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Autore Discussione: Affonda l'isola di Mandela  (Letto 2569 volte)
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« inserito:: Agosto 04, 2008, 11:38:09 am »

Sudafrica I dirigenti del museo lo usavano «come un bancomat»

Mazzette, frodi e ruberie

Affonda l'isola di Mandela

Crolla il mito dell'ex prigione di Robben Island

I responsabili hanno sottratto fondi per anni

 
 
DAL NOSTRO INVIATO
LONDRA — Ai piccoli sudafricani in gita scolastica importa poco del mito universale di Robben Island. Tutta l'attenzione, i gridolini, le gomitate sono riservati all'avvistamento di pinguini e conigli che scorrazzano per l'isola. Le guide, ex detenuti politici, faticano a tenere la loro attenzione. Raccontano come il regime razzista, nel suo sogno di modellare le menti, cercasse di mettere un prigioniero contro l'altro, negando il pane ai neri e riservandolo a condannati più chiari, indiani o meticci. Oggi, tra gli studenti, il colore della pelle sembra non contare più: sono tutti ugualmente dis tratti. Hanno 10—12 anni, sono nati nel Sudafrica del post apartheid e, quel che più conta, vengono da famiglie che possono permettersi i 20 euro della gita. Un capitale che la maggioranza dei sudafricani (invariabilmente nera) mette assieme in due settimane.

IL SIMBOLO DELLA RESISTENZA -Robben Island è l'isola-prigione di Nelson Mandela, il simbolo della resistenza e della speranza vittoriosa. Per l'Unesco è un Patrimonio dell'Umanità, per il Sudafrica dopo apartheid forse il simbolo più edificante. Lì Nelson Mandela ha scritto, di nascosto e su qualunque cartaccia trovasse, il cuore della sua autobiografia divenuta best seller mondiale, «Il lungo cammino verso la libertà». Eppure l'isola- museo sta perdendo la sua magica aura.Gli amministratori, tutti ex detenuti politici e attivisti del partito di Mandela, l'African National Congress, sono stati condannati per «furto, appropriazione indebita, abuso d'ufficio». Qualcuno è stato a Robben Island per molti dei 25 anni di prigionia dell'ex presidente Mandela. «Consideravano il museo come un bancomat privato» si legge sulla motivazione della sentenza pubblicatadalquotidiano sudafricano Mail and Guardian.

STIPENDI ALLE STELLE - Qualche esempio. In tre anni, dal 2004 al 2007, l'aumento medio degli stipendi dirigenziali è stato del 259 per cento. Per ogni rand (la moneta sudafricana) che entrava in cassa ne uscivano 2,5 in sole buste paga. I costi sono cresciuti sei volte più velocemente dei ricavi. Abbondanti creste anche sulle spese. Il gasolio per il traghetto veniva regolarmente rubato, «con la velocità di una pompa idraulica » scrivono i giudici. Tradotto significa corruzione, incapacità gestionale, malaffare. I mali che affliggono la nuova classe dirigente nera uscita dall'era razzista con un senso di rivalsa che sembra giustificare ogni illegale compensazione.
Sabato, nello stadio di Pretoria, durante l'ennesima festa per i suoi 90 anni (li ha compiuti il 18 luglio), Nelson Mandela aveva a fianco sul palco i suoi due successori politici, il presidente sudafricano Thabo Mbeki e il presidente dell'Anc Jacob Zuma. I due sono impegnati in una battaglia per la supremazia in vista delle elezioni dell'anno prossimo che ha incrinato il prestigio del movimento. «Io non sarei quello che sono senza l'Anc — ha detto Mandela —. Il nostro Paese ha una storia di dolorose divisioni, non lasciamo che atti o parole ci riportino su quella strada». Alle spalle del monumento vivente alla riconciliazione politica e personale cantavano a braccetto la discussa ex moglie dei tempi della prigionia Winnie Madikizela-Mandela e la sposa degli ultimi dieci anni, Graça Machel.


Andrea Nicastro
04 agosto 2008

da corriere.it
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