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Autore Discussione: Paolo Hutter. Seduto sulle stesse scale  (Letto 2464 volte)
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« inserito:: Ottobre 28, 2008, 07:45:06 pm »

Seduto sulle stesse scale


Paolo Hutter


Prendete nota di questi due appuntamenti: presidi e manifestazioni da martedì sera a giovedì mattina per lo sciopero generale della scuola. Cerchi di partecipare in qualche modo anche chi non lavora nella scuola.
 
Mi emoziono davanti alla facciata piena di striscioni del mio ex- liceo e sono seduto a scrivere di lotta studentesca sulle stesse   scale, ieri col quaderno, oggi col computer. Se è scoppiato un.. "duemilaeotto" non è certo grazie al giornalismo mainstream e alla   politica rappresentata in Parlamento che invece hanno  clamorosamente "bucato" fino a pochi giorni fa sia la portata dei  provvedimenti governativi che la nascita e crescita puntiforme del   movimento. Dobbiamo ringraziare invece qualcuno tra le maestre, tra i precari dell'Università, tra gli attivisti sindacali della   scuola, che l'estate scorsa non si sono fatti sfuggire cosa stava   facendo il governo e che hanno cominciato scuola per scuola la  controinformazione. Ora la lotta di scuola e università è la cosa   più importante che sta succedendo.

Mai come ora si può dire che riguarda molto di più e   molti di più dei diretti interessati, che pure già sono tantissimi  tra scolari, genitori, studenti, docenti, precari, non docenti e   partner o zii o nonni di almeno qualcuno di tutti questi. Sono in gioco, contemporaneamente e parallelamente, il clima sociale, civile di questo paese, l'incidenza del conflitto e della   partecipazione, e il destino materiale della scuola e  dell'università pubbliche, cioè della istruzione come diritto di  cittadinanza. Sono questioni legate, ma non si tratta della stessa   cosa. Le provocazioni dell'oscillante e incontinente Berlusconi  sulle forme di lotte e sui "facinorosi" non hanno distratto   l'attenzione dei movimenti dalla questione essenziale, ovvero molti   miliardi e soprattutto decine di migliaia di posti di lavoro che   saltano , e di cosa comportano per una struttura fondamentale comela scuola. Ben più di Alitalia. Personalmente non seguivo da anni le questioni della scuola e dell'università. Forse anche per questo trovo particolarmente suggestivo ciò che accade, e l'altra notte   alle due ero ancora ipnotizzato dal mix di intelligenza e ingenuità   dell'assemblea occupante che discuteva di autoorganizzazione a Fisica di Torino.

Certo la situazione è completamente - o quasi - diversa da quella del '68 o degli anni 70. I pochi "rossi" delle   facoltà umanistiche delle grandi città sono un elemento secondario   rispetto per esempio al corteo degli studenti di Ingegneria di Torino che gridando "Non  siamo comunisti non siamo fannulloni ci siamo solamente rotti   i...". Ma non è una questione di colore politico o di orientamenti   elettorali. Gli studenti non si ribellano alle generazioni più   adulte ma cercano la massima unità per difendere la scuola dai  tagli.

Le occupazioni si fanno senza interrompere la didattica,   anche se un disgraziato servizio Rai ha cercato di contrapporre le   lezioni all'aperto alle agitazioni. Oggi sulle stesse scale e scuole si scrive "difendiamo la scuola "invece che "no alla scuola   che è autoritaria e classista". Allora le parole chiave anadvano da  contestare a rifiutare, passando per cambiare, oggi si parla di   difendere e salvare. Ma in tempi come questi - capovolgendo il   tradizionale modo di dire - il più forte attacco è la difesa, la   difesa dei beni comuni e dei diritti essenziali mette in crisi i programmi e le necessità della destra. Il fatto che sia "difensivo"   nulla toglie alla possibilità che questo movimento veicoli e   amplifichi una presa di coscienza che rompe lo stato di cose   presenti, l'andazzo dominante, anche al di là della scuola. Pensate   a cosa potrebbe essere un grande "sbilanciamoci"fatto nelle scuole e nelle università su tutta la finanziaria, una controfinanzaria   dal basso per il sociale e per l'ambiente. Attenzione, però :   questo è l'aspetto del clima sociale e culturale, del movimentismo   che si politicizza.

Ma in questo movimento del 2008 l'aspetto materiale di aprire gestire e vincere una battaglia col governo è fondamentale. Mentre non ci ricordiamo neanche più quale riforma era in ballo ai tempi della Pantera e se il movimento l'avesse  sconfitta o corretta, questa volta non può essere così, non ci si   può ridurre a esaltare il valore dei mutamenti molecolari che la   lotta porta con sè, la bella esperienza collettiva. Chi dove e come   sta ragionando su come ottenere dei risultati, prima che il movimento si stanchi come in genere avviene a dicembre? Il 30 ottobre, sciopero generale della scuola,dovrebbe già essere una  proposta per tutti. È forse necessario ragionare su un possibile successivo sciopero generale dei lavoratori per salvare la scuola, e comunque su una responsabilizzazione molto maggiore dei sindacati  confederali. Gli studenti dovrebbero sforzarsi di creare in rete un coordinamento nazionale pensante e capace di far pesare nuove iniziative tanto pacifiche quanto dirompenti. Finora non c'è.   

Ragionare su queste cose è compito urgente sia di chi non ha   precedenti esperienze, che di ce le ha.


Pubblicato il: 28.10.08
Modificato il: 28.10.08 alle ore 17.12   
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