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Autore Discussione: MARCO ZATTERIN L'euro-cocktail di Sarkozy  (Letto 2060 volte)
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« inserito:: Dicembre 17, 2008, 03:39:28 pm »

17/12/2008
 
L'euro-cocktail di Sarkozy
 
MARCO ZATTERIN
 

Nicolas Sarkozy confessa che «l’Europa mi ha cambiato». Lo dice mentre elenca con manifesta soddisfazione i risultati della Francia nel semestre di presidenza Ue ormai concluso, una fase frenetica di vertici per fronteggiare innumerevoli tempeste, il terremoto istituzionale provocato dal «no» referendario irlandese, la guerra nel Caucaso, la crisi finanziaria ed economica, lo scontro risolto sul pacchetto Clima. Ci mette anche la voglia che avrebbe di continuare, appena celata dietro gli auspici di un rafforzamento dei meccanismi comunitari («Più stati, meno istituzioni») e l’apprensione per il passaggio del testimone agli euroscettici cechi, col rischio che prevalgano gli «sbalorditivi» atteggiamenti anti-Ue del presidente Vaclav Klaus. Nella mezz’ora del discorso pronunciato ieri all’Europarlamento il presidente francese ha servito un cocktail di ambizione e pragmatismo. «Il mondo ha bisogno di un’Europa forte - ha detto - e l’Europa non può essere forte se non sarà unita». A sentirlo, sembrano lontani i timori di un Eliseo nazionalista e nemico dell’integrazione che avevano agitato la vigilia del semestre. È un ruolo che «mi è piaciuto», ha ammesso: «Ogni leader trarrebbe vantaggio a esercitare questa responsabilità. Si guadagna in tolleranza e apertura di spirito».

Si tratta di un chiaro messaggio per Praga, che sarà capitale dei Ventisette da gennaio. Nei giorni scorsi Klaus s’è rifiutato di appendere le bandiere a dodici stelle durante la visita di alcuni parlamentari europei. Il verde Cohn-Bendit ha riferito talune pesanti affermazioni contro Bruxelles del ceco che Sarkozy ha stigmatizzato come figlie di un comportamento «che non esiste e non deve esistere». Così, alla fine, il dinamismo della presidenza francese sottolinea quanto l’Europa abbia bisogno di una guida stabile, dunque della presidenza da due anni e mezzo che sarebbe venuta con il Trattato di Lisbona slittato al 2010. «Lo spirito dell’Europa è lo spirito di compromesso - ha ricordato il presidente francese -, e sarebbe un errore voler passare sopra la testa dei governanti eletti in nome dell’ideale europeo, sarebbe una forma di integralismo». La visione di Sarkò è quella di un’Unione politica condotta dai grandi Paesi («hanno gli stessi diritti degli altri, ma più doveri»), con la Commissione nel ruolo di segretariato dei governi. È un approccio distante dai quello dei «padri fondatori». Ma l’esperienza di questi mesi, in cui le capitali (e soprattutto Parigi) hanno dato la rotta e Bruxelles ha fatto girare il motore, si dimostra vincente. Gli applausi bipartisan dell’emiciclo sono incoraggianti. Dicono che questo è il percorso da intraprendere per continuare a crescere e a vincere sfide sempre più.
 
da lastampa.it
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