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Autore Discussione: Bondi, Cicchitto: la barca sta affondando e i topolini...  (Letto 2475 volte)
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« inserito:: Marzo 02, 2009, 06:37:08 pm »

Il testamento biologico Il ministro: basta a guerre tra guelfi e ghibellini

Englaro, Bondi si schiera «Inchiesta poco civile»

Cicchitto: serve un testo condiviso e non integralista


ROMA — Mentre il presidente del Senato Renato Schifani ribadisce la sua convinzione che la legge sul testamento biologico non potrà essere votata già la prossima settimana — come previsto da calendario — ma dovrà slittare «certo non alle calende greche» e comunque prima delle Europee per permettere un maggior approfondimento da parte dei partiti, la politica si interroga sull'iniziativa giudiziaria della Procura di Udine.

L'avviso di garanzia per omicidio volontario notificato a Beppino Englaro per la morte di Eluana — pur definito dagli stessi inquirenti un «atto dovuto» — in qualche modo aiuta ad abbassare il tono generale della polemica perché non piace a nessuno. Non a chi ha sostenuto a spada tratta le ragioni di un padre che chiede una morte dignitosa per la figlia, nè di chi invece non avrebbe staccato il sondino che teneva viva da diciassette anni la donna in coma vegetativo. Tra questi ultimi, sceglie parole che toccano un po' tutti il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, che vorrebbe «come credo tutti gli italiani, vivere in un Paese in cui non scoppiassero più guerre fra Guelfi e Ghibellini sul valore della vita e non avvenissero più episodi come quello di una Procura costretta ad aprire un'inchiesta che coinvolge il padre di Eluana. È tutto poco civile e per niente cristiano».

Opinione condivisa da molti nel Pdl, sicuramente in Forza Italia, se è vero che il portavoce Daniele Capezzone è netto su entrambe le vicende giudiziarie degli ultimi giorni: «Qualcuno può non condividere l'azione del governo o della maggioranza: ma mi pare grave tentare di intimidire con una denuncia penale il ministro Sacconi. Oppure, a parti invertite: si può non condividere l'operato di Beppino Englaro, ma mi pare crudele denunciarlo e dargli dell'assassino». Dunque, come se ne esce? Mentre il segretario del'Udc Lorenzo Cesa chiede alla politica di fare «un passo indietro» e lasciar agire la magistratura, sempre da Forza Italia si insiste con la necessità di una legge, che sia il più possibile condivisa. La auspica — approvando l'atteggiamento di Schifani perché si utilizzi il tempo necessario — il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, che manda un messaggio chiaro anche ai suoi che vorrebbero un testo più restrittivo rispetto a quello Calabrò (che già così non piace al Pd): «Sono auspicabili intese, ad esempio con alcune delle proposte avanzate da Rutelli. In ogni caso, il testo Calabrò non può essere riportato indietro a soluzioni che di fatto vanificano ogni possibilità concreta di testamento biologico, anche al netto dell'esclusione della disidratazione e dell'arresto dell'alimentazione». Perché è vero che forse sarebbe stato «meglio» lasciare a medici e famigliari certe decisioni sul fine vita (come insiste si dovrebbe fare il senatore del Pdl Beppe Pisanu), ma dopo il caso Englaro «una legge serve». E secondo Cicchitto è possibile farla con convergenze importanti, purché «non ci si infili nel vicolo cieco dell'integralismo». Dall'altra parte, non sembra molto pronto alle mediazioni Massimo D'Alema. L'ex premier chiede in generale al suo pd di mettere «in campo un profilo forte», cosa che non si è riusciti a fare negli ultimi mesi dando «un profilo sbiadito», e questo anche perché il partito si è «troppo spesso affidato alla libertà di coscienza che è un valore importante e fondamentale. Ma un partito forte — è l'avvertimento — deve dire da che parte si sta».

Paola Di Caro

01 marzo 2009
da corriere.it
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