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« inserito:: Novembre 03, 2008, 04:46:15 pm » |
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La «coppia»
Emma e Marco, «amore» e liti
Lei: mi ha fatto piangere tanto
Spinelli e bavagli.
Ma se l'allieva fa da sé, lui si allarma: «Sempre giocato per il possibile contro il probabile»
DAL NOSTRO INVIATO
CHIANCIANO - Emma, che succede: lei firma la mozione finale e Pannella si astiene. La più salda coppia radicale d'ogni tempo s'incrina? Emma ride: «Non ho capito niente». Come, lei dopo 33 anni di vita in comune, non capisce Pannella? «Non so, mi pare che abbia detto che la mozione non era abbastanza vigorosa. Mi sarò scordata di metterci gli ormoni...». Emma ride, di nuovo. Serenamente sdrammatizza, e questa storia pare segnare il passaggio di testimone definitivo, è lei che ha in mano il filo della complicata politica radicale, è lei che parla di Pd e di referendum, come si è visto qui a Chianciano, mentre Marco fa il simbolo, il guru di tutte le battaglie, vola ormai (troppo) alto. Lui talvolta è preso da invidia, ma poi subito rammenta: Emma l'ho creata e plasmata io, quindi i suoi successi, in fondo, non sono che i miei.
«Non mi pare un dissenso sostanziale», dice Emma. Marco il Pigmalione scopre Emma nei primi Anni 70, lei si era sottoposta a un aborto clandestino, aveva bussato al Partito radicale. Maestro e allieva brillante, per molto tempo fu così. Insieme in Parlamento per la prima volta, 1976, lui in lino bianco, lei zoccoli e jeans. Abiti al contrario: Pannella abruzzese, irregolare, fluviale; Emma cuneese, metodica, puntuale. Naturale che il primo trascini, d'altronde è più grande, di 18 anni. Ha dichiarato Emma: «Pannella è la persona alla quale, dopo mia madre, devo di più. Senza di lui oggi farei l'insegnante a Codogno». Ha dichiarato Marco: «Emma e io abbiamo sempre giocato con le nostre vite per il possibile contro il probabile».
Così Emma, piccola e quieta, segue Marco, gigante e vulcano. Imbavagliata in tv contro la censura. Spinelli fra le dita per la liberalizzazione delle droghe leggere. Davanti a Palazzo Chigi per i soldi a Radio Radicale. Tutto liscio? Non proprio. «Tante volte Marco mi ha fatto piangere», dice Emma. Fatto sta che Emma, senza neanche troppo volere, cresce. E Marco soffre, soprattutto quando lei va via lontano dal partito. Emma è commissario europeo, apprezzatissima. Stringe amicizie, costruisce una squadra. Parla spesso addirittura con George Soros, il finanziere, che Pannella ritiene uno speculatore. Mediazione: Soros finanzia l'associazione «Non c'è pace senza giustizia». Screzi? Piccole cose fra due come loro. D'Alema le propone un posto da ministro nel suo governo, Politiche europee, Pannella la convince a rinunciare: «Torna a Roma, c'è da fare». Pannella lancia la Lista Bonino alle europee del '99 e lei prende quasi il 9 per cento, un milione e 218 mila preferenze, contro le 466 mila del suo leader-padre- guida.
La sera, al partito, è lui che si mostra ai cronisti. Berlusconi vuole Emma candidata col Polo a Bologna per le suppletive della Camera e lei deve dire: «Parlane con Pannella ». Giorni dopo, il Cavaliere invita Emma a pranzo a Strasburgo: spunta Pannella, a capotavola. Emma è la carta più nobile e sicura nelle mani di Pannella, ma lui si allarma quando la sente prendere il largo senza tutele. Emma fa il ministro per Prodi, lavora a testa bassa, nessuno è in grado di muoverle critiche. Elezioni 2008, i radicali vanno in lista col Pd, ma Veltroni mette il veto su Pannella, e accoglie Emma a braccia aperte. In questi giorni, al congresso, Emma parla 45 minuti contro i 170 di Marco, eppure è lei che prende spazio sui giornali, striglia Veltroni, strapazza Berlusconi. Come mutano, a un certo punto, i rapporti fra generazioni, adesso è lei che scruta Pannella con protettivo affetto.
Andrea Garibaldi 03 novembre 2008
da corriere.it
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