LA-U dell'OLIVO
Novembre 25, 2024, 07:59:44 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: 1 [2]
  Stampa  
Autore Discussione: Dario FO. -  (Letto 20802 volte)
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #15 inserito:: Settembre 27, 2013, 07:52:08 pm »


Gay e famiglia, appello di Dario Fo a Barilla.

"Nei prossimi spot promuova l'integrazione"

Il premio Nobel per la letteratura fu tra i primi testimonial del marchio, quando alla guida dell'azienda c'era Pietro Barilla. Dopo la polemica scatenata dal presidente della multinazionale, gli scrive una lettera aperta lanciando una petizione da firmare su Change.org. "Caro Guido la pasta è sinonimo d'Italia, di casa e di famiglia. Per tutti"


ROMA - In seguito alle polemiche per le dichiarazioni rilasciate da Guido Barilla durante la trasmissione radiofonica "La Zanzara", Dario Fo ha lanciato un appello su Change.org, la più grande piattaforma di petizioni online al mondo, per chiedere alla Barilla di promuovere i valori dell'integrazione durante le prossime campagne pubblicitarie. Il grande attore a autore, premio Nobel per la letteratura, fu tra i primi testimonial del marchio. E partendo proprio dal ricordo di quelle partecipazioni alla promozione della pasta, si rivolge al presidente dell'azienda oggi multinazionale lanciando una petizione dal titolo "Caro Guido, dove c'è amore c'è famiglia", che, fanno sapere da Change.org, sta facendo il giro del mondo ed è stata ripresa negli Stati Uniti, in Germania, Spagna e Regno Unito. (LA PETIZIONE SU CHANGE.ORG)



"Caro Guido Barilla,

Ricordo i primi spot televisivi di Barilla, a cui ho partecipato non solo come attore ma anche come autore dei testi e della sceneggiatura nonché del montaggio. Ebbero un enorme successo e, in quel tempo, ho avuto anche l'occasione di conoscere Pietro, vostro padre.

Una persona piena di creatività ed intelligenza, appassionato d'arte e di cultura.

In quegli spot abbiamo raccontato di prodotti che sono diventati simbolo dell'Italia e degli italiani tutti, nelle nostre case e nel mondo. La pasta soprattutto è sinonimo d'Italia, di casa e di famiglia. Per tutti.
      
Ecco: oggi il nostro Paese è fatto di tante famiglie unite solo dall'amore delle persone che ne fanno parte. Amore che non è in grado di discriminare, che non ha confini: e l'amore, in tutto il mondo, può nascere tra un uomo e una donna, due donne, due uomini.

Sull'amore si fonda una famiglia, quella che la vostra azienda racconta nella sua comunicazione. Sull'amore si fonda una casa.

Alla domanda sul perché la sua azienda non faccia spot pubblicitari con famiglie gay, lei ha risposto: "Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell'azienda". Poi, in seguito alle polemiche che si sono scatenate, ha specificato: "Volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all'interno della famiglia". E ancora: "Ho il massimo rispetto per qualunque persona, senza distinzione alcuna. Ho il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque. Ho anche detto e ribadisco che rispetto i matrimoni tra gay. Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque e da sempre si identifica con la nostra marca"

Ecco, Guido. La sua azienda rappresenta l'Italia: nel nostro Paese e in tutto il mondo. Un'Italia che è fatta anche di coppie di fatto, di famiglie allargate, di famiglie con genitori omosessuali e transgender.

Ecco perché le chiedo di cogliere questa occasione e di ritornare allo spirito di quegli spot degli anni '50 dove io stesso interpretavo uno spaccato della società in profondo mutamento. Ecco perché le chiedo di uscire dalla dimensione delle polemiche e farsi ambasciatore della libertà di espressione di tutti.

Mi appello a lei, caro Guido, perché ha modo di ridare all'Italia di oggi la possibilità di rispecchiarsi nuovamente in uno dei suoi simboli e alla sua azienda di diventare ambasciatore di integrazione e voce del presente. E chiedo quindi che lo faccia con le prossime campagne pubblicitarie del gruppo Barilla, dove la famiglia potrà finalmente essere rappresentata nelle sue infinite e meravigliose forme di questi nostri tempi.

Come ho già scritto: "Buttiamoci con la testa sotto il getto del lavandino e facciamo capire ai briganti che qui siamo ancora in molti in grado di dimostrare di far parte di un contesto di uomini e donne libere e pensanti".

DARIO FO

da - http://www.repubblica.it/cronaca/2013/09/27/news/barilla_famiglie_gay_appello_dario_fo_integrazione-67384889/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_27-09-2013
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #16 inserito:: Dicembre 28, 2013, 11:38:34 pm »

Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog di Dario Fo > Una favola impo...

Una favola impossibile – Testo da concerto per l’orchestra ‘Archistorti’ di Reggio Emilia

di Dario Fo | 28 dicembre 2013

La neve stava scendendo fitta da ore. Eravamo alla fine di gennaio e fino ad allora non ne era caduto nemmeno un fiocco. Ma adesso finalmente ci ripagava con un’abbondanza a dir poco esagerata. Un gruppo di ragazzini uscendo di scuola invadeva le strade dove le auto in sosta erano ormai coperte da un manto di neve mai veduto.

Quella brigata di figlioli si trovò a camminare sui tetti delle vetture sepolte. Gli autobus si erano bloccati, i viaggiatori con fatica erano risaliti sulla coltre di neve e messi in salvo.

I ragazzini, raccogliendo bracciate di neve a volontà, si buttarono subito a costruire pupazzi.

In un attimo erano già riusciti a modellare un personaggio di grandi dimensioni e si apprestavano a fabbricarne altri e altri ancora.

Tutta quella neve aveva ormai cancellato le strade, i crocevia, le piazze, e anche il fiume s’era trasformato in una lastra di ghiaccio sulla quale si era posata una quantità impossibile di neve.

Altri ragazzi, provenienti dalle diverse scuole, arrivarono festanti applaudendo i primi pupazzi spuntati in ogni dove. Ma non si trattava dei soliti pampoloni bianchi senza forma umana: questi destavano stupore per la plasticità quasi realistica che esibivano. Sopra i corpi si intuivano perfino gli abiti, mossi dal vento, dai quali spuntavano mani e piedi ben forgiati. Ma più impressionanti erano le teste dei pupazzi: le pupille segnate con enormi bottoni splendenti si muovevano come guardassero di qua e di là stupiti. Allo stesso ritmo si muovevano anche le orecchie, palette mobili da clown. I bimbi scultori avevano pensato anche ai nasi, davvero imponenti. Le labbra evidenti segnavano una bocca che si apriva e chiudeva emettendo suoni che sembravano parole. Ma di dove venivano quei ragazzini, veri maestri della pupazzeria?

E la neve non smetteva mai di scendere. Alberi giganti che decoravano la gran parte dei viali nella città e dentro il parco reale cominciarono a schiattare, spalancando i grandi rami che, squarciati, precipitavano al suolo senza alcun tonfo.

All’istante si leva un vento forsennato, una specie di tormenta che solleva rami incendiati e li trasporta in ogni direzione con tonfi di scoppi e fiamme di qua, di là, di su, di giù.

Quelle vampate di fuoco rischiano di far sciogliere tutti i pupazzi. Ma dove sono, dove si saran cacciati? Saran fuggiti, ma dove? Intorno appaiono giovani che si spostano rapidi sulla neve con gli sci, e anche qualche slitta un po’ imbranata che affonda subito in quella neve troppo fresca. Sul fondo il palazzo reale è quasi invisibile, tutto impastato di neve che il vento della tormenta ha spiaccicato sulle mura e sulle torri. Là dentro tutta la famiglia reale si trova imprigionata. Il monarca è il più nevrastenico: “Ma che razza di nevicata è questa? Ha bloccato ogni comunicazione! Niente telefoni, perfino i cellulari, e poi queste fiamme che si vedono al di là delle vetrate tempestate di ghiaccioli… Che è? Brucia la città?”.

“Niente paura maestà – lo tranquillizza il capo delle guardie che è appena arrivato su una motoslitta delle forze d’ordine – è tutto sotto controllo”.

“Ma che sotto controllo? Le guardie reali mi hanno parlato di pupazzi mobili che danzavano qua e là!”.

“Appunto, si limitavano a danzare, mio signore, nessuna aggressione, nessun danno”.

“E il fuoco?”.

“Ah, solo un fenomeno di natura elettrica, le piante per il troppo peso della neve non hanno retto, a centinaia si sono squarciate e nello squarcio hanno lanciato scintille che hanno generato quei falò. Ma niente di tragico, anzi, è tutto molto suggestivo: fiamme sulla neve. Spero che qualcuno dei nostri operatori della tv le abbia riprese. Non era mai successo”.

“D’accordo, d’accordo – lo blocca ancor più innervosito il monarca – ma questi pupazzi che danzano chi li ha costruiti?”.

“Ah, ma dei bimbi naturalmente”.

“Da soli? Senza l’aiuto di qualche istruttore venuto da chissà dove? Mi han detto che parlano pure, e che dicono parole che sembrano logiche, ma che nessuno comprende”.

“No maestà. I ragazzini venuti da chissà dove ai quali si sono uniti i figlioli delle nostre scuole dimostrano di capire tutto quello che raccontano quei pupazzi, e dopo un po’ ecco che anche i nostri bimbi intendono il significato e iniziano ad esprimersi come loro”.

“Non mi piace ‘sto fatto, sa di allucinazione stregonesca, roba da movimenti ereticali!”.

“Vi prego, sire…” lo interrompe un saggio che s’era posto ad ascoltare in disparte.

“Ah, ecco qua, abbiamo il capo dei sapienti che ci offre la logica serena dei fatti! Li ho nominati per questo! Allora, sentiamo, signor saggio, come spiega il fenomeno testé proposto?”.

E il sapiente di rimando: “Purtroppo, maestà, si tratta di un fenomeno che proviene dalla scoperta dell’informatica, e i bimbi – non parlo dei ragazzini dai quindici anni in su ma proprio degli infanti – hanno subito assorbito per intero quella rivoluzione del linguaggio. Io ho dei nipotini di quell’età che trascorrono ore davanti al computer, chattano con una rapidità che ha davvero del magico, si esprimono con termini da loro inventati che sono spesso la sintesi di un concetto anche complesso e soprattutto sono i principi fondamentali di una nuova morale, anzi direi coscienza collettiva, di cui noi non conosciamo nulla o quasi, a partire dai genitori, che si compiacciono del fatto che questi bimbi se ne stiano tranquilli a vivere esperienze a lor giudizio un po’ fantastiche, ma non certo nocive”.

“Sicuro che non si tratti di qualcosa, al contrario, di ambiguo e pericoloso? Nostro dovere di governanti e vostro di saggi è quello, se non erro, di decifrare espressioni e pensieri dei nostri sudditi. Fate attenzione mio sapiente, già abbiamo una classe intermedia di soggetti collettivi che negli anni siamo riusciti a ipnotizzare con mezzi molto sofisticati e offrendo loro, a quei sudditi, storie zuccherose e ben confezionate attraverso una banalità a dir poco imperiale. Cosicché, anche nei momenti tragici, dove altri popoli giungono a violenze inaudite, questi nostri ipnotizzati a loro volta si gettano in reazioni forsennate, ma tosto ritornano mansueti e si lasciano riammaliare, tranquilli, nella normalità”.

“Sì, ma attenti – lo interrompe il saggio – qui l’analisi non si fa verticalmente, ma per strati. Abbiamo la generazione dei quarantenni, dove troviamo perfino qualche dirigente di punta del nostro governo. Poi si scende ai trenta e ai venticinque anni, e anche lì troviamo fasce di agili salitori di scale o inquilini d’ascensore. Ma sotto scopriamo una fascia che non riusciamo più a gestire con flauti magici e specchietti colorati. È una fascia che non si riesce più a illudere, con la quale l’ouverture della speranza e della luce di un’alba radiosa non scuce alcuna commozione. Hanno già capito che al loro futuro arriveranno con la scoperta che la pensione pagata per tutta una vita non ci sarà più, sparita, spesa dai nostri amministratori per altre urgenti impellenze. E non ci stanno più ad aspettare il giorno della beffa inattesa. E quindi? Qual è il loro sogno? Andarsene all’estero. Sanno quel che li aspetta, fatica, umiliazione, ma dopo la loro conoscenza e l’immaginazione di cui son colmi, riuscirà a farli vincere. Quindi questi figlioli sono cittadini che ritroviamo qui, ma in prestito. In verità son già di là, in altri posti che noi non abbiamo immaginato”.

Il re a questi discorsi non ci sta, anzi, esplode con un: “BASTAAA! Queste panzane hanno il potere di trascinarmi in un’angoscia nient’affatto regale!”.

 

Intanto i costruttori di pupazzi mobili hanno trovato tracce dei piedi delle statue di ghiaccio che si dirigono verso la cattedrale. Arrivano davanti a una pusterla spalancata, entrano nel duomo maggiore e, nella navata centrale trovano tutti i pupazzi che se ne stanno seduti sulle panche e guardano la cupola che copre il transetto. I ragazzi fanno gran festa ai loro amici ritrovati, i quali mostrano una tenera tristezza nell’abbracciarli. Uno dei pupazzi, il primo costruito, dice loro: “Ci spiace, ma è tempo che torniamo a casa”.

“Ah! Esiste una casa dei pupazzi?!” esclamano i figlioli.

“Noi la chiamiamo così, per semplificare”.

“Ma tornerete ancora qualche volta?”.

“Certo, ci siam trovati molto bene!”.

“Grazie – dice un ragazzino – per i buoni consigli che ci avete dato. Li terremo a memoria”.
All’istante si sente uno strano cigolare; tutti guardano in su ed è la cupola che ha iniziato a girare su se stessa. Il transetto vibra.

“Tocca a noi!” dice il capo dei pupazzi. E così tutti insieme salgono nel coro. In un attimo l’intera architettura dell’abside rotea su se stessa, si leva lentamente e sale, finché sparisce nel cielo.

I bimbi stanno guardando in su; poi, insieme, escono, senza pronunciare una sola parola, dalla cattedrale.

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/28/una-favola-impossibile-testo-da-concerto-per-lorchestra-archistorti-di-reggio-emilia/826453/
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #17 inserito:: Marzo 18, 2014, 12:24:13 pm »

Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog di Dario Fo >

F35: cara ministro Pinotti, non servono altre inchieste.
Quegli aerei sono bidoni

di Dario Fo | 17 marzo 2014

Cara Signora Ministro Roberta Pinotti, sarà per i numerosi anni che tengo, ma non riesco ad accettare d’emblée l’idea di una donna che nel nostro governo sia responsabile della guerra, pardòn della difesa!

È vero che lei Signora, si è già trovata parecchie volte a ricoprire incarichi politici legati al quel Ministero, infatti, sfogliando il suo curriculum, si vieni a scoprire che già nel 2006 ella fu la prima donna, nella storia del governo italiano, a ricoprire la Presidenza della Commissione di Difesa. Un anno dopo, eccola con il ruolo di Ministro della difesa del Governo Ombra del Partito Democratico. ‘Ombra’ vuol dire zona buia, impalpabile, cioè un ruolo metafisico, ma l’importante è cominciare! Di lì a poco lei, Signora, di fatto, viene scelta come capo dipartimento del Pd alla difesa sotto l’egida di Dario Franceschini, poi nel 2009 ottiene l’incarico di Presidente Nazionale del forum Difesa del Pd. Ciò dimostra che basta saper attendere e poi l’ombra si dissolve, e appaiono gli incarichi che contano! E l’ascesa continua, tanto per cominciare passa qualche mese ed ecco che l’onorevole Roberta Pinotti viene nominata sottosegretario di stato al Ministero della Difesa, il tutto sotto il Ministro Mario Mauro nel Governo Letta. Altra breve rincorsa ed ecco che la nostra Roberta Pinotti viene scelta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi per il suo Governo come Ministro della Difesa! Alleluia!

Ma che cosa, signora Ministro, mi impone di non tenere fiducia verso la sua onorevole persona? E subito detto, a dimostrazione del mio giudizio negativo, voglio ricordarle le risposte date alla giornalista Latella di Sky Tg24 di qualche giorno fa che le chiedeva: “Signora Ministro che risposta devo dare ai miei ascoltatori che insistono per sapere quali programmi avete a proposito degli aerei cacciabombardieri F35, pensate di bloccare gli acquisti? E se sì, che dimensione avrebbe il taglio?”. E la risposta è stata: “Guardi, io capisco come tutti si facciano questa domanda, l’F35 è, nell’immaginario collettivo, il nemico, l’aggressività per eccellenza!”.

E la giornalista di rimando: “Ma, noi che non siamo questa grande potenza, che c’importa di avere 100 cacciabombardieri?”.

“Tanto per cominciare io ho dichiarato subito che l’acquisto di quegli aerei si può tagliare, si può rivedere, ma la domanda che noi dobbiamo porci è ‘ci serve l’aeronautica’? E se è sì, di quanti aerei dobbiamo disporre? Ci sono delle minacce per cui l’aereonautica ci serve? E sulla base di questo, quale protezione ci può servire? Se non ti fai prima le domande è difficile poi dire 90, 30, 10, zero! Quello che io credo sia importante è aspettare! Perché c’è un impegno che il governo ha assunto con il Parlamento dato che c’è un’indagine conoscitiva in corso proprio per avere le considerazioni del Parlamento!”

A questo punto se ci permette, Onorevole Pinotti, io chiedo: “Da quanto tempo state facendo inchiesta per conoscere l’utilità o meno di quest’arma d’aggressione fondamentale? Il problema se non sbaglio è sul tavolo delle inchieste in atto ormai da più di 15 anni, cioè dal giorno in cui Berlusconi, allora al governo, aveva steso e firmato con la Lockheed Martin un contratto d’acquisto degli aerei d’attacco super, le meglio disponibili sul mercato delle macchine da guerra!”

Il prezzo per ogni aereo F35 è dai 99 ai 106 milioni di euro, il tutto moltiplicato per 90. Numero fissato nell’ultimo incontro, parliamo di 9 miliardi di euro. Una sberla non da poco!

Ma voi del Governo avete vagliato con attenzione che cosa significhino per la nostra economia quei miliardi che il nostro Governo si è impegnato a versare alla casa costruttrice americana?

Nove miliardi senza contare le spese di manutenzione e i costi di gestione, come dire stipendi  per piloti, collaudatori, hangar e servizi annessi. Una cifra che basterebbe a ridare fiato a qualche milione di operai rimasti senza lavoro, ai cassa-integrati e agli esodati!

Certo, certo, capisco!

Come lei, signora, dichiarava nella sua intervista, l’importante è fare prima un’inchiesta e sperare che ci offra un buon responso! Ma, come leggevo a proposito delle cariche inerenti la Difesa da lei ricoperte fin dal 2001, in tutti quegl’anni avrà pur sentito parlare delle notizie poco rassicuranti che da tempo girano su la straordinaria macchina volante dal nome in codice fulmine di guerra!? No? E se sì, cosa ne ha dedotto, almeno sul piano personale? S’era da fare quel contratto o è stato un azzardo da incoscienti? Non mi dica che le occorre un’altra inchiesta? Guardi, Signora Ministro, voglio proprio aiutarla! Ma prima devo esprimere un pensiero. Spero che nei vari uffici del Ministero competente vi giungano i giornali da ogni dove, stampati in tutto il globo che trattano dei problemi gravi che riguardano guerre e congegni bellici in genere! Sì? bene! E allora avrà ricevuto senz’altro il risultato della prima analisi sull’efficacia dell’aereo in questione direttamente dal Pentagono, i cui risultati sono stati pubblicati sui più importanti giornali del mondo l’anno scorso, compresi quelli italiani a partire da Repubblica, ma che ha avuto anticipi clamorosi già nei dieci anni passati. Spero che in quel tempo lei si sia trovata nel suo ufficio o almeno nei paraggi!

Ora i problemi dell’F35, ci avvertiva la comunicazione ufficiale dello Stato americano, sono molto più seri di quanto si pensasse finora. Il costruttore, la Lockheed Martin, l’aveva esaltato come miglior caccia possibile al mondo, ma un nuovo rapporto del Pentagono, di cui parla ampiamente Spiegel online, scrive che il jet, ordinato anche dall’Aeronautica militare italiana, potrebbe addirittura rivelarsi inferiore in termini di efficacia e potenza ai caccia delle generazioni precedenti, attenta! Signora Ministro, si sta parlando di aerei ancora in servizio in tutto il mondo! E come mai c’è tanto disprezzo proprio da parte americana? Forse Niente di preoccupante per il governo Italiano, ma il fatto è che gli F35, durante un numero svariato di collaudi hanno fatto registrare una serie di difetti gravi e tuttora non risolti nei prototipi. Attenzione! E’ sempre il quartier generale della Difesa americana che parla! Ripeto, difetti in parte non eliminabili perché legati strutturalmente al progetto stesso.

E lei, Signora Ministro, ha bisogno di un’altra inchiesta, magari personale, per sapere la verità? Non le basta scoprire che quel miracolo di aggressione fulminante che abbiamo comprato si sta dimostrando un bidone volante? Ah, lei non ne sapeva niente? No, Signora, non è possibile! È la prima volta che ne sente parlare? Eh… no! Come ha detto? Le era sfuggito? Ma no! Lo sapeva! Ma come mai non ne ha mai parlato, specie durante certe interviste come quella che abbiamo riportato all’inizio del nostro discorso? Bastava che lei, Signora Ministro, aggiungesse: ‘Sì, dobbiamo aspettare per ottenere un responso plausibile, ma in verità abbiamo poche speranze che questo avvenga, giacché le dichiarazioni dei controllori delle forze armate Usa parlano chiaro! Il difetto macroscopico di questi aerei sta soprattutto nella versione a decollo corto o verticale per le portaerei e in quella più leggera, a decollo normale per l’uso da basi terrestri.’

Oh, finalmente ammette qualche brandello di verità Signora!
– Sì, va bene, ma è risaputo che i prototipi al proprio esordio manifestano sempre qualche difficoltà!

Signora, che dice? Qui siamo di fronte ad un aereo che da dieci anni e più sta tentando un equilibrio di volo, ma ciò nonostante continua inesorabilmente a toppare! Per di più la visibilità posteriore dell’F35 è pessima, per cui in un duello aereo il ‘Joint strike fighter’ se la vedrebbe malissimo con i caccia oggi in servizio, sebbene progettati ed entrati in vigore addirittura decenni fa.

No, ma questa è grossa! – esclama la signora – Lei mi vorrebbe far credere che se si ponessero l’uno contro l’altro in una sfida all’ultimo sangue, lo Joint strike fighter contro qualunque altro aereo da guerra in circolazione, l’F35 finirebbe sempre perdente e distrutto?

Sì, ha capito bene!

- No!? Lei adesso sta esagerando!

Niente affatto, la stessa prova, dicono i tecnici di controllo Usa, la si potrebbe mettere in atto contro gli F15, F18 e F16 americani, ai Sukhoi 30 russi, passando probabilmente per l’Eurofighter Typhoon anglotedescoitaliano, il Saab JAS 39 Gripen svedese, lo J-10 ‘dragone possente’ cinese, tutti, sarebbero in grado di distruggere il nostro prototipo dato per invincibile! E vuol sapere il massimo della beffa?

La signora indignata risponde: “Non mi interessa, ma me la dica lo stesso!”

E’ confermata l’insufficiente protezione dell’aereo dal rischio dei fulmini.
Cosa vuol dire? – esclama la Signora.

Significa che se durante una tempesta il cielo viene attraversato da saette che colpiscono aerei anche di linea senza causarne l’abbattimento, nel caso dell’F35, verrebbe sicuramente colpito da fulmini e distrutto! È davvero paradossale che il Joint strike fighter terrestre venga distrutto da un fulmine atmosferico!

- È incredibile!

Ma per voi non c’è nessun pericolo, tanto se non ho capito male, il vostro slogan è ASPETTARE, aspettare il risultato delle inchieste, farne delle altre, proporne delle nuove di controllo, una commissione di saggi e alla fine tornarsene a casa con l’auto blu!

- Ma non dica sciocchezze! Auto blu!? Abbiamo deciso di venderle tutte!

Tutte? Proprio tutte?

- Almeno un centinaio!

Un centinaio su quante?

- Così su due piedi non saprei!

Beh, glielo dico io… 56.000! Le auto blu che rimarranno eternamente in circolazione saranno 56.000! Auguri Signora! Evviva!

- La smetta di prendersi gioco di me! Non glielo permettooooooo!

Zitta! Parli piano, potrebbero svegliarsi!

-  Chi?

I cittadini! Sono tanti sa!? E se si svegliano tutti insieme sono disastri!


Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/17/f35-cara-ministro-pinotti-non-servono-altre-inchieste-quegli-aerei-sono-bidoni/916819/
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #18 inserito:: Aprile 03, 2014, 06:40:19 pm »

Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog > Il blog di Blog di Dario Fo - Il Fatto Quotidiano -

Dario Fo
Essere vivente, per il momento

Biografia

Sono nato nel 1926 a Sangiano, un paese nei pressi del Lago Maggiore. Fin da ragazzino creavo stupore per come dipingevo e soprattutto per la bellezza del mio canto; ma giunto all’età della ragione capii che quelle doti non mi avrebbero giovato in nessun modo per cui, sconvolgendo i miei genitori, scelsi di fare il mestiere più sgradito a tutti: l’attore.

Per fortuna incontrai Franca che mi disse: “Ma che ci fai qua?! Dammi retta, se hai scelto questo mestiere pensando di cavartela con meno fatica, hai sbagliato tutto! Dovrai romperti la testa e la schiena se vuoi evitare di diventare uno spiantato!”

Beh, mi è andata bene, non vi pare?

francarame.it
dariofo.it
Archivio Franca Rame 



“Renzi! Matteo! Parlo con te”. Il video monologo in esclusiva per voi
di Dario Fo | 2 aprile 2014

Siamo fortunati! Abbiamo il più giovane Presidente del Consiglio al mondo. Bisogna che ne parliamo!

Matteo Renzi…se devo dire la verità, mi pare uno che di professione fa il giocatore di poker d’azzardo, poker col morto, chi è il morto? Letta! Non l’ha fatto fuori lui? Ah no? E’ stato il suo partito?! Ah, ho capito, una congiura di palazzo! W il re! Quale re? Giorgio I! Andiamo avanti…

A proposito di poker… Renzi mi pare uno che si siede al tavolo con un mucchio di fiche davanti allo stomaco. Non sono soldi tutti suoi. Gioca con la garanzia di molti prestanome. Dietro ha anche qualche banca, gli piacciono le banche, tant’è che ogni tanto fa loro dei regali, di qualche miliardo, così tanto per gradire. E’ uno bravo al gioco, specie della politica, di quelli che non perdono mai un colpo, almeno a sentire lui. Bluffa, quello bisogna dirlo, è uno che è bravissimo a bluffare… lo fa appena può, come dire sempre. Gioca pesante e fa delle aperture che tolgono il fiato: “Questa è la mia posta, chi non ci sta vada in un altro banco!

E’ uno che sa parlare alla gente, il suo leitmotiv preferito è: “Io non sono qui per la poltrona ma per la salvaguardia e la salvezza dell’Italia”. Oh bella!

E tu saresti uno che per caso è anche di sinistra?! E non so quanto per caso… sei di sinistra e giuri che non stai giocando per te, ma per far vincere il popolo, le famiglie, i diseredati, quelli senza pensione… insomma, tutta la base del partito.

Bravo! Ed è lui, questo popolo, che ti ha eletto Presidente del Consiglio… ah no? Ah non è la base che ti ha eletto?! Chi è? La nomenklatura! Non sai cos’è la nomenklatura?

Hai in mente D’Alema? Non l’hai in mente! Oddio, Massimo non c’è più, MASSIMOOOOO, DOVE SEIIIII? E’ tornato in mare con la sua barca, con le sue scarpe di vitello prezioso, vitello tonnato!

E adesso bello come il sole, tu Matteo, mi vieni a dire che personalmente salvi l’Italia mettendoti con uno come Berlusconi?

E con quel poco di buono tu ci fai i contratti di nascosto al Nazareno? Ma alla vostra base glielo avete detto che quel tuo socio è stato condannato definitivamente per concussione, corruzione e gli è proibito presentarsi in politica sotto qualsiasi travestimento, anche quello da suora domenicana, come dire suor Cristina, che canta in controfalsetto spinto il rock? (canta in falsetto)

Dove eravamo? Al progetto? Il progetto per leggi nuove a partire dalla legge elettorale, come dire un nuovo Porcellum… il maialone!

Scusa ma non avevi qualcun’altro da scegliere? Per esempio Alfano, no? Non per fare il maialone, per darti l’appoggio!

E’ inattendibile? E’ una mezza tacca? Va bene. Ma, dico Matteo, sì parlo con te, Renzi! Berlusconi è lui che ti è venuto a cercare o te lo sei andato a cercare tu di persona? Sto parlando sempre del delinquente…

Ma lo sapevi che quello, alla base della tua sinistra, non piace proprio per niente, anzi, ti dirò, gli fa anche un po’ schifo… sto dicendo politicamente s’intende! E tu te lo sei andato proprio a cercare? Ricordati che un socio così si paga sempre. E se non paghi ti fa ricatti, come quest’ultimo di oggi della tutela antigiudici, se non gliela procurate subito lui, ha detto, butta tutto all’aria e vi lascia tutti col sedere per terra, all’umido PLO! PLO! PLO! PLO!

Non fa niente gratis per nessuno, tantomeno per il popolo e la gente che tira la cinghia disperata. Sì sì lo so, in questo gioco tu ci stai mettendo la faccia, lo vai ripetendo di continuo, è una faccia di gomma, una maschera anti smog, tu ci metti la faccia, ti crediamo, ma il popolo cosa ci mette, il culo?!

Ma perché vuoi smantellare il Senato e insisti a presentare questa legge elettorale?

Abbiamo già subìto la sentenza della Consulta a proposito del Porcellum. Delegittimato in tronco.

Dove credete che si vada col Porcellum II, pulito, sgrassato e con il ripieno di spezie profumate?!

E tu ripeti che va tutto bene, che basta aver fiducia perché qui ognuno può dire la sua?

Non ti pare che quei quattro o cinque pellegrini, come li chiami tu, che poi sono un po’ di più… parlo di quei boni homini colti e saggi che hanno tentato di proporre qualche variante alla riduzione totale del Senato… non ti pare che con te non abbiano tanta disponibilità alla parola?

Sai cosa ti dico? Personalmente ho l’impressione che i poteri dei cittadini siano terribilmente svuotati di senso ormai. Il diritto di parola, di opinione, di pensiero, è solo una lusinga suonata sul ritmo dei pernacchi. In LA maggiore. Mi pare un’aria che conosco… ah già, è l’aria della P2. Opera buffa semitragica di Licio Gelli, amico di Verdini. Lo conosci?

Buonanotte. Chi spegne le luci?

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/dfo/
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #19 inserito:: Agosto 21, 2014, 06:53:13 pm »

Patto Renzi-Berlusconi – Matteo e la baldracca: “Silvio sei tu?”, “Ora non fare il pretino…”

Di Dario Fo | 16 agosto 2014

In un’ampia sala del palazzo fa il suo ingresso una signora dall’incedere piuttosto goffo e impacciato. Calza scarpe con tacchi alti, di certo inadatti al suo equilibrio e inciampa in una sedia. “Ma che ci fa ’sta poltroncina proprio qui? – commenta – Per dio, non c’è la luce in ’sta camera?”.

All’istante si leva una voce che la rassicura: “Non si arrabbi, signora, Dio c’è e fa sempre luce! Ora gliela accendo io”. E all’istante ecco la luce in tutto il salone. È un giovane parroco che ha fatto scattare l’illuminaria.

“Grazie, eminenza”

“Ma che dice signora, ahahah! mi ha preso per un cardinale?”

“Beh, siamo pari, lei mi ha preso per una signora…”

“Perché, non è una signora forse?”

“Scherziamo? – dice la donna – Poco fa mi sono trovata riflessa in uno specchio e mi sono scambiata per una baldracca…”

“Oh, no madonna, non direi… D’altra parte, scusi se mi permetto, ma cimentarsi in giochi d’equilibrista su un paio di scarpe coi tacchi di quella misura, per quanto agile, signora…”

“E dagli con ’sta signora… vuol mettersi in testa che io sono una baldracca? Voglio dire… Possibile che tu non mi abbia riconosciuto? Io sono Silvio…”

“Silvio chi? Berlusconi forse?”

“Eh sì…”

“Non mi dire… E che ci fai nei panni di una baldracca… voglio dire travestito da donna?”

“Ma non mi avevi riconosciuto?”

“Eh no”

“Sono tanto orrenda?”

“Se è per questo anche come uomo…”

“Come?”

“Stavo scherzando! Ma perché ti sei conciato in questa maniera?”

“Ma scusa, non ci eravamo accordati tre o quattro giorni fa che per il prossimo incontro segreto sulle riforme ci saremmo mascherati in due personaggi irriconoscibili?”

“Già, hai ragione, e il tutto per evitare di dar nell’occhio, solo che così tu, cara signora, stai dando nello stomaco, più che nell’occhio…”

“Ecco, adesso mi vieni a dire che sono orrenda, vero?”

“No, orrenda no… soltanto fai un po’ schifo… Non fare quella faccia, sto sempre scherzando. Piuttosto, anche tu non mi hai riconosciuto subito, così camuffato da parroco!”

“Forse perché, in verità mi sembrava un travestimento un po’ troppo banale… che tu sia un pretino, anzi un ebetino, lo sappiamo tutti, ahahahah!”

“La vogliamo smettere con questi sfottò e parlare serio?”

“Sì, ha ragione padre…”

“Già mi è un po’ difficile apparire serio tutte le volte che ci incontriamo per ’sta manfrina”

“Perché? Ti sembra una buffonata quella di accordarsi per le leggi, i programmi, eccetera?”

“Beh, ecco, a parte che questo tormentone di farci le regole per nostro conto, di nascosto, e non svelare a nessuno di che abbiamo concordato, a lungo andare comincia a diventare un gioco sporco insopportabile anche per chi ci sostiene, e rischia di esplodere con un gran boato”

“Ah, ma stai facendo anche tu il menagramo, un gufaccio orrendo, un rosicone, uno sciacallo… che ti prende?”

“Beh, diciamo che da qualche giorno mi sento un po’ in crisi…”

“In crisi di che, perché?”

“Vedi, ultimamente mi è capitato di incontrarmi con dei ragazzi del mio partito…”

“Il Partito democratico?”

“Sì, non ne ho un altro, almeno per adesso… E sentivo che quasi tutti questi giovani mi erano ostili. Poi li ho provocati, costringendoli a dire quello che avevano sullo stomaco e questi, sfacciatamente, mi hanno dichiarato che la politica che io sto impostando e svolgendo è una schifezza ed un tradimento totale di quello che è stata la nostra storia, a partire dal tempo di Berlinguer, alle lotte per il lavoro e il progresso sociale… E soprattutto il fatto che io continui ad intrallazzare con te”

“Con me?”

“Sì. Uno mi ha detto: ‘È questa mancanza di dignità e di senso della lealtà civile che ci indigna’. Hai capito? I miei ragazzi, quelli che dovranno prendere in mano il partito appena sarà il momento, non si limitano a contestarmi nella forma, ma addirittura hanno in uggia, anzi provano orrore per tutta la politica che stiamo realizzando”

“Non mi dire… io credevo che tu fossi riuscito a convincerli, come ho fatto io del resto, che questa era la via unica da seguire se volevamo mantenere il potere, e anche la speranza di rimontare dal disastro sociale e politico di cui siamo stati anche colpevoli, a suo tempo…”

“No, no, forse non mi sono spiegato. Questi ragazzi, uno dietro l’altro, come se si fossero accordati tutti in coro, hanno cominciato a farmi le pulci su tutto il comportamento mio e della squadra di governo che ho messo in campo”

“E che cosa ti hanno contestato? Sentiamo”

“Prima di tutto, come mi sono comportato con Letta e il suo governo. Mi hanno fatto perfino il verso, imitando le mie parole: ‘Stai sereno, caro Letta, io non ti farò le scarpe, ma piuttosto il culetto’. Sto scherzando, non è proprio così, ma quasi… E poi hanno recitato una pantomima in cui io e i miei tirapiedi abbiamo buttato fuori dalla finestra Letta e tutto il suo governicchio, facendo pure lo sghignazzo con pernacchio”

“Ma che spudorati!”

“E poi hanno fatto la pantomima anche di te, che all’istante ti sei trovato in ginocchio, fottuto, condannato come un ladro da quattro soldi, con sulla testa altri processi che, se andranno in porto, ti ridurranno ad un calzino puzzolente buttato nella pattumiera. ‘Ma niente paura! – urla uno dei più scalmanati fra i ragazzi – abbiamo l’aggiustatutto, il Renzi indomito che risorge anche i cadaveri più frollati!’”

“Ma sei sicuro che questo impunito spudorato sia proprio del tuo partito? – sbotta Silvio, sempre nei panni della vecchia signora – Non sarà piuttosto un infiltrato del Movimento 5 stelle?”

“L’ho avuto anch’io il dubbio, ma è pulito, è il figlio di un mio amico banchiere”

“Scusami, mi dimenticavo che anche voi avete amicizie nelle banche”

“Eh sì, giocoforza. ‘Come dice del poter la santa legge, se non hai una banca che ti sorregge sei come un pallone gonfio di scoregge’”

“Ahahah! Questa non la sapevo! Bisogna che la racconti alla Merkel la prossima volta che la incontro, forse riesco a farla ridere!”

“E poi non ti dico della buriana che hanno messo in campo rifacendo l’alleluja della tua assoluzione! Addirittura, a soggetto, hanno cantato per quell’evento una canzone: ‘Oh che bello è veder rinato il ladrone che davamo per spacciato, convinti che le sue stesse infamità l’avessero sballato. E poi che spasso scoprire i suoi seguaci che, come tanti San Pietro, fingono di non averlo mai conosciuto né ora né addietro. Ecco che all’istante, con l’assoluzione, tornano tutti dal vecchio padrone, ricevendo la stessa porzione di privilegi, prebende e poltrone’”

“No! Hanno cantato e mimato una porcata del genere?”

“Sì, e io me la sono dovuta ingoiare tutta senza nemmeno avere la forza di insultarli. Pensavo che avrei di certo rischiato di esser preso a calci”

“Ma no! Si sa che i giovani ogni tanto danno i numeri. Ma importante, in questo caso, è dar loro ragione, battersi il petto urlando: ‘Grazie, mi avete aperto gli occhi e anche la mente, sono un puzzone maledetto, aiutatemi a ritrovare la via della chiarezza e dell’onestà!’”

“Ecco – esplode Renzi sempre in veste da pretino – è proprio lì, sul discorso dell’onestà e della moralità che mi hanno attaccato con una durezza da sconvolgermi. Capisci? Ero disperato alle lacrime. ‘Ma come – mi dicevo – noi, alla maniera dell’antica Dc, abbiamo capito che è proprio dai giovani che bisogna ripartire, dando loro non una speranza generica, ma la certezza del fare per chi soffre ed è in estrema difficoltà, e abbiamo fatto di tutto per creare dei nostri seguaci usi a promettere e non mantenere, fare programmi dove ripetiamo, alla maniera del mai dimenticato Mario Monti: ‘Noi vogliamo che si giunga a equanimità nel costringere tutti i cittadini, soprattutto i grassi abbienti, spudorati evasori per miliardi, a restituire i loro tesori accumulati con trufferie e manovre di bassa lega’”

“Ecco – esclama quasi festante la signora Berlusca sollevandosi le false tette in gesto di vittoria – è proprio a questo linguaggio e modo di fare promesse che io personalmente mi sono subito posto in totale opposizione! Quando si promette qualcosa di straordinario che in cuor nostro siamo già decisi a non mantenere, bisogna saperla sceneggiare la menzogna, non basta usare un tono di voce modesto ed elegante, si deve mettere in capo, come facevo io, addirittura un notaio firma-firma , nella persona di quel brav’uomo di Bruno Vespa, sempre disposto a servirti e leccarti mani, piedi e quant’altro abbisogni. Senz’altro sempre pronto come il Nescafè”

“Scusa, sbaglio o stai dicendomi che sono un incapace, che non so mentire e promettere con sufficiente credibilità?”

“Eh beh, sì, un po’ è così. Non hai il mio coraggio”

“Ma per dio, se sono stato addirittura sfottuto a sangue per tutte le mie dichiarazioni smentite il giorno stesso e proposte in altra forma più accettabile per poi, velocissimo, di nuovo smentirle. ‘Non vi imporrò nessun sacrificio’ e il giorno dopo TAM una mazzata in capo, naturalmente, soltanto ai non abbienti. ‘Basta con gli esodati! Bisogna rimborsare ogni soldo!’ e sono lì ancora che aspettano ’sti coglioni, manco una lira hanno avuto di rimborso. ‘Con gli 80 euro in tasca a migliaia di poveri cristi risolleveremo l’economia’ e invece PAMFETE l’economia va a picco. E poi con questa strage di bambini in Palestina, io subito ho levato la voce e ho detto: ‘È una cosa indegna! Anche se Israele è un alleato, tanto che gli vendiamo le nostre armi, carri armati e velivoli, a prezzo buono, interverremo con decisione!’. E dove siamo intervenuti, non abbiamo fatto una piega, loro bombardano sui bimbi e noi, scucci scucci, ci sotterriamo comeanimalucci!”

“E questo – pontifica Berlusconi – succede quando si agisce da inetti, all’improvvisa, senza appoggio degli alleati! Perché non mi hai interpellato? Io avrei avuto altre idee”

“Ma che altre idee? Tu stai andando avanti da ormai vent’anni seguendo parola per parola il programma dettato da Gelli con la P2, e a che risultato sei arrivato?” “Perché, tu non hai seguito forse a tua volta il programma di Gelli?” “Sì, ho fatto finta di volerlo seguire, ma mi son ben guardato dal metterlo in atto, non sono mica un gonzo!”

“Ah, perché, io che l’ho seguito da sempre sono un gonzo?”

“Beh, se vuoi che dica coram populo che sei il più grande statista della storia d’Italia… io ne ho dette tante di frottole che posso anche gratificarti di ’sta vergognosa menzogna!”

“Eccolo qui che viene avanti il giovanetto sortito dalla scuola della Dc! Prima sbraita che mai farà accordi con il qui sottoscritto Berlusconi, poi però, al momento buono: ‘Che ci posso fare, non abbiamo altre soluzioni, viva Berlusconi, il potere innanzitutto’. Poi segue il maestro, di nascosto facciamo le nostre proposte, copiando dal testo del Venerabile Gelli, ma con discrezione, sempre pronti, se ci fanno il mazzo, a ritornare presto all’attacco, indignati per tanto vergognosa insinuazione: ‘Noi piduisti? Ma è una menzogna, un insulto alla nostra religione!’. Ma domani siamo già pentiti e torniamo sui nostri passi”.

Il Fatto Quotidiano, 15 agosto 2014

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/16/patto-renzi-berlusconi-matteo-e-la-baldracca-silvio-sei-tu-ora-non-fare-il-pretino/1091846/
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #20 inserito:: Ottobre 14, 2016, 11:24:36 am »

I Novant’anni di Dario Fo: “Dio non lo amo troppo, questo Papa invece sì”
“Finalmente un pontefice che considera il denaro lo sterco del diavolo”.
“In questi anni il Paese è peggiorato moltissimo, si è addormentato. Destra e sinistra insieme: vedremo, faremo e nessuno più s’indigna”
L’ultimo libro di Dario Fo con Giuseppina Manin, s’intitola Dario e Dio (Guanda, pp. 175, € 15) ed è la confessione di un ateo che di religione ha sempre parlato, anche se spesso male.
Il sacro ha sempre incuriosito il premio Nobel, soprattutto se colto nelle sue contraddizioni e nelle sue versioni apocrife

16/03/2016
Alberto Mattioli

Sì, che sono ancora ateo. Come diceva Voltaire, Dio è la più grande invenzione della storia. Però ogni tanto non posso fare a meno di pensare a Lui». Con la «elle» maiuscola? «Ma sì, io l’ho scritto così». Pensare e scrivere: così l’ultimo libro di Dario Fo con Giuseppina Manin, s’intitola Dario e Dio. 

Il Nobel riceve nella sua bella casa milanese vestito da pittore, sì, proprio con la casacca tutta sporca di colori, tipo Cavaradossi. Si alza da un quadrone che sta dipingendo, si siede dietro un muro pieno di fotografie non incorniciate (i familiari, gli attori, Falcone e Borsellino, una Franca Rame - lei sì, in cornice - giovane e bellissima), si aggiusta l’apparecchio acustico e inizia ad alluvionarti di parole. Farlo parlare non è mai stato un problema. Il problema semmai, ma non per gli intervistatori, è sempre stato quello di farlo stare zitto. «Vede questo?», e ostende una copia del Sole24ore: «Anche un vescovone, Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, recensisce il mio libro con rispetto, il rispetto che si ha per una persona che ragiona. E del resto io di Dio con rispetto ho sempre parlato, anche quando ci facevo sopra uno sghignazzo».

Non starà meditando una conversione last minute? 
«No. Anzi, vede questi (stavolta tocca a una pila di libri pericolosamente in bilico sul bordo del tavolone)? Sto studiando Darwin, voglio imparare, capire che macchina abbia montato. Tanto più che sono andato a parlare con gli studenti e ho scoperto che dell’evoluzionismo non sanno niente. Il prossimo libro lo dedicherò a Darwin e magari ci farò sopra pure uno spettacolo. Io sono ateo soprattutto per logica».

Infatti nel suo libro parla spesso del problema del male. 
«Non mi piace il Dio dell’Antico Testamento, un Dio incazzoso, vendicativo, che tenta le sue creature sapendo già che cederanno. E allora, potrebbe rispondere l’uomo, non dovevi mettermi alla prova, anzi non dovevi proprio crearmi. Caccia Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, li condanna a morire. Ma loro vivranno nell’amore, e la loro eternità saranno i figli».

Ateo, però le piacciono i due Franceschi. 
«Questo Papa, sì e molto, specie quando dice che il denaro è lo sterco del diavolo, che l’amore per i poveri è nel Vangelo prima che nel marxismo. Già, è vero, ma non lo ricordavano mai. E poi mi piace perché parla dell’altro Francesco».

Il Santo. 
«Però quello vero, non quello censurato per farne una caricatura mansueta e inoffensiva, il santino che conosciamo. Il Francesco autentico è un rivoluzionario, uno che abbatte con le corde le torri nobiliari di Assisi, uno che entra nell’esercito, che conosce la guerra e la galera, che si spoglia nudo davanti al vescovo, che fa, agisce, lotta, che è il contrario del lasciar correre, dell’”e chi se ne frega”, del “chi me lo fa fare”. E sempre dalla parte degli umili e dei mortificati. Degli ultimi. Tutto a che vedere con il Vangelo, poco con la Chiesa».

Nel libro, lei si schiera anche per l’eutanasia... 
«Trovo indegno far soffrire oltremodo una persona quando non c’è più speranza. Me l’ha insegnato Franca, che si è sempre preoccupata e fatta coinvolgere dai disperati. Seguì per anni una ragazzina drogata che si spense per l’Aids, mangiata dal male perché quello è un male che ti mangia, ti svuota, ti riduce a uno scheletro. Le morì fra le braccia, ridotta a qualche chilo. Perché questo calvario, a chi giova? Ma ormai parliamo di decenni fa, e ancora l’eutanasia non è legale».

Di Franca Rame, nel suo libro, c’è un ricordo inaspettato. 
«Mi succede, quando sono nei guai, di sorprendermi a sussurrare: Franca, aiutami! E dopo un po’, ecco la soluzione. Capita, davvero».

Ha qualche rimpianto? 
«Nessuno. Ho sempre avuto una fortuna enorme: tutto quello che mi è andato male mi ha fatto bene».

E’ un paradosso? 
«E’ la verità. Ho studiato otto anni a Brera, e quando ho iniziato a fare il pittore ho scoperto che i meccanismi di quella carriera non mi piacevano. Ho studiato al Politecnico, e mi sono accorto di quanto era sporco l’ambiente delle commesse. Quelle delusioni sono state la mia fortuna. Ero depresso, mangiavo e vomitavo. Mi salvò un amico: sei bravissimo a recitare, perché non provi a farlo di mestiere? Ed è andata a meraviglia. Oggi nel mondo ci sono 400 compagnie che mettono in scena i testi miei e di Franca, 400. E poi mi hanno dato anche il Nobel, il che ha fatto arrabbiare parecchia gente».

Perché? 
«Perché non accettavano, e non accettano, che un attore, un guitto salga in cattedra e rubi loro i premi».

L’Italia era migliore quando lei ha iniziato a recitare o adesso? 
«Allora, senza dubbio. L’abbiamo peggiorata moltissimo. Intanto allora poteva capitare quel che è capitato a me, che oggi sarebbe impossibile. E poi c’era un pubblico che voleva la satira, che non si accontentava delle verità ufficiali, che dettava i temi. Era lui che ci chiedeva di parlare della morte di Pinelli o delle stragi di Stato. Con Morte accidentale di un anarchico portavamo nei palazzetti dello sport diecimila persone. L’Italia adesso è addormentata».

Da chi? 
«Dalle chiacchiere, dalle balle, dall’ipocrisia, da questo tormentone per cui tutto va bene, tutto è meraviglioso, starete sempre meglio e perfino i ricchi pagheranno le tasse. Va avanti così dai tempi della Dc, destra e sinistra insieme».

Anche con Renzi? 
«Ma certo, il sistema è sempre quello, i metodi per fregare la gente anche. Guardi le banche: le banche si salvano, chi è stato ingannato dalle banche muore. E’ tutto un vedremo, faremo, diremo. E la gente ha perso la voglia di indignarsi, di chiedere dei conti. È sgionfa».

Prego? 
«Sgionfo, in milanese, vuol dire gonfio, inerte, senza slancio. L’Italia è sgionfa». 

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Da - http://www.lastampa.it/2016/03/16/cultura/i-novantanni-di-dario-fo-dio-non-lo-amo-troppo-questo-papa-invece-s-9BkRIIjDtt6AusIhYOVQKI/pagina.html
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #21 inserito:: Ottobre 14, 2016, 11:34:04 am »

13 ottobre 2016
Dario Fo, la commozione di Carlo Petrini: ''L'ultima lezione a un passo dalla morte"

Carlo Petrini e Dario Fo erano amici da 50 anni. Il fondatore di Slow Food era andato a trovarlo in ospedale due giorni fa. "Pensavo di trovare un malato, invece era lucido come sempre e mi ha dato una lezione incredibile di un'ora e mezza", dice, commuovendosi. "Mi ha descritto tutti gli effetti che gli facevano i farmaci antidolorifici, con le visioni che non riusciva a dominare. E poi sentiva le voci: le paragonava ai pazzi delle grandi tragedie, che parlano e sono una parte di te, ma nello stesso tempo non sono te. E' morto lo Zanni. Speriamo che a breve ne esca un altro. Uno che sta dalla parte della gente senza riverenze. Un uomo libero"

Da - http://video.repubblica.it/dossier/addio-dario-fo/dario-fo-la-commozione-di-carlo-petrini--l-ultima-lezione-a-un-passo-dalla-morte/255208/255439?ref=tbl
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #22 inserito:: Ottobre 15, 2016, 07:31:39 pm »

Aveva 90 anni
Addio a Dario Fo, ultimo premio Nobel per la letteratura italiano

    13 ottobre 2016

Nel giorno in cui si assegna il Nobel della Letteratura muore l’ultimo italiano che ha vinto questo premio nel 1997. Scompare infatti a 90 anni l’attore, comico e artista Dario Fo, ultimo premio Nobel italiano nella Letteratura assegnato quasi venti anni fa. Era ricoverato da una quindicina di giorni all'ospedale Sacco di Milano; le sue condizioni di salute erano peggiorate nelle ultime ore. Ha lavorato e dipinto fino all' ultimo. Pochi giorni fa aveva fatto nella sua casa milanese una conferenza stampa per il suo nuovo libro “Darwin”.

Drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, premio Nobel per la Letteratura nel 1997 e molto altro: difficile trovare una definizione che racchiuda tutto l'eclettismo di Dario Fo.

Fo era nato a Sangiano, in provincia di Varese. Nel 1954 sposò Franca Rame, con cui ebbe un figlio nel 1955. Insieme per quasi sessant'anni, lavorando e condividendo l'impegno civile e quello lavorativo, nel 1958 fondarono la “Compagnia Dario Fo-Franca Rame”: lui era il regista e il drammaturgo del gruppo, lei la prima attrice e l'amministratrice. Nel 1968 decisero di fondare la cooperativa “Nuova Scena” dal quale si separarono per divergenze politico-ideologiche. Questo portò alla nascita di un altro gruppo di lavoro: “La Comune”, celebre per gli spettacoli di satira e critica politica che mise in scena, come “Morte accidentale di un anarchico”.

Nel 1969 il drammaturgo portò per la prima volta in scena il “Mistero buffo”, che divenne la sua opera più famosa: Fo era l'unico attore sul palco e recitava testi antichi in un linguaggio teatrale mescolando lingue e dialetti. Con la moglie Franca Rame fu tra gli esponenti del Soccorso Rosso Militante.
Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1997 (già candidato nel 1975), i suoi lavori teatrali fanno uso degli stilemi comici propri della Commedia dell'arte italiana e sono rappresentati con successo in tutto il mondo. In quanto attore, regista, scrittore, scenografo, costumista e impresario della sua stessa compagnia, Fo è stato un uomo di teatro a tutto tondo.

Il premier Matteo Renzi, appena appresa la notizia, ha così commentato: «Con Dario Fo l'Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro Paese. La sua satira, la ricerca, il lavoro sulla scena, la sua poliedrica attività artistica restano l'eredità di un grande italiano nel mondo. Ai suoi familiari il cordoglio mio personale e del governo italiano». Un ricordo è arrivato anche da Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, che su Twitter ha scritto: «Ci ha lasciato il Grande Dario Fo. Negli occhi ho ancora la sua gioia mentre descriveva ogni suo oggetto all'apertura del Museo Fo di Verona».

© Riproduzione riservata

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-10-13/scomparso-dario-fo-ultimo-premio-nobel-italiano-090454.shtml?uuid=ADDOIZbB
Registrato
Pagine: 1 [2]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!