
ROMA - "Il nostro candidato è Petruccioli. Aspettiamo da Berlusconi un sì o un no chiaro". Dario Franceschini mette sul piatto la sua carta. Gianni Letta chiede "tre ore" di tempo per sondare il terreno. Prima del limite, senza tentennamenti, Silvio Berlusconi risponde: "No a Petruccioli. Fateci un altro nome". La partita della Rai è riaperta, comincia di nuovo il totonomine, riparte la corsa a Viale Mazzini, dopo il gran rifiuto di Ferruccio De Bortoli e una giornata di trattative che il segretario del Pd chiude con la sua indicazione secca per il presidente uscente. Ma altri nomi sono già stati fatti nel primo incontro tra Franceschini e il "mediatore" Gianni Letta, entrato nella sede del Pd per il primo di due colloqui a quattr'occhi alle 8,50.

Il leader democratico ha da ieri una "rosa" di riserva consegnata a Letta. Dentro ci sono i nomi dell'ex presidente della Consulta Francesco Paolo Casavola (una new entry), di Fabiano Fabiani, di Andrea Manzella e del giornalista Paolo Ruffini. Altri due giornalisti sono in campo: Stefano Folli e Marcello Sorgi, ex direttore del Tg1 e della Stampa, le cui quotazioni sono in decisa crescita. Ma nelle ultime ore è comparso un nuovo candidato forte: il presidente della Siae (peraltro azionista di minoranza della Rai) Giorgio Assumma, un avvocato che ha molti rapporti nel mondo della politica e in quello dello spettacolo. Se non ci fosse l'accordo tra gli schieramenti, il ministero dell'Economia può indicarlo comunque oggi pomeriggio all'assemblea degli azionisti e vedere l'effetto che fa nelle opposizioni.

Franceschini ha un giorno per uscire dalla solita palude Rai, fatta di indiscrezioni, incontri più o meno segreti, veti e controveti. Ha tirato fuori il nome di Claudio Petruccioli pur sapendo delle enormi perplessità sulla sua conferma nel centrodestra. A cominciare da quelle del Cavaliere per finire al niet di Giulio Tremonti e del candidato consigliere del Tesoro Angelo Maria Petroni che ha minacciato il ritiro in caso di elezione di Petruccioli. Il presidente uscente paga il caso Saccà, ovvero l'allontanamento del capo di Rai Fiction dopo la pubblicazione delle sue intercettazioni. Nel Pdl si erano formati due partiti su Petruccioli, i possibilisti e i sostenitori del no (guidati da Maurizio Gasparri). Hanno vinto i secondi. Il Pd con una nota ha preso atto, protestato, ma si prepara a guardare oltre.

In 24 ore il segretario democratico deve ricostruire uno schema che aveva richiesto più di dieci giorni per la candidatura de Bortoli. "Non dobbiamo rimanere sui giornali troppo a lungo incartati a parlare di Rai - ha spiegato ai suoi fedelissimi -. È una palude. Può far comodo a Berlusconi che così nasconde la crisi e le nostre proposte. Non a noi. Se non vogliono un'intesa sono pronto a presentare una rosa di nomi in pubblico per avere un no altrettanto pubblico". Neanche lo scontro frontale però farebbe comodo a Franceschini che rischia di essere macchiato dalla trattativa fallita e dallo spettro di soluzioni estreme. Il Cavaliere infatti ha una carta in più da giocare: la presidenza al consigliere anziano. Il Consiglio di amministrazione rimane in otto, senza un presidente eletto ma a quel punto a dirigerlo è il componente più vecchio. In questo caso, Guglielmo Rositani, ex deputato di Alleanza nazionale.

È una carta dell'ultima ora, Berlusconi non ha intenzione di giocarla, ma i tempi sono ormai strettissimi. Il sondaggio di Franceschini su una serie di nomi deve ridursi a una rosa più stretta o a un nome secco, avendo però la certezza che di un accordo con il Pdl perché brucia ancora il no di De Bortoli. Il Pd teme contraccolpi sulla Rai, i precedenti non sono affatto confortanti. Si può arrivare a un'indicazione autonoma di Tremonti senza intesa, all'inevitabile bocciatura del presidente designato da parte della commissione di Vigilanza, a un consiglio monco che però guida lo stesso l'azienda. Vale a dire, a una vicenda Rai in primo piano che oscura temi molto più sensibili. Per evitare questo sbocco, Franceschini tornerà a vedersi con Letta oggi, a sentirlo, a proporre nomi. Il segretario del Pd è rimasto spiazzato dalla scelta di De Bortoli, lo ha chiamato, ha capito le sue ragioni: "Avevamo fatto la scelta migliore, è un uomo serissimo". Adesso bisogna trovarne un altro, in molto meno tempo.

(10 marzo 2009)
da repubblica.it
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