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Autore Discussione: Insulti a Ichino, Br allontanati dall'aula  (Letto 2387 volte)
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« inserito:: Gennaio 25, 2009, 11:10:04 am »

Gli imputati «massacratore di operai». Il professore: «C'è intimidazione permanente»

Insulti a Ichino, Br allontanati dall'aula

Momenti di forte tensione al processo di Milano contro le nuove Brigate Rosse. Interrotta la seduta
 
 
MILANO - Momenti di tensione nell'aula della prima corte d'assise di Milano, al processo contro le presunte nuove Br. Pietro Ichino, giuslavorista e docente universitario, oggi anche senatore del Pd, stava spiegando in aula i motivi che lo hanno indotto a costituirsi parte civile al processo (per le sue posizioni a favore di una riforma del lavoro era stato più volte indicato tra i possibili obiettivi di un'azione brigatista) quando dalle gabbie è partita la sollevazione degli imputati che lo hanno attaccato duramente definendolo, tra l'altro, «massacratore di operai».

LA SCELTA DI ICHINO - Ichino aveva preso la parola per sottolineare come la sua scelta di costituirsi parte civile era stata presa «non tanto per me ma perchè le limitazioni, le intimidazioni permanenti alla libertà di pensiero sono qualcosa che pesa sull'intero Paese. Non mi importava tanto per me, ma non volevo svalutare quanto accade all'intera comunità accademica a cui appartengo». Immediata l'interruzione da parte degli imputati: «Siete una banda di sfruttatori, volete la libertà per sfruttare». Le dichiarazioni dei brigatisti, secondo quanto riferiscono le agenzie di stampa, sono state accompagnate anche da qualche applauso dal pubblico.

CACCIATI DALL'AULA - Il presidente della Corte, Luigi Cerqua, ha a quel punto sospeso l'udienza e deciso di ritirarsi dall'aula per consentire agli agenti di polizia penitenziaria di individuare esattamente, quanti tra gli imputati, sono intervenuti e scortarli fuori dalla sala. Prima che Ichino iniziasse il suo intervento, era stato uno degli imputati, Davide Bortolato, a prendere la parola per una dichiarazione spontanea: «Il qui presente Ichino - aveva detto - si è costruito la propria carriera criminalizzando i lavoratori». «Siamo contenti di averlo qua, in aula - ha aggiunto Bortolato - . Contenti perchè in questo processo ci sono come parti civili lui, lo Stato e i fascisti di Forza Nuova: questo dimostra che la qualità del processo è politica. Un processo in cui le parti civili sono gli oppressori e gli sfruttatori e gli imputati coloro i quali lottano per i diritti dei lavoratori».

«CHI TOCCA LO STATUTO MUORE» - Dure le parole dello stesso Ichino durante la deposizione, dopo la ripresa del processo: «In Italia chi tocca lo statuto dei lavoratori muore». «In nessuna parte del mondo - ha puntualizzato il senatore - il dibattito sul diritto del lavoro rappresenta una minaccia da noi chi tocca lo statuto muore. Ma un paese democratico non può essere limitato nella sua possibilità di discutere. Questo rappresenta una grande sofferenza». Il docente ha poi ricordato, sollecitato dalle domande del pm Ilda Boccassini, come giá dal 2005 sia stato costretto a svolgere la sua professione universitaria perennemente scortato da agenti. «La loro presenza -afferma- è sempre stata evidente anche in aula, anche quando tenevo lezioni o dibattiti o quando ero nella mia stanza personale. E questo significava notificare a tutti, anche agli studenti, che io sono uno che dice cose per le quali c'è chi lo vuole far fuori. E questo limita e altera il rapporto di docente».


23 gennaio 2009(ultima modifica: 24 gennaio 2009)
da corriere.it
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