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Autore Discussione: CARLO DE BENEDETTI. L'annuncio alla soglia dei 75 anni, dopo 50 anni di attività  (Letto 3119 volte)
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« inserito:: Gennaio 27, 2009, 10:05:46 am »

ECONOMIA     

L'annuncio alla soglia dei 75 anni, dopo 50 anni di attività imprenditoriale

"Mi rendo conto del tempo che passa. Si tratta di una decisione serena"

De Benedetti: "Lascio le presidenze Resta la mia passione per l'editoria"

L'Ingegnere manterrà la presidenza onoraria del Gruppo L'Espresso e il potere di nominare i direttori delle testate.

"Non si vende finché sono vivo"


MILANO (Ansa) - "Lascio tutte le presidenze delle società che ho fondato": con queste parole Carlo De Benedetti ha annunciato, in una conferenza stampa a Milano, la decisione di lasciare tutte le cariche ricoperte in Cofide, Cir, M&C e L'Espresso. L'Ingegnere ha aggiunto che manterrà la presidenza onoraria e il potere di nominare i direttori delle testate del gruppo l'Espresso. "Per L'Espresso ho concordato con mio figlio Rodolfo che il nuovo presidente sia una figura istituzionale da me indicata". Inoltre rimarrà presidente della Fondazione De Benedetti e manterrà il suo ruolo in Rothschild. Le dimissioni saranno ufficializzate nelle assemblee previste in aprile.

Quanto a Cir e Cofide, l'Ingegnere ha precisato che "ci saranno presidenti istituzionali e non operativi, che non interferiranno con le attività delle aziende". I presidenti delle due società saranno decisi dai rispettivi consigli di amministrazione giovedì prossimo.

Il commiato con i giornalisti. Carlo De Benedetti è giunto in conferenza stampa accompagnato da tutta la famiglia. Oltre alla moglie Silvia erano presenti i figli Marco, Edoardo e Rodolfo, che era accompagnato dalla moglie Emmanuelle de Villepin. "Ho convocato questa conferenza perché, pur se talvolta nelle critiche, i giornalisti mi hanno seguito nella mia lunga vita imprenditoriale e ho ritenuto che in funzione di questa attenzione fosse da parte mia una carineria dare a voi questo annuncio", ha osservato l'imprenditore.

"Una decisione serena". La decisione di lasciare le proprie cariche arriva alla soglia dei 75 anni, ha ricordato De Benedetti, in concomitanza con il compimento dei 50 anni di attività imprenditoriale. "Mi rendo conto del tempo che passa e, pur godendo di ottima salute, ho deciso di lasciare la presidenza di tutte le società che ho fondato - ha spiegato l'Ingegnere - Si tratta di una decisione serena perché è assicurato il ricambio manageriale dove era possibile e la continuità dove esisteva".

Il Gruppo L'Espresso rimarrà com'è. Rispondendo a una domanda, De Benedetti ha precisato: "Il Gruppo Espresso resterà così, sempre che non si presentino nuove opportunità, non ci sarà un riassetto azionario, le partecipazioni restano quelle di ora". Riferendosi invece alla Cir, ha osservato che "Le uniche ragioni per cui non è andata in porto la scissione sono di natura tecnica, in quanto i nostri avvocati hanno detto che avrebbero portato a una 'liability' per la società".

"L'Espresso, la mia passione-missione". De Benedetti ha voluto ricordare per sommi capi gli eventi politici che hanno "penalizzato la sua carriera", a partire dal Banco Ambrosiano per poi continuare con la Sme: "Mi è stata tolta - ha detto - per ragioni politiche, con il contratto già firmato. Qualcuno ha detto che il prezzo stabilito con Prodi (allora presidente dell'Iri, ndr) era troppo basso. Poi si è visto che il prezzo di Berlusconi era del 10% in più". Altra operazione che non si è conclusa per ragioni politiche, ha detto De Benedetti, è l'operazione Mondadori. "Ma la grande passione-missione è stato L'Espresso, salvato dal fallimento", ha rivendicato. Garantendo che non intende cederne le quote: "No, almeno fino a quando sono vivo io", ha risposto, a margine della conferenza stampa. E ha ribadito che, peraltro, "Non c'é nessuna offerta per L'Espresso, forse perché sanno che non venderò mai".

"L'Olivetti, una storia di successo". De Benedetti ha anche ricordato l'esperienza all'Olivetti, che ha definito "una storia di successo, contrariamente a quanto si è scritto" e ha ribadito che l'editoria è sempre stata la sua passione: "Una delle due cose di cui sono più fiero, assieme alla coerenza del mio pensiero politico"

"L'Espresso rimarrà in Borsa". Mentre in relazione agli assetti futuri delle società delle quali fino ad oggi è stato il presidente, l'Ingegnere ha smentito le voci di addio alla Borsa per l'Espresso. "Non vedo la necessità. - ha detto, in merito alla possibile uscita del titolo dal listino di Piazza Affari - Però su queste cose tecniche non posso essere sicuro".

(26 gennaio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 27, 2009, 10:07:45 am »

L'Ingegnere scende dal palco finisce un'epoca.

di Rinaldo Gianola


Che Carlo De Benedetti si ritiri a vita privata rinunciando alla battaglia imprenditoriale e alla sfida politica è una di quelle notizie alle quali è difficili credere. L’Ingegnere percorre, avanti e indietro, tra successi e fischi, il palco dell’industria e della finanza italiana da mezzo secolo.

La sua figura, la sua azione, la sua filosofia imprenditoriale hanno sempre evocato un’originalità al limite della provocazione per l’establishment del capitalismo e un èlan vital senza limiti, scriverebbe Bergson, perchè lui, l’Ingegnere, coltivava la missione di realizzare nello spazio di una generazione quanto altre dinastie industriali avevano costruito in un tempo assai più lungo. Può un uomo del genere ritirarsi? Passare le giornate tra le opulente e inutili nevi di Sankt Moritz? Può l’imprenditore più bulimico della storia del dopoguerra, che voleva l’Olivetti, la Sme, la Buitoni, il Credito Romagnolo, il Banco Ambrosiano, la Mondadori, l’Espresso e ci ha provato pure con la Fiat, andare in pensione? Sì, è l’ora.

L’anagrafe, in novembre De Benedetti avrà 75 anni, pare sia il motivo di questo addio, anche se non mancheranno congetture su altre cause. Ma per rispetto di un valoroso industriale, che ne ha combinate di tutti i colori e ha dato a noi giornalisti tanto lavoro, eviteremo il retroscena e il gossip che in certi giornali, anche in quelli dell’Ingegnere, è assurto purtroppo a stile giornalistico.

Chi è De Benedetti? «Dico che mi piace fare il capitalista e che sono fiero di esserlo» spiegò nel 1984 in un bel libro di Alberto Statera. Ma l’Ingegnere è un capitalista con una visione estremamente personale del mercato e delle regole. Sfugge al modello renano o a quello anglosassone, teorizza l’«azionista di riferimento» quando ancora i grandi gruppi famigliari difendono la soglia magica del 51%. Ma con la maturità, e dopo tante legnate come la sconfitta della Sgb e soprattutto quella per la Mondadori passata nelle mani dell’impresentabile Berlusconi, anche l’Ingegnere si è convertito a formule più tradizionali nel controllo delle imprese.

Le battaglie Raramente nel panorama dell’imprenditoria italiana è comparsa una figura tanto discussa e contrastata, anche per le sue relazioni con la politica. Per Bettino Craxi l’Ingegnere era «il capo della Nuova Destra» o del «partito trasversale». Per Eugenio Scalfari «De Benedetti è innamorato della politica come attività dello spirito, è un imprenditore che sarebbe piaciuto a Ernesto Rossi». Paolo Volponi nello splendido romanzo «Le mosche del Capitale» lo identifica con il tremendo manager Sommersi Cocchi che non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere profitti e successo. Il nostro Fortebraccio lo descriveva così sull’<CF161>Unità</CF>: «Quando uno ha sopra di sè solo Visentini, può dire di aver ottenuto già tutto dalla vita, a meno che non lo eleggano Papa».

Nella realtà, trascurando le agiografie di comodo e le cattiverie inutili, De Benedetti è stato un industriale e un uomo di potere che ha combattuto duramente le sue battaglie, con i suoi alleati e con tutti i suoi mezzi compresi, ovviamente, i giornali: molte battaglie le ha perse, altre le ha vinte. Le «colpe» della politica, denunciate ieri dall’Ingegnere, per l’Ambrosiano, la Sme e la Mondadori ci sono, ma è difficile oggi pensare a De Benedetti come a una vittima del potere. L’Ingegnere con i suoi interessi, le sue aziende, i suoi giornali, le sue ambizioni, è stato dentro la battaglia politica, anche se, a ben vedere, la sua passione si è spesso concentrata su cavalli - dai repubblicani al centrosinistra - che alla fine si sono rivelati dei poveri ronzini, anzichè dei purosangue.

L’Ingegnere scende dal palco e mantiene un potere, quello di nominare i direttori di Repubblica-l’Espresso. Anche Eugenio Scalfari, al momento della cessione dell’Espresso all’Ingegnere, fece lo stesso. De Benedetti si ritira, finisce un’epoca.


27 gennaio 2009
da unita.it
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