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« Risposta #2 inserito:: Novembre 26, 2008, 11:00:02 am » |
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SPETTACOLI & CULTURA IL COMMENTO
Produzione Comunista
di ANTONIO DIPOLLINA
La vittoria che "cambia la tv", il paese e forse il pianeta intero, e adesso sotto coi Pacs e le Unioni di fatto e i diritti legali dei transessuali. Sono le prime reazioni da sinistra, soprattutto estrema, al trionfo di Vladimir Luxuria all'Isola. Lei che dice "Niente politica, non mi candido alle Europee" e il segretario rifondarolo, il temutissimo e accigliato Ferrero che in teoria era nettamente contrario allo sbarco luxurioso in Honduras, che dice: "Come no? La aspettiamo a braccia aperte". Tacendo il conseguente: "E quando ci ricapita?".
L'immagine dei rifondaroli che nella notte di lunedì mitragliano l'Isola con inutili e costosi sms - una vittoria piuttosto annunciata - dovrebbe chiudere il cerchio epocal-televisivo. Luxuria sull'Isola era stata in fondo la conseguenza più visibile e popolare del tracollo della sinistra radicale alle elezioni. Tutti assenti dal Parlamento, i più a cercarsi un futuro.
Luxuria dallo spettacolo ci arrivava, in fondo: ma subito erano sbucati i distinguo. L'ex parlamentare andava a mescolarsi coi peones in Honduras soprattutto per nobili motivi, la causa transgender, i nativi del luogo e altri buoni propositi millenari.
In molti iniziano a preoccuparsi. Ma arriva subito qualche segnale tranquillizzante: la Produzione (maiuscolo, un'entità che decide l'Isola in ogni piccola piega) lascia cadere come una notiziola di poco conto il fatto che Luxuria ha chiesto e ottenuto di indossare sempre un pareo, o almeno un costume adeguato nonché deterrente verso eventuali curiosità insistite da parte delle telecamere (quelle, per non girarci intorno, esplicitate in seguito dalla debordante contessa De Blanck con il quesito decisivo: "Ma insomma, ce l'ha o non ce l'ha?").
Lei, Vlady, in qualche modo abbozza da subito, ma prima di prendere davvero le misure (doppiosenso che farà impazzire di gioia l'intero studio della trasmissione) ci vorrà parecchio. Memorabile una scena nelle primissime puntate, Vlady è rinfrancata e decide di farlo sapere in diretta. Guarda fisso in camera e va: "Vorrei dire una cosa a tutti quelli che mi hanno criticato: qui mi stanno trattando benissimo, hanno una umanità incredibile, nessuno mi considera diversa. Sono quelli che scrivono a essere intolleranti, che guardino nelle loro redazioni, è lì che si trova l'intolleranza". In studio, la conduttrice ci pensa un attimo e va anche lei: "Bene Vladimir, ma adesso dimmi una cosa: è vero che ieri hai preso tu il primo pesce?". In studio un paio si ribaltano dalla poltrona dalle risate, Vlady fa una faccia un po' così, chissà che sta pensando davvero, poi lo fa: sorride, appena appena, e ammicca un po'. In quell'esatto momento comincia davvero il programma e Vlady comincia davvero a vincere.
Le cronache ci tramandano come momenti decisivi quello della delazione luxuriana sull'inciucio tra la Belen e il cacciatore di ereditiere. Puntata in effetti memorabile, appena la Produzione coglie l'attimo e mette le due a confronto scatta il clou, si parla di invidia e Luxuria pone la semplice questione "Ma cosa dovrei invidiarti, scusa?". E Belen, tra le molte opzioni possibili, soprattutto quella posteriore, sceglie quella anteriore e gliela indica anche con un gesto efficace.
Roba forte, che tempra tutti e in qualche modo condanna la sudamericana al ruolo di seconda. Perché nei lunghi giorni sull'Isola e per un pubblico che si appassiona sempre più, Luxuria ha buon gioco: se una volta indossa il tanga di Valeria Marini come bandana - le misure corrispondono - quasi sempre ha le battute migliori e gli atteggiamenti migliori, e senza faticare nemmeno un po', vista la concorrenza. Finché arriva addirittura la scenamadre, coniugando San Martino e qualche eroe popolare che riscatta gli umili, Vlady si toglie la felpa con quella copre il povero bidello fuggito sull'isola per motivi gelminiani e rimasto seminudo perché l'atroce contessa lo aveva lasciato ad assiderare, rivendicando il predominio totale della proprietà privata soprattutto se riferita ai nobili.
A quel punto il gioco è più che fatto, figuriamoci se la Produzione si lascia scappare uno spunto simile fino alla vittoria finale. Vlady è parte più che integrante del programma, la fine è scritta e si chiama vittoria, e almeno lì si vince: consolarsi e accontentarsi è l'unica strada praticabile a sinistra, in fondo, di questi tempi. Altri sghignazzano, altri ancora provano un minimo di raccapriccio. Ma di fronte ai pronunciamenti ufficiali delle associazioni che rappresentano gay e trans, al loro giubilo e alle incrollabili convinzioni, alla sinistra estrema che riprende voce e vigore, ci vuole davvero un cuore di pietra per mettersi a eccepire. Oppure, come milioni e milioni di italiani bisogna essere di quelli di cui dell'Isola non importa niente, secondo i quali - disfattisti che non sono altro - quanto vi accade non rappresenta un accidenti e che infine, come negarci la bottarella moraleggiante finale, la vita, e magari la politica e le conquiste sociali, passano da tutto fuorché da lì.
(25 novembre 2008) da repubblica.it
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