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Autore Discussione: Tunisia, nuova censura del regime di Ben Ali  (Letto 2173 volte)
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« inserito:: Novembre 02, 2008, 11:41:40 am »

Tunisia, nuova censura del regime di Ben Ali


Rachele Gonnelli


Poco si sa della Tunisia, uno degli stati dove vige una delle più dure censure di regime, una censura che si fa sempre più dura mentre per la crisi economica si innescano rivolte come quella del mese scorso nel distretto minerario di Gafsa, dove la Compagnia di fosfati ha lanciato un drastico piano di licenziamenti o come la rivolta per il pane a Redeyef, sempre ad ottobre, che ha coinvolto in particolare le donne.

Di quelle proteste si è saputo in Europa solo tramite una squadra della televisione "pirata" Al Hiwar Attounisi  - cioè Il Dialogo tunisino-, canale televisivo con sede nel Regno Unito, che è riuscita a filmare le immagini fatte poi circolare tramite Internet. Sono infatti state diffuse via satellite sulla rete italiana Arcoiris e sull'emittente francese France 3. 

Dal Marocco è trapelata sabato la notizia, tramite il giornale dei socialisti marocchini Al Bayane al Yaoume, che le autorità della Tunisia hanno ordinato la sospensione del settimanale del partito di opposizione "Forum democratico per le libertà ed il lavoro". La polizia tunisina ha sequestrato tutte le copie dell'edizione di questa settimana, in virtù dell'articolo 73 del codice penale, che autorizza il sequestro di pubblicazioni che diffondano "notizie contrare alla legge".

L'Italia è il secondo partner economico della Tunisia dopo la Francia, importatore e esportatore soprattutto nel settore energetico e dei lubrificanti. Ma gli affari sono notevoli anche nel settore tessile-abbigliamento, con centinaia di aziende italiane delocalizzate in Tunisia e nell'agroalimentare (la Tunisia esporta olio e datteri). I rapporti economici tra Italia e Tunisia che si sono fortemente intensificati negli ultimi tempi sotto l'egida del sottosegretario Stefania Craxi. E riguardano ora anche le Regioni del nostro Meridione, nell'ambito di una collaborazione tra le due sponde del Mediterraneo. In più a legare i due stati c'è il gasdotto "Transmed" dell'Eni che attraverso la Tunisia e poi il Canale di Sicilia porta il metano algerino nel nostro Nordest, in Padania per intenderci. Si calcola che in Tunisia ci siano circa 700 aziende italiane o a capitale misto per un investimento  complessivo stimato intorno ai 103 milioni di euro.

Nel 2009 ci saranno le nuove presidenziali e l'attuale presidente Zine El-Abidine Ben Ali ha già annunciato la sua candidatura per il suo quinto e ultimo mandato. Secondo la costituzione tunisina, modificata nel maggio del 2002 tramite referendum, prima i mandati rinnovabili erano tre ora, con la modifica, Ben Ali potrà riproporsi nuovamente dopo essere stato già un ventennio al potere.

L'unica opposizione esistente in Tunisia è formata da alcuni partiti di "ispirazione islamica" tra cui quello di Rashid Khashana, caporedattore di al Mawqif -L'opinione - uno dei tre giornali d'opposizione del paese, corrispondente di swissinfo e del quotidiano panarabo Al Hayat pubblicato a Londra. Egli stesso ha avuto notevoli problemi con il governo tunisino a causa dei suoi articoli scritti per i giornali Dar al-Hayat e al Mawqif ed è costretto a continuare la sua opposizione al governo, fuori dal paese. Vive infatti a Londra.

La Tunisia ad oggi è uno dei principali stati che utilizza l'arma della censura e della repressione per mantenere in funzione quella "fabbrica del consenso" che appoggia il partito di Ben Ali: Rcd; Raggruppamento costituzionale democratico. Reporters sans Frontières definisce proprio la Tunisia come uno dei paesi più repressivi in tutto il mondo per quanto concerne la libertà di stampa. E infatti Rsf protestò vivacemente quando accogliendo l'invito del presidente Ben Ali nel 2005 fu Tunisi ad ospitare il Summit Mondiale sulla Società dell'Informazione.

Reporters sans Frontières ha a più riprese protestato anche verso le continue restrizioni della libertà inflitte a Hamma Hammadi, leader del piccolo Partito comunista dei Lavoratori della Tunisia, di stretta osservanza marxista-leninista, e direttore del quotidiano El Badil, più volte oggetto anche di minacce e violenze che nel febbraio di quest'anno hanno coinvolto anche la figlia Oussaima di soli tredici anni.   

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Pubblicato il: 01.11.08
Modificato il: 01.11.08 alle ore 20.55   
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