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Autore Discussione: MARCO NEIROTTI Il cammino di un coltello  (Letto 2238 volte)
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« inserito:: Marzo 10, 2009, 09:49:05 am »

10/3/2009 - LA STORIA
 
Il cammino di un coltello
 

MARCO NEIROTTI
 
Le due facce di questa lama di coltello adesso sono per tutti noi due specchi. Uno, quello che ancora riesce un poco a luccicare, riflette il solitario, incondizionato istinto dell’amore. L’altro, quello rosso sangue, riflette l’incuria, la distrazione, la sciatteria che volteggiano intorno al primo e lo sacrificano.

Un uomo, trascinato dalla sua mente instabile in nebbie vaganti, ha devastato l’addome di una studentessa sedicenne - non sappiamo se ce la farà - e straziato di fendenti il padre che la proteggeva, fino ad ammazzarlo. Con un coltello da macellaio sbucato da chissà dove, nelle sue mani chissà da quando.

Olivieri Antonio, anni 43, ieri mattina era stato dalla sventurata madre che non gli aveva aperto per paura. Era andato dai carabinieri e aveva spiegato, tra affanno e quiete, il suo terrore di mafia, ’ndrangheta, stranieri d’ogni sorta. Aveva i polsi tagliuzzati e il maresciallo ha notato un coltellino da campeggio e se l’è fatto consegnare.
L’ha calmato e perfino convinto a salire su un’ambulanza. Scaricato in pronto soccorso, con il codice verde (quello della non urgenza) che gli hanno assegnato, si è messo in attesa. Si è stufato, è uscito, ha deciso che gli serviva un’auto e ha scelto una Panda rossa.

Ha cercato di trascinare giù Giorgia, che ha reagito lanciandogli un libro in faccia, poi lo zainetto. Il padre è sceso e ha fatto il giro dell’auto per proteggerla.
Li ha massacrati con una lunga lama che portava con sé. Da quando? Dalla camminata per arrivare dalla madre? Da prima di entrare in caserma? O l’ha recuperata per qualche ventura in ospedale? Che ci faceva l’uomo disturbato in una sala d’attesa di pronto soccorso armato come Rambo? Non era nemmeno il pazzo d’un momento, l’esplosione improvvisa del Michael Douglas di Un giorno di ordinaria follia. Questo era Olivieri Antonio già noto, con una madre barricata in casa sotto la cuffietta azzurra, balbettante in pugliese, incapace di tradursi in italiano.

Per Giorgia e per suo padre Lorenzo era un rapinatore come si legge sui giornali, forse al massimo un matto stupratore che cerca di portar via la ragazza, come nell’allarme del momento, comunque un nemico possibile e riconoscibile come quelli che racconta la cronaca. E come nella cronaca loro hanno reagito, lei per allontanarlo, metterlo in fuga, lui per proteggerla da un assalto ignoto.

Adesso un fronte di lama rispecchia la morte e la prognosi riservata d’amore. L’altro riflette il cammino lungo una città di un coltello. Non si tratta di scatenare una caccia emotiva a un responsabile, i capri espiatori frettolosi non riempiranno mai i buchi vuoti dell’attenzione, può riempirli il ripensare ciascuno a ogni gesto compiuto o tralasciato. Da quando aveva quel coltello?

Chi frequenta caserme dei carabinieri, soprattutto le più piccole, sa quanto il lavoro dei marescialli veri e di buona volontà - non i Rocca della tv, non i superscienziati delle fiction - siano parafulmini e analgesici di tensioni e disordini sociali, familiari, personali. Ritrovarsi un folle con i polsi tagliati e la mente che galoppa tra persecuzioni presunte, e acquietarlo, addirittura convincerlo ad andare spontaneamente in ospedale è un ottimo lavoro. Ma il coltellaccio dov’era?

Ricevere un paziente psichiatrico in pronto soccorso, vedere che non è uno di quelli che tutto devastano e tutto rifiutano è tranquillizzante rispetto a certe emergenze.
Però Antonio, portato lì dall’ambulanza con i polsi sfregiati e un coltello da camping appena sequestrato dalle sue tasche, è comunque un «pazzo», però diventa uno dei tanti in attesa fuori da ogni precedenza, come per la contusione al braccio, la nevralgia che dà mal di denti, un po’ di cefalea. Aspetti e passeggi. Dove? Magari fuori per una sigaretta. Antonio si stufa ed esce. L’ospedale non è una prigione. La legge l’ha convinto ad andare dov’è il suo posto. Solo, però, come quando era andato a bussare dalla mamma. Ogni volta che un folle uccide ci si domanda se si poteva evitare. Qui ci si domanda quanti passi ha fatto quella lama, quanta gente ha incontrato, quante volte è stata sfiorata e poi lasciata. Ha ignorato tutti e a nessuno è apparsa. Ha camminato inesistente fra tutti coloro che hanno intercettato l’assassino prossimo venturo fino a che ha cozzato contro Giorgia che non voleva scendere dall’auto e contro suo padre che la proteggeva.
 
da lastampa.it
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